PALERMO – Una decisione che rischia di fare discutere e contro la quale la Procura sta valutando di fare ricorso.
Una cosa è la protesta politica, anche se sfocia nella violenza; ben altra è l’eversione. Si può sintetizzare così la motivazione con cui, il 27 marzo scorso, il Tribunale del Riesame ha annullato l’obbligo di firma per i 17 appartenenti al centro sociale Anomalia. Innanzitutto, non ha retto l’ipotesi di associazione a delinquere contestata dalla Procura. È passata la linea difensiva dell’avvocato Giorgio Bisagna: “Non possiamo che essere soddisfatti. È emersa l’assenza di quelle tendenze eversive che avrebbero giustificato una misura cautelare”.
Ciò che sorprende la Procura è soprattutto la valutazione che il Riesame ha fatto dei cosiddetti reati fine, cioè quelli per i quali la stessa presunta associazione a delinquere sarebbe stata organizzata. Fra questi, gli atti di violenza e gli scontri con le forze dell’ordine. “In relazione ai reati fine va detto che essi sono stati connessi ad atteggiamenti di protesta politica che, sebbene declinata in termini violenti – si legge nel provvedimento – non sono sfociate in derive incontrollate e soprattutto risalgono a circa quattro anni addietro senza che successivamente abbiano manifestato atteggiamenti analoghi”.
I pubblici ministeri sul punto erano stati stati piuttosto duri, riportando l’esito dei reati fine: traumi cranici, mandibole fratturate e punti di sutura. Non era andata bene alle forze dell’ordine intervenute durante le manifestazioni non organizzate. In tanti erano finiti in ospedale. Ecco perché la Procura parlava di “un gruppo ben definito che ha mutato progressivamente il proprio atteggiamento da quello di dura protesta e disobbedienza nei confronti delle istituzioni locali, alla adozione di modalità di contrasto sempre più concrete e sempre più violente”.
Da qui l’accusa di associazione a delinquere caduta davanti al Riesame che scrive: “Vengono in considerazione per lo più estemporanei episodi di violenza che soltanto in alcune occasioni sono apparsi pre organizzati da un manipolo di individui ma comunque trattasi di episodi avvenuti in tempi assai diradati e poco significativi di una regia comune e poco significativi di un vero e proprio programma criminale e di un gruppo permanente che lega più individui”. Ed ancora: “Episodi fluidi che non consentono di individuare un vero e proprio programma strutturato criminale che non può farsi coincidere con il centro sociale Anomalia ma che dovrebbe riguardare quella frangia di individui che hanno frequentato il movimento”. Frange, dunque, che nulla avrebbero a che fare con il resto del movimento impegnato, lo ricorda il Riesame, “in attività socializzanti e risocializzanti, quali palestre popolari, doposcuola per ragazzi, feste”.
Questa la replica del centro sociale Anomalia:
“E’ stato ieri reso noto il dispositivo della sentenza del Tribunale del riesame sulla vicenda riguardante i 17 attivisti dei centri sociali Exkarcere e Anomalia accusati di associazione a delinquere dalla Procura palermitana. I Giudici della Libertà hanno dunque palesato i motivi secondo cui, a loro avviso, non esistevano i presupposti tecnico-giuridici per la prosecuzione delle misure cautelari imposte (obblighi di firma giornalieri a fronte dell’iniziale richiesta dei Pm di detenzione cautelare per gli stessi), rigettando il ricorso fatto in riesame dal pubblico ministero, e sostenendo la sostanziale non-pericolosità sociale dei soggetti coinvolti. Ma, come da noi auspicato, sono andati oltre esprimendo, come di loro competenza, una serie di valutazioni generali riguardanti l’intero impianto accusatorio che sorregge l’indagine: secondo questi giudici, in sostanza, non vi è alcuna prova dell’esistenza di quel “sodalizio criminale” che costituirebbe l’associazione a delinquere “con finalità di turbamento dell’ordine pubblico” ipotizzata dall’accusa.
“Non possiamo che essere soddisfatti. È emersa l’assenza di quelle tendenze eversive che avrebbero giustificato una misura cautelare” ha dichiarato il nostro legale Giorgio Bisagna ; i giudici si sono espressi chiaramente sull’inconsistenza dell’intero apparato accusatorio sostenendo infine che ‘E’ stata solo protesta politica’ e dunque ‘In relazione ai reati fine va detto che essi sono stati connessi ad atteggiamenti di protesta politica che, sebbene declinata in termini violenti – si legge nella nota – non sono sfociate in derive incontrollate’. Una botta durissima per dei Pm che da oggi si ritrovano il proprio teorema messo in discussione anche dalla stessa magistratura. Un bel passo in avanti, invece, per i movimenti sociali palermitani. Dopo la mobilitazione cui hanno partecipato migliaia tra giovani, studenti, docenti, artisti e intellettuali, operai e senzacasa, e dopo la splendida campagna #Sui17cimettolafirma; dopo la revoca delle misure cautelari di dieci giorni fa, anche oggi le righe della sentenza delegittimano le strategie repressive messe in campo in queste settimane contro il diritto ad organizzarsi, manifestare, esprimere il proprio dissenso. Felici per un ulteriore pronunciamento che riporta sul piano del realismo una vicenda che alcuni volevano stesse su quello della finzione giornalistica; sereni nel proseguire il nostro lavoro sociale e politico nella nostra città, restiamo comunque vigili sugli sviluppi dell’indagine (che seppur compromessa resterà in piedi fino alla prossima mossa della Procura) e preoccupati che il paradigma repressivo-accusatorio cui hanno provato a sottoporci non sia una rarità nello scenario dei futuri attacchi contro i diritti collettivi e i movimenti sociali. Ogni tentativo di negare la politicità a lotte e istanze che provengono politicamente dal basso andrà contrastato con la stessa determinazione con cui Palermo si è schierata al nostro fianco in queste ultime settimane. Intanto, però, riprendiamo le nostre attività, le nostre lotte: torniamo a cambiare Palermo”.