PALERMO- “Barcollo ma non mollo”. Sorride, e si capisce, mentre parla al telefono, Stefania Cocuzza, valorosa preside dell’istituto comprensivo ‘Sciascia’. Siamo allo Zen, dove è necessario che la scuola, essenziale ovunque, lo sia un po’ di più. Qui la faticosa riapertura è prevista per il 24 settembre, nel tempo del Covid. Qui la scuola è un presidio, un rifugio, il luogo in cui potere immaginare e poi creare un mondo migliore. Qui, se non succedono eventi nuovi, gli studenti dovranno tenere la mascherina ‘funzionante’ durante le ore di lezione, secondo il racconto complessivo di una emergenza circondata dalla speranza. Perché i promessi banchi monoposto non sono ancora arrivati.
“Sì, i banchi monoposto ancora non ci sono, abbiamo i banchi a due posti. Finché non arriveranno, i ragazzi entreranno con la mascherina e non potranno toglierla, come succede ovunque. Siamo in programmazione per riceverli, così, almeno mi dicono. Alla nostra primaria dovrebbero essere disponibili entro la fine di settembre, alla secondaria entro la fine di ottobre. Al momento abbiamo orari con non più di tre ore”. Dopo il sorriso, il sospiro della preside, che non ha preso un giorno di vacanza e si è impegnata a fondo, con i docenti, con il personale, con tutte le persone di buona volontà. Ecco il racconto della speranza che vuole avere la meglio sull’emergenza.
“Gli inconvenienti ci sono da anni e siamo in fase di superamento – spiega la professoressa Cocuzza, con l’ottimismo della volontà -. Ci hanno consegnato la palestra a giugno, dopo i lavori che attendevamo, ma restano alcune cose da risolvere e mi è stato assicurato che saranno risolte. A febbraio una vetrata è stata vandalizzata, per cui c’è una scala inagibile tuttora. Ma verrà sistemata. Ieri sono terminati i lavori per rimettere a nuovo due controsoffitti crollati in un plesso. L’attenzione dell’amministrazione c’è. Ovvio che il Covid ha creato problemi e rallentato le soluzioni”.
Ma la scuola, intesa appunto come una comunità, non si è mai arresa. Grazie, soprattutto, al piglio deciso della sua dirigente. Che continua: “Abbiamo utilizzato i fondi per il materiale anti-Covid. Avremo ingressi e orari differenziati. Abbiamo messo a punto un regolamento e individuato un referente Covid, un medico che si occupa della sorveglianza sanitaria. Abbiamo avuto diversi incontri con i genitori per parlare di sicurezza e di come affrontare i problemi che si presenteranno”.
“Abbiamo una stanza per l’accoglienza, resa davvero accogliente, colorata, con i libri, dove potranno andare gli studenti con sintomi particolari, secondo le regole che sappiamo. Nessuna deportazione. Nessuna ambulanza che viene e porta via nessuno all’improvviso, abbiamo letto tutti queste incredibili fake news. I figli saranno presi in consegna da mamma e papà che dovranno portarli a casa, senza tappe intermedie. Abbiamo richieste per la didattica a distanza in cinque casi, si tratta di alunni fragili. Avremo, sul nostro sito, un percorso virtuale che permetterà ai genitori di navigare come se entrassero a scuola per rendersi conto. Abbiamo lavorato tutta l’estate, senza risparmiarci”.
Qui i miracoli compongono la trama di ogni giorno. E diventano storie da raccontare, per sentirsi meglio, per sperare insieme in un frangente difficile. Una storia nella storia. Come quella che narra di una bambina palermitana che si era nascosta dietro un armadio e sembrava Alice nella tana del Bianconiglio. Fu una bimba della Costa D’Avorio, una compagna di classe, a prenderla per mano, a riportarla alla luce. Qui ci vuole altro che i banchi promessi e non ancora arrivati per demolire la passione che è lo strumento in più, come la fede in un mondo più giusto.
Qui, all’istituto ‘Sciascia’, dove preside, professori e personale, fanno in modo che la scuola resti in piedi, nonostante le avversità, da anni va in scena un prodigio quotidiano. Con o senza Coronavirus. E lei come sta, professoressa Cocuzza? “Come le dicevo, barcollo, ma non mollo”. Presidente Conte, perché non viene a dare un’occhiata?

