+++Vizzini, la tendopoli "si può fare"+++ Guerra burocratica, ecco le carte

Vizzini, la tendopoli “si può fare”|Guerra bucrocratica, ecco le carte

Tutte le carenze rilevate dall'Asp, la risposta della Croce rossa. Sullo sfondo la battaglia sanitaria e politica tra Musumeci e il governo Conte
CORONAVIRUS E MIGRANTI
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VIZZINI (CT) – Il Governo va avanti sulla tendopoli per migranti in quarantena, che è quasi ultimata e pronta per entrare in funzione all’interno del deposito militare di Vizzini Scalo. Sullo sfondo una nuova guerra di carte bollate che si somma a quella amministrativa e politica sugli hotspot, tra Nello Musumeci e il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Solo che stavolta entrano in ballo anche tutti i sindaci del Calatino e i vertici nazionali della Croce Rossa.

La relazione

Una montagna di carte, fotografie, relazioni, che LiveSicilia ha potuto consultare, sono al centro di uno scontro infuocato tra l’Asp di Catania e la Croce Rossa, che sta gestendo la tendopoli.

Il 20 agosto, il dipartimento di Prevenzione dell’Asp ha scritto al Prefetto, elencando tutte le carenze “igienico sanitarie” della tendopoli.

Punto primo: la mancanza di “aerazione frequente degli ambienti”, che sarebbe difficile in tende con “altezza minima di 1,80 mt”, nelle quali dovrebbero essere ospitati 8 migranti in quarantena.

L’Asp richiama il decreto del ministero della Salute del 22 febbraio, secondo cui “i casi positivi devono essere alloggiati in stanze singole con bagno dedicato”. Anche il rapporto dell’Istituto superiore di sanità, richiamato dall’Asp, dispone che “la persona sottoposta a isolamento domiciliare deve rimanere in una stanza dedicata”.

“Acqua non potabile”

Secondo quanto accertato dall’Asp, il pozzo idrico che rifornisce la base militare nella quale sorge la tendopoli “non è mai stato censito né autorizzato all’attingimento dell’acqua potabile”.

L’Asp ricorda che, in base alle leggi vigenti, “il giudizio di idoneità dell’acqua destinata al consumo umano e di competenza dell’Asp”.

L’acqua “non potabile” della tendopoli “può essere utilizzata solo per lo scarico dei wc”, ma manca anche “l’autorizzazione allo scarico nelle fosse imhoff e l’assenza di idonei locali da adibire per gli operatori sanitari”.

Su queste basi, il parere igienico sanitario dell’Asp sulla tendopoli è stato negativo.

La Croce Rossa

Per rispondere alla nota dell’Asp etnea, la Croce Rossa ha mobilitato il responsabile nazionale dell’Emergenza, Ignazio Schintu, secondo il quale la tendopoli non sarebbe una struttura sanitaria a tutti gli effetti. Su queste basi, il numero di 3 medici e 3 infermieri per 300 migranti sarebbe “sufficiente”. Solo che carte alla mano, la previsione normativa crea una matassa di competenze che passano anche dall’Asp. La Croce Rossa, infatti, riconosce che la definizione del protocollo per il trasferimento dei migranti positivi asintomatici “spetta all’Asp”. Stesso discorso per la certificazione sanitaria delle strutture di accoglienza dei migranti. Nella tendopoli, secondo la ricostruzione di Schintu, saranno effettuati i tamponi su tutti i migranti presenti e si procederà all’isolamento dei “casi positivi”.

Il “sovraffollamento”

Otto migranti in 17 metri quadrati, all’interno di una tenda, sotto il sole della Piana di Catania. Condizioni proibitive secondo l’Asp, “disumane” secondo il presidente della Regione Nello Musumeci che ha parlato della tendopoli come di un “campo di concentramento”. La Croce Rossa replica sostenendo che “l’allestimento del campo” è previsto nel progetto nazionale- campo base “approvato anche dalla Regione Sicilia”.

Migranti positivi

Per gli eventuali positivi è stata prevista una “red zone”, circondata da moduli con recinzione “alta tre metri che impediscono – scrive la Croce Rossa – la commistione delle persone”.

I tamponi

L’Asp ha rilevato che nella tendopoli non è stata prevista una struttura “che esegua i tamponi, le analisi e trasporti i campioni”. La Croce Rossa restituisce la palla al mittente: “La norma prevede che tale attività sia demandata alla Regione tramite l’azienda sanitaria competente”.

Le conclusioni

I vertici della Croce Rossa “certi di aver chiarito i dubbi e le perplessità di tutti gli attori coincolti”, confermano che “il modulo di assistenza alla popolazione dispiegato risponda alle esigenze del caso, sia dal punto di vista umanitario che gestionale”.

Interviene il Comune

Non solo Asp e Croce Rossa, nella battaglia di carte bollate sulla tendopoli, intervengono anche i sindaci del Calatino. Vito Cortese, sindaco di Vizzini, Giuseppe Purpora, sindaco di Grammichele, Giovanni Verga, sindaco di Licodia Eubea, Giovanni Burtone, sindaco di Militello, Giuseppe Mistretta, sindaco di Mineo. E ancora, Salvatore Astuti, sindaco di Palagonia e Francesco Barchitta, sindaco di Scordia, hanno predisposto un dossier con 13 contestazioni sulle “carenze” della tendopoli. Dall’assenza di una “convenzione con un ospedale per il trasferimento dei pazienti”, all’assenza “di una struttura che esegua i tamponi, le analisi e il trasporto dei campioni”.

E ancora, il sindaco di Vizzini, segnala al Prefetto di Catania la “mancata previsione di personale per l’igiene e la sanificazione quotidiana”. Inoltre, viene rilevata l’assenza di “un piano operativo per gli ospiti positivi”. Ma anche “l’assenza di indicazioni sul trasferimento degli ospiti con tampone negativo”. I sindaci bocciano la tendopoli, ma si tratta di un parere. Nella lettera al Prefetto puntano sul dialogo istituzionale. Ma il termometro politico segna temperature in risalita e si prevede un fine estate da “bollino rosso”.

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