Pistolettate al viale Grimaldi Le indagini e i collegamenti

Pistolettate al viale Grimaldi|Le indagini e i collegamenti

I carabinieri stamattina sono tornati sulla scena del crimine.
IL DUPLICE OMICIDIO
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CATANIA – La rampa d’accesso al viale Grimaldi 18 e 19 è chiusa da un’auto dei carabinieri. Il sopralluogo nel teatro della sparatoria scoppiata sabato scorso, prima delle 20, a Librino non si è ancora concluso. I militari della Sezione Investigazioni Scientifiche hanno continuato i rilievi anche questa mattina. Il mirino dell’attenzione si è spostato fuori dall’asfalto, sulle due strisce di terra e arbusti che delimitano la strada. Insieme agli investigatori, hanno operato alcuni operai della Multiservizi, che hanno tagliato piante e rovi. Lì potrebbero esserci tracce, anche biologiche, che potrebbero dare un impulso all’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dal pm Alessandro Sorrentino. Elementi utili potrebbero arrivare anche dall’autopsia sui corpi delle vittime, che potrebbe essere effettuata già domani. 

L’INFERNO DI FUOCO 

Le indagini si muovono su più direttrici. Nulla è lasciato al caso dai carabinieri del Reparto Operativo di Catania che da sabato sera stanno lavorando per identificare i responsabili del duplice omicidio di Vincenzo Scalia (conosciuto a San Cristoforo come ‘Enzo Negativa’) e Luciano D’Alessandro. E non è escluso, per logica soprattutto, che a sparare i colpi fatali possa essere stato uno dei feriti. Che potrebbero essere anche più di quattro, visto che alcuni forse sarebbero riusciti a fuggire proprio attraversando le erbacce di viale Grimaldi. Per qualche minuto a Librino si è scatenato l’inferno. Un inferno di fuoco che ha rotto la monotonia di una serata d’agosto tra i residenti dei grattacieli catanesi. 

LA GUERRA DELLA DROGA

È il mercato della droga quello su cui si sta cercando di scavare. Eppure guardando il curriculum criminale delle due vittime non c’è traccia di stupefacenti. Scalia era una ‘testa calda’ dal grilletto facile. Una volta in via Belfiore aveva tirato fuori la rivoltella perché infastidito dalle grida di due che litigavano. È recente il suo arresto per aver violato gli arresti domiciliari: i carabinieri lo hanno trovato al bar con gli amici. D’Alessandro, invece, aveva un passato da rapinatore per lo più. Dodici anni fa è rimasto coinvolto in un colpo con il boss Biagio Sciuto. Ma non è mai stato collegato al crimine organizzato. Una parentela con un esponente di un clan, ma non dei ‘Tigna’.

Tra i feriti invece ci sono personaggi che orbitano tra le cosche mafiose: uno di loro è stato coinvolto anche in un blitz sul traffico di droga gestito dai Cappello-Bonaccorsi. Anzi, con un noto capomafia dei Bonaccorsi c’è un legame familiare (acquisito). Per la cronaca, poi il processo – scaturito dall’operazione –  è finito con la sua assoluzione.

I COLLEGAMENTI 

Le indagini sono proiettate anche a stabilire i possibili collegamenti con altri due episodi avvenuti nell’arco delle 24 ore precedenti la tempesta di pallottole.

Il primo è il ferimento di Salvatore Monaco avvenuto venerdì sera a Nesima. Un proiettile al polpaccio lo ha raggiunto forse al culmine di una lite. Monaco è fratello del più noto Cristian, arrestato qualche mese fa nell’inchiesta Tricolore sulla gestione delle piazze di spaccio di San Berillo Nuovo (avrebbe avuto il ruolo di manager direttamente da Salvuccio Bonaccorsi, oggi pentito). Quindi il signore della droga farebbe parte – così ricostruiscono gli inquirenti – del clan Cappello-Carateddi. Anche se, secondo le carte dell’ultima operazione in cui si fa il suo nome, sarebbe molto legato agli Strano di Monte Po. Avrebbero pagato, infatti, l’affitto di una Ferrari bianca per il suo matrimonio. Cristian Monaco è tra gli indagati della retata Camaleonte, infatti.

Il secondo fatto è quello di una lite scoppiata qualche ora prima del conflitto a fuoco in un bar: sono volati insulti e pugni. E anche se i protagonisti pare fossero giovani con alle spalle guai giudiziari, le ragioni della rissa sarebbero fuori dai circuiti criminali. Allora forse, sabato sera, potrebbe essere stato organizzato un incontro per ‘chiarire’ la vicenda. Però, qualcuno, ha deciso di aprire il fuoco prima ancora di parcheggiare le moto. 

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