Differenziata a passo di lumaca | Roma: "In città sta diminuendo" - Live Sicilia

Differenziata a passo di lumaca | Roma: “In città sta diminuendo”

Nel 2014, l'ultimo anno completo nei report dell'Ispra, nel capoluogo la raccolta differenziata si è fermata all'8,29 per cento, in calo rispetto al 10,13 dell'anno precedente.

palermo, il caso
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PALERMO – Un trend in decrescita. Nonostante l’obiettivo, sulla carta, sia decuplicare il dato. Mentre il vicesindaco Cesare Lapiana, al fianco del presidente della Rap Sergio Marino per la difesa d’ufficio di Bellolampo, annuncia un nuovo piano per la raccolta porta a porta che “entro marzo”, almeno secondo gli annunci, dovrebbe raggiungere altri 130 mila cittadini, a Palermo la differenziata cala ancora. I dati, impietosi, sono quelli dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, l’ente del ministero dell’Ambiente che vigila sui rifiuti: nel 2014, l’ultimo anno completo nei report dell’Ispra, nel capoluogo la raccolta differenziata si è fermata all’8,29 per cento, in calo rispetto al 10,13 dell’anno precedente. I numeri assoluti sono allarmanti: nel 2014 ogni palermitano ha prodotto in media oltre mezza tonnellata di immondizia, buttando nei cassonetti generici circa 467 chili di spazzatura, un chilo e mezzo al giorno, e lasciando gli spiccioli, poco più di 115 grammi al giorno, per la differenziata.
Inezie. Almeno stando agli obiettivi: l’ultimo dato ufficiale fissato per la Sicilia dal piano rifiuti è il 65 per cento, anche se ancora in estate una pragmatica ordinanza firmata da Rosario Crocetta ha fissato al 36 la percentuale sotto la quale fare scattare le sanzioni per i Comuni. Sanzioni che però, di fatto, il Comune di Palermo non paga: l’“ecotassa” voluta da Crocetta è infatti un sovrapprezzo per il conferimento in discarica, che Palazzo delle Aquile verserebbe alla Rap, una società che controlla al cento per cento. Da una parte il Comune paga, dall’altra il Comune incassa. Il saldo, come è evidente anche a chi non si intende di contabilità, è zero.
Un’anomalia non nuova. Tanto che, prima che arrivasse l’“ecotassa”, il paradosso era già stato notato nell’“Indagine sulla gestione dei rifiuti solidi urbani” depositata dalla Corte dei conti il 14 dicembre del 2011: “Va segnalata – scrivevano i magistrati contabili parlando dell’Amia, l’azienda dalle cui ceneri è nata Rap – l’incompatibile coincidenza in un medesimo soggetto sia della gestione della discarica sia dell’affidamento del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti destinati ad affluire a quella medesima discarica”. Insomma: a raccogliere l’immondizia e a gestire la discarica nella quale finisce, secondo la Corte dei Conti, non dovrebbe essere la stessa azienda. “Tale coincidenza nelle due attività gestorie – annotavano infatti il presidente Rita Arrigoni e l’estensore Alessandro Sperandeo – ha messo fuori gioco qualsiasi interesse e incentivo per la raccolta differenziata che avrebbe potuto avere l’effetto di ridurre il volume dei rifiuti da conferire in discarica cui è invece commisurato il corrispettivo per il gestore”. Da allora sono passati quattro anni, l’Amia è stata archiviata ed è nata Rap, ma l’“incompatibile coincidenza” segnalata dalla Corte dei Conti non è stata risolta.
Eppure, appena qualche giorno fa, il presidente di Rap Sergio Marino era entusiasta. “Il 2016 – ha detto a Roberto Immesi – sarà l’anno della svolta per la raccolta differenziata”. Erano i primissimi giorni dell’anno, e Marino sbandierava il dato – non ancora certificato dall’Ispra – del 2015: 9 per cento. Ancora troppo poco, soprattutto se si pensa che nella porzione di città servita dalla raccolta porta a porta, solo i 130 mila palermitani che abitano in centro, si arriva per ammissione della stessa Rap al 50 per cento. Eppure, per Marino, il problema non è quello: “C’è anche un sommerso sulla differenziata, quella dei così detti ‘cartonari’ che prendono il cartone dai contenitori. Se questo materiale fosse conferito in Rap – ha spiegato – ci farebbe arrivare anche al 20 per cento o comunque sicuramente alle due cifre”. Una percentuale che, comunque, rimane lontana dall’obiettivo. E che non spiega il calo fra il 2014 e il 2013.
Il calo, per il presidente di Rap, è addebitabile ai palermitani. Almeno a quelli del centro: “Nella zona servita dal ‘Porta a porta’ – dice Marino – c’è un rilassamento dei cittadini, che prima differenziavano con più entusiasmo. Per questo vogliamo lanciare una campagna di comunicazione ad hoc”. Il numero uno dell’azienda dei rifiuti è franco: “Il 65 per cento – taglia corto – è un obiettivo ambiziosissimo. Noi non ci tireremo indietro, ma già sul 40 ci metterei la firma subito”. Anche perché le osservazioni della Corte dei conti, per il presidente di Rap, sono infondate: “Il Comune di Palermo – spiega – non paga Rap a tonnellata. Quello vale solo per gli altri centri. E se in discarica arrivano meno rifiuti la struttura dura più a lungo”. Insomma: secondo Rap bisognerà convincere i palermitani. Perché l’obiettivo, al momento, appare decisamente fuori portata.

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