Oda, il duello Cda - Vescovo |Quando il caso arrivò in Vaticano - Live Sicilia

Oda, il duello Cda – Vescovo |Quando il caso arrivò in Vaticano

La battaglia legale e i retroscena.

CATANIA – Quello che sta succedendo in questi mesi all’Opera Assistenza Diocesana di Catania è solo la punta dell’iceberg. Alcuni anni fa (tra il 2013 e 2014) la travagliata vicenda dell’Oda con i milioni di euro di passivo è passata anche sui tavoli del Vaticano. La Curia di Catania ha sottoposto all’attenzione della Santa Sede la drammatica situazione finanziaria dell’Oda in cerca di uno strumento risolutivo. La strada era stata trovata, ma poi – per motivi finanziari – non è stata intrapresa. A quel punto sarebbe stata pianificata una sorta di accordo tra il Consiglio di Amministrazione e il vescovo Salvatore Gristina. Intesa però che è saltata lo scorso marzo quando è arrivata l’ormai famosa “rimozione” del Cda.

LA BATTAGLIA LEGALE. Da marzo ad oggi si è aperta sul caso Oda una stagione di veleni che ha scatenato battaglie legali e anche processi mediatici. L’arcivescovo di Catania Salvatore Gristina ha “rimosso” tutti i componenti del Consiglio di Amministrazione (che per il nuovo statuto modificato non sarebbe rimovibile dal prelato) e ha nominato un commissario straordinario, l’avvocato Adolfo Landi, per la gestione delle varie attività dell’Oda. Da una parte e dall’altra si sono susseguiti botta e risposta a suon di comunicati stampa e ricorsi ai giudici. L’ultima puntata di questa “querelle” racconta di una vittoria in Tribunale da parte del Commissario Landi. I giudici hanno accolto il ricorso presentato per impugnare la decisione del Giudice del Registro che aveva dichiarato legittima la decisione della Camera di Commercio di non mettere il timbro nell’avvicendamento della governance dell’Oda. Per il Tribunale però la gestione dell’Oda, essendo una fondazione di diritto canonico, non attiene al diritto civile ma al diritto canonico. Anche il Tribunale Fallimentare ha “bocciato” la richiesta di concordato preventivo presentato dal Cda. I sindacati in questi giorni hanno inviato una nota chiedendo trasparenza per i lavoratori e soprattutto per il futuro dell’ente. Resta da chiedersi come si sia arrivati ai tanti milioni di euro di debiti (sarebbero oltre 50 milioni).

I RETROSCENA. Ma in questo racconto manca un tassello importante. Come si arriva alla modifica dello statuto dell’Oda e alla formazione del Cda così come lo conosciamo oggi, cioè composto da Romano Calero, Alberto Marsella, Marco Bonistalli e Claudia Pizzo? E’ necessario fare un salto al 2013 quando l’Oda era al centro di una rivolta dei dipendenti per i diversi ritardi dei pagamenti. Una situazione diventata insostenibile per la Curia che si rivolge direttamente tra il 2013 e il 2014 al Vaticano chiedendo una strada risolutiva. La soluzione sarebbe stata la cessione di un ramo d’azienda (quello sanitario) a un altro ente. Ed è qui che entra in scena Marsella, che sarebbe stato indicato dagli stessi ambienti vaticani. L’operazione sembrava volgere al termine, ma anche se la cessione era a titolo gratuito (un euro simbolico), la plusvalenza realizzata dall’Arcivescovado (pari alla differenza tra l’ammontare del debito dell’ODA e il valore patrimoniale dell’Ente) avrebbe comportato una tassazione per l’Arcivescovado di Catania di oltre 5 milioni di euro. A questo punto l’accordo saltò. Marsella e la sua squadra preparano la valigia per tornare in Liguria ma viene trovato un altro percorso da seguire e arriva la richiesta di rimanere. Viene modificato lo statuto (con firma dell’Arcivescovo Cristina) che prevedeva che il Cda non potesse essere rimosso dal vescovo, per nessun motivo. A giugno del 2015 parte la Fondazione Oda con il nuovo statuto, che prima dell’approvazione finale era stato inviato alla Prefettura di Catania e al Ministero dell’Interno. Comincia così il nuovo corso e il nuovo Cda inizia a lavorare cercando di elaborare un “piano industriale” che permettesse all’ente di rientrare del debito e allo stesso tempo anche di amministrare il presente. Un fatto importante è che l’Oda ha una convenzione con l’Asp che vale milioni di euro l’anno. Ad un certo punto il modo di operare del Cda entra in collisione con i vertici della Curia di Catania e arriva la rimozione. Molto però c’è ancora da tirare fuori da quello che pare un vero e proprio vaso di Pandora.

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