PALERMO - Dopo la protesta di ieri sera, con saracinesche alzate e luci accese in oltre 300 locali della città, fra i ristoratori e titolari di pub palermitani c'è grande amarezza: la seconda tappa dell'iniziativa #RisorgiamoItalia prevedeva la consegna simbolica delle chiavi delle attività commerciali al sindaco Leoluca Orlando, che però non ha partecipato all'incontro. Così un gruppo di manifestanti ha lasciato una grande chiave rossa davanti al portone di Palazzo delle Aquile, chiuso alle visite del pubblico.
Nel pomeriggio Orlando ha comunque espresso ai ristoratori palermitani "la massima solidarietà" dell'amministrazione comunale e della città, "perché ci si rende conto del momento difficile che attraversa il settore a causa della emergenza legata al Covid-19". Il primo cittadino e presidente di Anci Sicilia si è soffermatosu quelle che ha indicato come le basi del problema: da un lato "l'assenza di regole certe e di una visione di prospettiva di lungo periodo", dall'altro "l'assenza di un chiaro quadro di sostegno economico e di norme vincolanti per il sistema bancario, che permetta un'immediata iniezione di liquidità per le aziende. Per Palermo - ha aggiunto Orlando - il problema è ancor più grande che altrove, per l'incidenza che questo settore commerciale, insieme a quello più ampio del turismo, ha nell'economia cittadina".
Su un tema in particolare il sindaco e i manifestanti di #RisorgiamoItalia si trovano allineati, almeno in linea teorica: "Il problema non è la data di riapertura, che paradossalmente sembrerebbe essere l'ultimo dei problemi reali della situazione - ha fatto presente Orlando - ma la mancanza di regole precise che consentano agli operatori commerciali di potere programmare le proprie attività in modo corretto. Occorre dare indicazioni sulle modalità di riapertura, sui protocolli sanitari, sulle procedure da adottare. Non si può pensare che tutto questo venga comunicato pochi giorni prima dell'effettiva apertura".
Ai titolari delle attività, però, le parole non sono bastate. Con parole dure Salvo Longo, titolare del ristorante Salmoriglio, definisce se stesso e i suoi colleghi "abbandonati" dal sindaco, riferendosi alla ristorazione palermitana come al "cuore pulsante che ha mandato avanti per anni grande parte del settore turistico" della città.