Microspie in carcere |I tormenti per i tanti pentiti - Live Sicilia

Microspie in carcere |I tormenti per i tanti pentiti

Intercettati i colloqui del boss Vincenzo Rosano.

i retroscena del blitz Adranos
di
2 min di lettura

CATANIA – Un nonno gioca con la nipote. Un momento di vita familiare che rompe la monotonia della vita da detenuto. Il tempo però scorre veloce e Vincenzo Rosano capisce che è prezioso quel colloquio. Mentre si occupa di porgere l’acqua con due bicchieri alla piccola guarda il figlio e lo avverte: “Stai attento che nel primo c’è un biglietto…” “Nel primo di sopra?”, chiede al padre. “Nel primo bigl… nel primo bicchiere di sopra”, precisa Rosano, boss di uno dei gruppi più forti del clan Santangelo di Adrano. La cosca azzerata con il blitz Adranos.

Le parole sono immortalate dalle microspie della polizia. È il 7 febbraio 2016. Il boss ha una domanda da porre al figlio. Una notizia che lo tormenta. Una voce che è arrivata fino alla sua gabbia. “Ma dice che si è pentito “Caliddu”?” chiede Rosano. La risposta è un secco “sì”. Gaetano Di Marco, esponente del clan Scalisi di Adrano, referenti dei Laudani, è diventato un collaboratore di giustizia. “Tutti frastornati sono per questo Caliddu”, commenta il figlio. Il padre però cerca di tranquillizzare i familiari. “io li sto pagando Nicola., cosa mi debbono dare più a me !! Mi chiama che faccio parte dell’associazione… non la sto pagando…ma di noi ci può dire solo dell’associazione…”. Ma il figlio lo avverte, Caliddu può mettere a rischio gli affari di famiglia. “Anche per il mercato … si stanno spaventando. I posteggianti…”. Quel mercato ortofrutticolo che i due clan si sarebbero divisi per le estorsioni. Almeno così emerge dalle carte dell’inchiesta.

Pochi giorni dopo un altro pentito adranita si aggiunge alla lista. È il primo marzo 2016. Un altro colloquio tra i familiari e Vincenzo Rosano. Le cimici registrano, parola per parola. “C’è il cinema?”, commentano facendo il nome di “Ninu u ruvettu”. “Che ha fatto?” chiede Rosano. “Uccello”, rispondono. Chiaro il riferimento ad Antonio Zignale, arrestato nel blitz Adernò, che in quel periodo ha iniziato a collaborare con la magistratura. “Si pavoneggiano quando sono fuori e poi quando sono lì dentro piangono”, dicono. Una scelta che viene bollata come “vergogna” dai familiari del boss. Ancora non sanno che anche il figlio Valerio farà la stessa scelta un anno e mezzo dopo. E la “vergogna” è così tanta infatti, che per il giovane collaboratore preparano i necrologi. Per la famiglia Valerio Rosano è morto.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI