"Ucciso perché voleva comandare" |Carcere a vita per due boss - Live Sicilia

“Ucciso perché voleva comandare” |Carcere a vita per due boss

Felice Orlando fu assassinato nella sua macelleria nel 1999

PALERMO – I mafiosi Vincenzo Pipitone e Gaspare Di Maggio sono stati condannati all’ergastolo dalla corte d’assise di Palermo per l’omicidio del macellaio dello Zen Felice Orlando, ucciso il 17 novembre 1999 nel suo negozio. L’accusa in giudizio è stata rappresentata dalla pm Amelia Luise. A indicare movente, mandanti e sicari del delitto furono i collaboratori di giustizia Antonino Pipitone, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Carini, e Gaspare Pulizzi.

“Voleva prendersi lo Zen nelle sue mani e uccidere Sandro Lo Piccolo”, raccontò il pentito Gaspare Pulizzi. Ed invece fu il “ribelle” Felice Orlando ad essere crivellato di colpi.

I capimafia di San Lorenzo, Salvatore e Sandro Lo Piccolo, ritenuti i mandanti, sono già stati condannati a trent’anni.

C’è una terza persona coinvolta nell’inchiesta. Si tratta di Ferdinando Gallina, detto Freddy, fermato negli Stati Uniti nei mesi scorsi e su cui pende una richiesta di estradizione. Orlando di professione faceva il macellaio e fu assassinato il 17 novembre 1999 con sette colpi di revolver nella sua bottega, allo Zen.

I Lo Piccolo avrebbero commissionato il delitto a Vincenzo Pipitone, all’epoca reggente della famiglia mafiosa di Carini, e ad Angelo Conigliaro (poi deceduto), i quali assoldarono i killer: Antonino Pipitone, Gaspare Pulizzi (pure lui già condannato), Gaspare Di Maggio e Freddy Gallina.

Il giorno dell’omicidio si mossero a bordo di tre macchine. La prima era guidata da Pulizzi: nella seconda, una Fiat Uno, sedevano Pipitone (al volante), Gallina e Di Maggio; nella terza c’erano Vincenzo Pipitone e Conigliaro. Gallina e Di Maggio fecero irruzione nella macelleria. Si coprivano il volto con dei cappellini. Orlando cercò riparo dietro il bancone. Lo crivellarono di colpi e graziarono il garzone. Poi fuggirono e abbandonarono la macchina.

 

 


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