"Arresti domiciliari per l'onorevole Pullara". Adesso deciderà la Cassazione

“Arresti domiciliari per Pullara”|Adesso deciderà la Cassazione

Il Riesame accoglie il ricorso dei pm. La decisione finale spetta ai supremi giudici. Il deputato: "Non poso crederci"
"SORELLA SANITÀ"
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PALERMO – Il Tribunale del Riesame accoglie il ricorso della Procura di Palermo e dispone gli arresti domiciliari per Carmelo Pullara. Il deputato regionale non andrà agli arresti in casa per l’inevitabile ricorso dei suoi difensori in Cassazione. Dopo il pronunciamento dei supremi giudici si vedrà.

L’inchiesta è quella denominata “Sorella sanità” che ha coinvolto fra gli altri l’ex manager dell’Asp di Palermo, Antonio Candela, e quello di Trapani Fabio Damiani.

Pullara è indagato per la presunta turbativa di una gara pubblica. Avrebbe chiesto un favore per una ditta a Damiani, in cambio di un sostegno alla nomina di quest’ultimo ai vertici dell’ufficio sanitario.

La Procura di Palermo avrebbe voluto mandarlo ai domiciliari lo scorso 15 maggio, ma il giudice per le indagini preliminari Claudia Rosini rigettò la richiesta. Da qui il ricorso del procuratore aggiunto Sergio Demontis e dei sostituti Giovanni Antoci e Giacomo Brandini, ora accolto dal Riesame (presidente Daniela Vascellaro, giudici Stefania Brambille ed Ettorina Contino).

In carcere finirono solo Fabio Damiani e il faccendiere Salvatore Manganaro, mentre la Procura aveva chiesto quindici ordinanze di custodia cautelare in carcere e tre ai domiciliari, fra cui quella nei confronti di Pullara.

Il Gip ritenne che in questa fase erano sufficienti due ordinanze di custodia cautelare in carcere e otto ai domiciliari per evitare l’inquinamento probatorio, la reiterazione di reato e il pericolo di fuga. Gli altri restarono indagati a piedi libero.

Pullara, deputato dei Popolari e Autonomisti, è vice presidente della Commissione salute e servizi sociali e sanitari dell’Ars e componente della commissione Antimafia regionale. Quando seppe dell’indagine l’onorevole parlò di “pallone mediatico che presto si sgonfierà (leggi la sua replica integrale). Di lui si è pure parlato in un’altra inchiesta sugli intrecci fra mafia e massoneria a Licata. Anche allora la replica del deputato regionale fu netta. E si disse “pronto a spiegare tutto”.

Ora dice: “Non posso crederci! Ho assistito personalmente all’udienza e devo dire che tutto mi aspettavo tranne che questa decisione anche perché le argomentazioni portate avanti dalla pubblica accusa in fatti ed atti non risultano vere. Ciò non di meno le decisioni si accettano. Con fiducia attenderò il giudizio della cassazione sperando di mettere fine a questa per me assurda vicenda”.

Un altro Tribunale del riesame, presieduto da Bruno Fasciana, ha invece respinto l’appello dei pubblici ministeri che chiedevano l’arresto in carcere per Angelo Montisanti, imprenditore della Siram, una delle aziende che sarebbe stata favorita per aggiudicarsi un appalto. Alla richiesta dei pm si era opposto illegale della difesa, l’avvocato Marcello Montalbano. Montisanti, indagato per corruzione, resta ai domiciliari.


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