I piromani bruciano la Sicilia, inferno da Palermo a Messina - Live Sicilia

I piromani bruciano la Sicilia| Inferno da Palermo a Messina

Il maxi rogo ad Altofonte (Foto Pro loco)
Incendi dolosi e distruzione. Una giornata di fuoco e ora parte la conta dei danni
L'EMERGENZA
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7 min di lettura

PALERMO – Una notte da incubo che non ha ancora avuto fine per centinaia di sfollati nella zona di Altofonte. I vigili del fuoco, ancora al lavoro da un capo all’altro della Sicilia per decine di incendi divampati nell’Isola, stanno facendo di tutto per permettere ai residenti di tornare nelle proprie abitazioni, lasciate in fretta e furia stanotte, quando anche il sindaco Angela De Luca ha avvisato tramite i social i propri concittadini: “Uscite adesso, il fuoco è entrato nel bosco”. E’ il bosco della Moharda, un vero e proprio polmone verde letteralmente divorato dalle fiamme che sarebbero state appiccate in almeno sei punti. Il fuoco si è poi diffuso con il forte vento di scirocco, travolgendo tutto ciò che incontrava e seminando terrore e distruzione.

“Ad Altofonte criminali in azione”

Sulla dolosità del rogo che ha devastato un territorio che si estende per oltre mille ettari, non ci sarebbero dubbi. “I criminali che hanno appiccato il fuoco ad Altofonte – ha detto il presidente della Regione, Nello Musumeci – hanno compiuto un atto violento che sta pagando una intera popolazione”. Oltre 150 uomini, tra vigili del fuoco, protezione civile e corpo forestale, hanno lavorato per domare le fiamme e all’alba sono entrati in azione anche tre canadair. Una notte ‘apocalittica’, come in molti l’hanno definita: “Siamo terrorizzati, impauriti per quanto abbiamo visto e vissuto – ha detto il sindaco di Altofonte – adesso stiamo iniziando a fare la conta dei danni. Ci sono alcune villette danneggiate e tanti animali morti. Certamente tutti quelli che si trovavano nello splendido bosco della Moarda che adesso non c’è più. Ci vorranno decenni per restituire il bosco”.

Pioggia di cenere da San Vito alla Riserva dello Zingaro

Ore drammatiche, tra urla, paura, richieste di aiuto. Proprio come da San Vito e fino alla Riserva dello Zingaro, una vastissima area dello splendido Golfo di Castellammare ancora una volta finito nel mirino dei piromani. Chi oggi ha trascorso la domenica in spiaggia ha visto coi propri occhi il lavoro dei canadair, ma la riserva, un vero e proprio paradiso naturale del Trapanese, ha completamente cambiato il suo aspetto. Al posto del verde intenso di una natura rigogliosa oggi solo fuoco e cenere. E per fortuna nessuno è rimasto ferito, visto che l’area era stata chiusa per l’allerta emanata dalla protezione civile.

Fiamme al parco Himera e nel Messinese

Inferno di fuoco anche nei terreni del Parco archeologico Himera, con fiamme e fumo arrivati sia sulla statale 113 che sull’autostrada A19 Palermo-Catania. Le strutture del parco e il museo non sono rimaste coinvolte nel rogo, ma la vegetazione intorno al Tempio della Vittoria è stata distrutta dal fuoco. Incendi anche ad Aliminusa. Piana degli Albanesei e Montemaggiore Belsito, sempre nel Palermitano, dove è intervenuto un canadair, ma momenti di paura si sono verificati pure nel Messinese: tre incendi divampati in punti diversi e poi riuniti in un vasto fronte hanno minacciato il centro abitato di Pettineo, un paese dei Nebrodi. Le fiamme si sono sviluppate nelle contrade Fontecà, Ciuppa e Innari e in breve sono arrivate a lambire alcune abitazioni che sono state evacuate. L’intervento dei vigili del fuoco, canadair, uomini della protezione civile e di alcuni volontari ha contenuto il propagarsi del rogo.

‘Canadair a Ciampino per rifornirsi?’

“Mentre la Sicilia brucia da Trapani a Messina, passando per lo Zingaro, Altofonte, Selinunte e altre zone – dice il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando – i canadair della Protezione Civile devono tornare a Ciampino per rifornirsi di carburante?! Come è possibile che in un periodo come questo di continua emergenza incendi non ci siano Canadair stanziati negli aeroporti di Trapani, Palermo e Catania e che si perdano ore (oltre che sprecare soldi) per fare rifornimento a Roma? Lo chiedo come Presidente di ANCI Sicilia e mi aspetto che da subito si trovi una soluzione”.

La risposta dell’assessore regionale al Territorio e Ambiente della Sicilia, Toto Cordaro, non si è fatta attendere: “Al termine di questa drammatica e impegnativa giornata voglio far sapere a Leoluca Orlando, anche come presidente dell’Anci Sicilia, che le sue esternazioni su eventuali rientri di Canadair operanti in Sicilia a Ciampino per fare rifornimento di carburante sono destituite di qualsiasi fondamento! Oggi, per fronteggiare una situazione di estrema emergenza che ha visto contemporaneamente ben 44 fronti di incendio aperti, abbiamo operato con 18 mezzi, tra i quali 5 Canadair, due di stanza a Birgi e altri tre il cui intervento abbiamo espressamente richiesto alla Protezione civile nazionale. Soltanto uno di questi è giunto da Roma mentre gli altri due sono arrivati dalla Sardegna e dalla Calabria. A loro si sono affiancati 9 elicotteri, otto dei quali nostri, naturalmente tutti di stanza in Sicilia, mentre l’altro era dei Carabinieri. E ancora, hanno operato un elicottero dei Vigili del fuoco, due A502, uno di stanza a Trapani e l’altro giunto dalla Calabria e, infine, due S64, uno partito in volo da Catania e l’altro arrivato, anch’esso, dalla Calabria.
L’unico Canadair che è stato inviato da Roma, lo sappia Orlando, ha fatto rientro dopo sei ore di volo e solo per il cambio turno del pilota, così come impongono i regolamenti. Per tale ragione, il sindaco Orlando farebbe meglio, se proprio sente il bisogno di far sentire anche la sua voce, a congratularsi con chi senza tregua è stato impegnato, e continua in queste ore ad essere impegnato, per riportare la situazione alla normalità”.

Coldiretti: “Agosto devastante”

Emergenze nelle emergenze, insomma, con un unico risultato: un agosto devastante per tutta la Sicilia, proprio come amaramente sostiene Coldiretti: “Agosto è stato uno dei mesi più devastanti per il territorio siciliano. Non sono state assolutamente messe n campo attività adeguate per contrastare prima di tutto le azioni di criminali che mettono a repentaglio la vita umana devastando intere zone. È chiaro – aggiunge Coldiretti – che siamo di fronte ad un vero e proprio piano criminale che distrugge migliaia di ettari di boschi, macchia mediterranea malformando il territorio per sempre. Occorre avviare piani antincendio già dall’inverno – aggiunge Coldiretti Sicilia – altrimenti come ogni anno siamo costretti a rincorrere le emergenze. Il diffondersi dei roghi è favorito dalle alte temperature, anche se il 60% di essi è di origine dolosa, ma è pure effetto della chiusura delle aziende agricole”.

Nella maggioranza dei boschi italiani non si trova più la presenza di un agricoltore che – evidenzia la Coldiretti – possa gestirli in un Paese come l’Italia dove più di 1/3 della superficie nazionale è coperta da boschi per un totale di 10,9 milioni di ettari. La corretta manutenzione aiuta a tenere pulito il bosco e ad evitare il rapido propagarsi delle fiamme in caso di incendi. Ci vogliono almeno 15 anni per far rinascere tutto l’ecosistema forestale – spiega la Coldiretti -. Per difendere il bosco italiano occorre creare le condizioni affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di sorveglianza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli”.

“Solo la prevenzione può aiutarci”

E sull’idea di investire in attività di prevenzione è d’accordo Pino Apprendi, ex parlamentare regionale, già funzionario dei vigili del fuoco.”La Sicilia continua a bruciare. Riserve, parchi, boschi e terreni privati in prossimità alle città. Centinaia e centinaia di uomini e donne che ormai da oltre 24 ore cercano di spegnere gli incendi appiccati da mani criminali, una sorta di guerriglia che si sposta, là dove le risorse umane sono concentrate in altri posti e dove favoriti dalle alte temperature e dal vento si creerà il deserto. In attesa che cali il vento e le temperature, perché non basterà l’impegno di Vigili del fuoco, forestali e volontari a spegnere queste insidiose fiamme. Gli stessi Canadair che di notte non volano, si muovono con obiettive difficoltà fra vento e fumo. Purtroppo – aggiunge – i danni sono incalcolabili, per l’ambiente deturpato, ma anche per le conseguenze che ci saranno con le prime piogge, potranno verificarsi altri allagamenti come quelli dei mesi scorsi. L’acqua porterà a valle tutti i residui degli incendi. La lotta è impari, i criminali si muovono e colpiscono quando e come vogliono. Di fronte all’entita’ di questi ‘attacchi’ la repressione ha ben poco da fare, c’è soltanto da augurarsi che non ci siano vittime fra gli operatori del soccorso e fra gli stessi abitanti del luogo”. “Bisogna cambiare rotta. Investire sulla prevenzione, sul presidio del territorio – conclude – e su nuove tecnologie di controllo. Mi auguro che il prossimo anno alla conferenza stampa sulla campagna antincendio la parola chiave diventi prevenzione”.

“Necessaria la riforma della Forestale”

Ma c’è anche chi ribadisce la necessità di una riforma della Forestale. “Altofonte brucia, la Sicilia brucia. La Regione intanto resta colpevolmente inerte di fronte alla devastazione del territorio che minaccia cittadini e comunità per mancanza di prevenzione e di squadre antincendio – dicono Claudio Barone e Nino Marino, segretari generali di Uil e Uila Sicilia -. Altofonte diventa per noi, da oggi, un luogo-simbolo. Da lì torneremo a urlare “SvegliaRegione!” per rivendicare, come facciamo da anni insieme con centinaia di amministrazioni comunali, una riforma della Forestale fondata sulla valorizzazione di professionalità che possono assicurare un presidio permanente contro roghi e dissesto idrogeologico”.


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