L'aggressione razzista a Lercara| "Mio figlio pestato, non perdono" - Live Sicilia

L’aggressione razzista a Lercara| “Mio figlio pestato, non perdono”

Foto d'archivio

Gli aggressori volevano scusarsi col padre. Oggi un arresto con l'aggravante dell'odio razziale.

PALERMO – “Mio figlio non riesce ancora a parlare bene, ha le mascelle rotte, la faccia gonfia, deve mangiare cibo liquido e vive nella paura. A cosa dovrebbero servirmi le scuse di chi lo ha ridotto così? La giustizia sta già facendo il suo corso”. Giuseppe Mangiapane, padre adottivo di Davide, ballerino 23enne nato a Palermo da una coppia mauriziana, è un fiume in piena. Dopo il pestaggio a sangue del figlio, avvenuto a Lercara Friddi il 22 luglio, oggi è scattato l’arresto per uno degli aggressori, il 29enne Giuseppe Cascino, che avrebbe agito insieme ad un minorenne.

Tramite il loro avvocato, i due avevano ribadito di non essere razzisti e di aver tentato di scusarsi con la famiglia della vittima. “Non potrò mai perdonare chi ha lasciato mio figlio quasi morto per terra – dice il papà del ballerino -. Davide è stato massacrato e preso di mira di proposito, senza alcuna pietà. Sugli insulti sul colore della sua pelle non c’erano dubbi, mio figlio mi racconta che gli urlavano “sporco nero, tornatene al tuo paese”, mentre lo prendevano a calci ed era già stato messo ko. Poi ha perso i sensi e non ricorda più nulla. I giorni di prognosi sono quaranta, ma la strada per tornare alla vita di tutti i giorni è ancora lunga”.

Davide è stato dimesso dall’ospedale Civico, dopo un ricovero di quindici giorni ed è tornato a casa con la sua famiglia, in provincia di Agrigento. Le ferite da guarire, però, sono ancora tante. E non sono solo quelle fisiche. L’aggressione, avvenuta davanti ad un pub, ha lasciato segni profondissimi: “E’ ancora sotto choc – spiega il padre – lo conosco bene e so quando c’è qualcosa che non va. Come biasimarlo? Chi l’ha preso di mira non si è fermato di fronte a nulla. Ho addirittura creduto che potesse morire, ringrazio ogni giorno Dio per il fatto che sia ancora qui con me. Per questo ritengo che gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, per chi ha fatto questo, non siano abbastanza”.

Con lui ci sono i genitori e il fratello Daniele, più piccolo di due anni. “Io e mia moglie – racconta Giuseppe Mangiapane – abbiamo voluto Davide con tutte le nostre forze. Quando abbiamo deciso di adottare un bambino, 23 anni fa, è arrivato lui, che è subito stato la nostra gioia. E’ stata una procedura lunga, complessa, quando l’abbiamo tenuto tra le braccia per la prima volta aveva soltanto quaranta giorni. E’ quindi cresciuto con noi e con il nostro secondo figlio naturale, nato due anni dopo. Non aveva mai avuto alcun problema, Davide è un ragazzo pacifico, che per la sua attività conosce tantissime persone. Il ballo è sempre stato la sua passione e l’ha trasformata in un lavoro. E’ in gamba e ben voluto da tutti. Non doveva accadergli una cosa del genere”.


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