Roghi sicuri e pompieri precari | Il dramma degli incendi in Sicilia - Live Sicilia

Roghi sicuri e pompieri precari | Il dramma degli incendi in Sicilia

Le fiamme avvolgono l'Isola. Le combattono pochi assunti tra i vigili del fuoco e gli 'incerti'.

L'inchiesta di Ragusa
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PALERMO – Un vigile del fuoco precario che appicca gli incendi per guadagnare di più. Le cronaca che arriva da Ragusa è devastante come le fiamme che stanno distruggendo, come ogni anno, la Sicilia. Una Sicilia che si scopre ancora una volta vulnerabile. E se il piromane è colui che per mestiere i roghi dovrebbe spegnerli la battaglia è persa in partenza. La speranza è che quello di Ragusa, sempre se le indagini troveranno conferme, sia un caso isolato.

Non isolata, ma strutturale è la precarietà di un sistema che si basa su “lavoratori a giornata”. In Sicilia ci sono circa tremila vigili del fuoco assunti a tempo indeterminato. E poi ci sono altri seimila volontari divisi in due albi: i “discontinui” e quelli che vengono richiamati per un tot di giorni all’anno. I primi sono impiegati, come nel caso dei volontari finiti sotto inchiesta a Santa Croce Camerina, nei distaccamenti in giro per la Sicilia. Cinque persone per ogni turno di lavoro, pagati dieci euro all’ora. Più interventi si fanno e più si guadagna. Di distaccamenti volontari è zeppa la Sicilia. Nella sola provincia di Palermo ce ne sono cinque: Carini, Villafrati, Ustica, Camporeale e Prizzi. I Comuni pagano la costruzione delle caserme, il Comando dei vigili del fuoco ci mette i soldi per gli stipendi. Senza il lavoro dei volontari sarebbe impossibile contrastare gli incendi in posti che sarebbero altrimenti irraggiungibili.

C’è poi l’albo di coloro che vengono chiamati in servizio per 14 giorni e solo quando bisogna affrontare servizi particolari. Al massimo si viene richiamati un paio di volte all’anno e per i giorni di impiego si percepisce la paga che spetterebbe a un pompiere assunto. Seimila “volontari” affollano le graduatorie, ormai chiuse perché sature. Numeri che non devono di per sé scandalizzare, visto che i volontari sono molti di più in altre regioni d’Italia. Ad esempio in Piemonte sono 36 mila, solo che lì volontari lo sono di nome e di fatto. Si tratta di persone che per lo più hanno un altro lavoro. Invece, in Sicilia, fare il vigile del fuoco precario per molti è diventato l’unico mezzo di sussistenza familiare.

La precarietà è ormai un mestiere e così capita di assistere alle manifestazioni dei pompieri che chiedono la stabilizzazione. Così come avviene per i forestali stagionali. La Regione e lo Stato spendono circa 240 milioni di euro all’anno per pagare 6.500 addetti dell’antincendio, 18 mila stagionali e 1.100 dipendenti del Corpo forestale. Si occupano di prevenzione e spegnimento mentre i numeri crollano a poche decine di unità quando alla voce “addetti ai controlli e alle indagini” per stanare i piromani. Nel caso di Ragusa è stata una segnalazione del Comando provinciale dei vigili del fuoco a fare scattare l’indagine della polizia. In generale i numeri, però, sono impietosi: decine e decine di incendi al giorno, migliaia di ettari di vegetazione distrutti in una stagione, a cui fa da contraltare il ridicolo numero di denunce e arresti. Le vicende ragusane obbligano ad aggiornare al rialzo le statistiche prossime allo zero.

I piromani la fanno quasi sempre franca. Siano essi picciotti reclutati dalla mafia dei pascoli, stupidi in cerca di emozioni forti oppure addetti ai lavori precari e pagati ad ora. Ogni categoria ha le sue mele marce. Generalizzare è ingiusto. Ma il sistema così com’è strutturato non funziona. La vicenda dei pompieri “infedeli” di Ragusa è l’inefficienza che non ti aspetti in un quadro generale in cui la Regione siciliana si è fatta trovare, ancora una volta, impreparata.

 

 

 

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