CATANIA. E’ la morte dell’indiscusso boss Paolo Brunetto, nel giugno del 2013, a determinare le prime fibrillazioni all’interno del clan per la successione. Un anno spartiacque. Sei mesi dopo si registra infatti anche il decesso di ‘Neddu, Sebastiano Patanè, secondo sulla scala gerarchica. Una nuova generazione si prepara a raccogliere la pesante eredità nel comprensorio ionico etneo. Ad assumere un ruolo sempre più importante al vertice del clan è Pietro Carmelo Olivieri, per anni responsabile del gruppo operante a Giarre. Lo testimoniano le numerose intercettazioni captate nell’ambito dell’inchiesta sfociata nell’operazione antimafia “Kallipolis”, dal nome dell’antica colonia greca fondata in corrispondenza dell’odierna Giarre. Ad agevolare l’ascesa di “Carmeluccio” lo stato di libertà dei propri fedelissimi: Luca Daniele Zappalà, cassiere del clan, Giuseppe Calandrino, Salvatore Coco e Sebastiano Patanè.
Ma a rivendicare il peso del cognome è Alfio Patanè, figlio di ‘ Neddu. L’uomo, detenuto nel carcere di Trapani, viene intercettato mentre illustra la linea di successione.
Patanè Alfio: “Qui (in carcere N.d.R.) qualcuno dice: «Ma ora lì (a Fiumefreddo N.d.R.)…» «Lì siamo sempre gli stessi! (- gli ho detto – N.d.R.) Non vi confondete (non vi fate venire dubbi! N.d.R.). Lì se non c’è…Mio padre (PATANE’ Sebastiano N.d.R.) lasciatelo stare!…(diamo N.d.R.) spazio ai giovani! Se non c’è Turi (intendendo BRUNETTO Salvatore N.d.R.) ci sono io! Se non ci sono io, c’è Carmelo (OLIVIERI Carmelo N.d.R.)! Qua…sempre questi siamo! Non vi confondete che…sempre quella è la “cosa”…c’è Carmelo fuori. Andate da Carmelo!…tutti quanti!…che quello è cresciuto con voialtri! È un altro “figlio nostro”…c’è Carmelo!…noialtri siamo in galera!» (…) «Ma ora questa “cosa” (il clan N.d.R.) si sfascia!». «Non si può sfasciare mai! Non lo dimenticare mai!…che lì c’è mio padre!…mio padre e mio compare Paolo. Siamo stati sempre questi! Brunetto e Patanè!! Sempre!!» gli ho detto! Bello! Così gliel’ho detto! ».
Due fattori però contribuiscono a spianare ulteriormente la strada a Olivieri: lo stato di salute di Salvatore Brunetto e gli ottimi rapporti con Carmela Magnera, la vedova del boss Paolo. La donna viene intercettata mentre commenta con Carmeluccio la folta presenza di persone ai funerali di Sebastiano Patanè. Un segnale che non piace.
Olivieri: «Questo (Patanè Sebastiano N.d.R.)…anche da morto crea problemi»
Magnera: «…bravo…bravo…bravo…l’hai capito perfettamente!»
E’ il febbraio del 2014 quando a Fiumefreddo di Sicilia si sparge la voce che a sostituire Paolo Brunetto alla guida del gruppo criminale sarà Giuseppe Lisi, tra i 23 indagati dell’inchiesta. La notizia viene riferita a Carmelo Olivieri e a Vito Fazio.
Armando: E’ arrivato Pippo Lisi. Pippo Lisi mi saluta, mi da la mano…quando mi da la mano…così…mi dice: «Minchia!…che mano!» Dopo dieci minuti, un ragazzo con la motocicletta gli da soldi! Inizia a contare soldi davanti a me! Erano mila euro (tanti soldi N.d.R.): erano 50 50 50. Lisi mi chiede: «Ti piacciono i soldi?»«E’ vero che mi piacciono i soldi!» Lisi ( poi mi ha detto N.d.R.) «Se tu lavori per me…inc…e mi proteggi, io ti pago con i soldi!».
Carmeluccio smentisce qualsiasi possibilità, affermando che l’unico capo a Fiumefreddo è Salvatore Brunetto.
Olivieri: …lui (Lisi Giuseppe N.d.R.) mai capo, lui coglione!!! …inc…vuoi vedere a Salvatore? Lo conosci a Salvatore?
La degenza in una comunità terapeutica, prima, e la detenzione in carcere, poco dopo, tolgono dalla scena Salvatore Brunetto. Per Carmeluccio ormai la strada verso il trono è definitivamente spianata.