Abusa del figliastro, la compagna lo difende: i due a giudizio - Live Sicilia

Abusa del figliastro, la compagna lo difende: i due a giudizio

Il ragazzo tredicenne è stato allontanato dalla famiglia.
UNA STORIA RACCAPRICCIANTE
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CATANIA. Il compagno della mamma, un uomo di sessant’anni, lo avrebbe molestato approfittando del fatto di dormire con lui, costringendolo a compiere atti sessuali. Ma la vittima, un ragazzino di 13 anni, a un certo punto ha raccontato tutto a scuola e sono finiti sotto processo entrambi, sia il patrigno che la stessa madre, la quale, secondo l’accusa, gli avrebbe detto: “Se dici queste cose io finisco in galera e tu in un istituto”.

Questa torbida storia di abusi, che ha come teatro una casa del quartiere di Nesima, sarebbe durata per giorni, nella primavera del 2019. Il processo si sarebbe dovuto aprire ieri mattina ma è slittato al prossimo 20 febbraio, al Tribunale di Catania. Gli imputati, di cui si omettono le generalità per non consentire l’identificazione della vittima, che ovviamente è ancora oggi minorenne, sono difesi dall’avvocato Pierfrancesco Buttafuoco.

Il ragazzino è stato allontanato dalla famiglia, anche se per i due imputati non è mai stato preso alcun provvedimento cautelare. La Procura lo aveva chiesto ma la richiesta non è stata accolta, nonostante fosse stato presentato anche un ricorso in Cassazione, in sede cautelare. La tesi difensiva invece sostiene che la vittima si sarebbe inventata tutto, per una sorta di vendetta nei confronti del patrigno, o per gelosia nei confronti della madre.

Sta di fatto che una prima verità dovrebbe arrivare dal dibattimento di primo grado previsto a Catania, dove dovranno deporre quasi certamente, tra gli altri, le insegnanti e gli esperti che hanno interrogato il minore nel corso delle indagini. Le accuse per il patrigno sono aggravate dall’aver agito ai danni di una persona che non aveva ancora compiuto 14 anni e di averlo fatto approfittando di circostanze di tempo e di luogo in cui il ragazzino non poteva certo difendersi. La madre invece tecnicamente è accusata di violenza o minaccia per costringere a commettere un reato, perché avrebbe cercato di costringere il ragazzino a ritrattare quanto dichiarato alle insegnanti a scuola e di commettere un reato mentendo al pubblico ministero.


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