Il padrino, le lettere e i colloqui |Turi Cappello comanda dal 41bis - Live Sicilia

Il padrino, le lettere e i colloqui |Turi Cappello comanda dal 41bis

Le intercettazioni che incastrano il capo indiscusso dei Cappello-Bonaccorsi.

l'inchiesta penelope
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<p>Salvatore Cappello </p>

CATANIA – “Salvatore Cappello rappresenta per i sodali in libertà il punto di riferimento per le decisioni di maggiore rilevanza”. Così la Gip Daniela Monaco Crea nell’ordinanza di 328 pagine dell’operazione Penelope che lo scorso venerdì ha portato in carcere 30 presunti affiliati al clan Cappello – Bonaccorsi. Sarebbe, dunque, lui il capo indiscusso della consorteria mafiosa che è riuscita in questi ultimi anni a riorganizzare le fila e infiltrarsi nel tessuto economico ed imprenditoriale.

Il padrino, in carcere dal 1992 in regime di 41bis e condannato all’ergastolo per diversi omicidi di mafia e per il suo ruolo di boss, avrebbe mantenuto la poltrona di capomafia. A fare da collante, o da trait d’union come ha affermato il pentito ex Malpassotu Giuseppe Raffa, tra il carcere e il boss sarebbe la partner Maria Rosaria Campagna. I colloqui frequenti e periodici nel carcere di Cuneo tra i due sarebbero stati il mezzo per impartire direttive precise. Inequivocabile, secondo la Gip, il colloquio del 22 novembre 2013. Turi Cappello, preoccupato, consiglia alla moglie le modalità più sicura per dialogare con Santo (Santo Strano, indagato nell’inchiesta Penelope, ndr), che sarebbe arrivato a Napoli, dove abita Maria Rosaria Campagna, dopo qualche giorno. Il padrino consigliava alla donna di procurarsi due telefoni (citofono) dedicate esclusivamente per parlare con lui e di inibire a Santo ogni altro tipo di comunicazione con quel cellulare.

Campagna Maria: … ora …(inc)… gli dico se non ce la fai a salire
Cappello Salvatore: e che fai se non ce la fa a salire che fai?
Campagna Maria: eh deve venire quello lunedì
Cappello Salvatore:[fa cenno con la testa come a dire di non aver capito)
Campagna Maria: lunedì
Cappello Salvatore: chi?
Campagna Maria: Santo (Strano Santo)
Cappello Salvatore: ahhM .., comunque … si, ti conviene, sai che fai ne prendi due [con la mano dx fa il segno del telefono]
Campagna Maria:[fa cenno di si con il capo}
Cappello Salvatore:… accussì … glielo dai, gli cancelli tutto… glielo dai e gli dici “tieni …(inc)…” e lo chiami con un altro, per dire conservato, solo per lui e basta. Lo hai capito come?
Campagna Maria:[fa cenno di non con il capo}
Cappello Salvatore: compri questi usa e getta
Campagna Maria:[fa cenno di si con il capo}
Cappello Salvatore: e glielo dai a lui
Campagna Maria: {fa cenno di si con il capo}
Cappello Salvatore: senza che per dire fai… se nò lui poi chiama ad altri … gli cancelli tutto gli metti lo scotch, solo per ricevere. Lo hai capito?
Campagna Maria:[fa cenno di si con il capo}
Cappello Salvatore: e tu l’altro lo conservi, solo per parlare con lui. L’hai capito? Campagna Maria:[fa cenno di si con il capo}
Cappello Salvatore: …(inc)… lui lo deve portare d’appresso solo quando deve chiamare te Campagna Maria: [fa cenno di si con il capo] …(inc)…

Il suo ruolo di vertice, inoltre, emerge da molte intercettazioni. Il suo nome è al centro delle conversazioni dei sodali e anche dei colonnelli del clan. Calogero Balsamo, “il responsabile dei paesi” finito in manette venerdì scorso, spiega che a Turi Cappello spettano 10 mila euro al mese, una fetta consistente dei proventi del clan. (Noi ad esempio abbiamo a Turi Cappello Turi ..Turi Cappello ogni mese, sono 10.000 euro… noi che mandiamo .. perchè c’è sua moglie che deve fare il colloquio e ci va con l’aereo …) 

Turi Cappello, inoltre come ha svelato LiveSicilia, avrebbe mantenuto una serie di rapporti epistolari (con messaggi criptici) con due donne, una delle quali detenute per droga, che sarebbero servite al padrino per mantenere contatti diretti con altri detenuti e anche boss di rilievo rinchiusi al 41 bis, parliamo di nomi del calibro di Sebastiano Lo Giudice, capo e killer dei Carateddi, Ignazio Bonaccorsi, pericoloso esponente di vertice del clan, e con Giuseppe Garzo (Pippu U Maritatu) capo storico dei Cursoti di Catania. Il dato è emerso dall’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Roma che ha rigettato il reclamo dei difensori di Cappello in opposizione alla proroga del Ministero della Giustizia al regime del carcere duro.

Il suo ruolo sarebbe tornato fondamentale nello scacchiere della cosca dopo gli arresti di Sebastiano Lo Giudice, Orazio Privitera (per la frangia dei Carateddi) e di Giovanni Colombrita e dei fratelli Bonaccorsi per la cosca storicamente composta. Le varie azioni di polizia giudiziaria hanno permesso la “riemersione della leadership di Salvatore Cappello e dei soggetti a lui più strettamente collegati, anche in virtù di rapporti di parentela o affinità. Soggetti che – scrive la Gip Monaco Crea –  non sono stati direttamente toccati dalle indagini svoltesi negli ultimi anni e che, perciò, hanno potuto agevolmente inserirsi nel vuoto di potere determinatosi nel sodalizio mafioso”

 

 


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