Coronavirus a Palermo, gli ospedali e la pressione dei positivi

Covid, ricoveri a Palermo| Quanto reggerà Partinico?

La pressione sugli ospedali. Partinico offre un grosso aiuto. Fino a quando?
LA SITUAZIONE
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PALERMO- Quanto reggeranno a Palermo le strutture di emergenza e gli ospedali alle prese con il Coronavirus? E’ una domanda che deve tenere conto di alcuni punti fermi. Siamo forse alle prese, come dice un medico molto capace “con la terza guerra mondiale”. Ovvero, con una pandemia molto minacciosa. Il medico aggiunge: “Non bisogna preoccuparsi, ma occuparsene”. Vero, ma nemmeno il miglior sistema sanitario del mondo – e quello siciliano non lo è – potrebbe sopportare un’onda d’urto troppo grande. Molta parte della storia sarà dunque affidata ai comportamenti individuali, alla sensibilizzazione, alla capacità di intercettare i casi di Covid sul territorio. Vediamo la situazione.

Civico, Villa Sofia, Cervello

L’ospedale Civico di Palermo sta lentamente cercando una faticosa normalità, dopo essere stato dedicato, con il suo pronto soccorso, da domenica all’inizio di lunedì scorso, appena ieri, alla ricezione di pazienti Covid. Questo perché l’area d’emergenza dell’ospedale Covid ‘Cervello’ si era saturata. Con l’apertura dei posti letto a Partinico, la situazione si è un po’ sfiammata. Mentre scriviamo al Civico ci sono ancora cinque pazienti positivi e isolati, nel profilo di un pronto soccorso ‘misto‘, con le necessarie precauzioni. Sono in bilico tra il ricovero ordinario e la terapia intensiva. Gli altri sono stati trasferiti a Partinico. Pare che anche all’ospedale ‘Cervello’ la situazione sia un po’ meno difficile. A Villa Sofia, stanotte, sono arrivati tre positivi, subito dirottati altrove.

Gli occhi su Partinico

Tutti gli occhi sono dunque puntati sull’ospedale di Partinico che darà un grosso aiuto sul fronte del Covid. Il problema è riassunto da una domanda semplice e fondamentale: reggerà? La struttura dovrebbe potrebbe ospitare fino a sessanta ricoverati circa, forse qualcuno di più, e una trentina, se sarà necessario, in terapia intensiva. Già oggi ai pazienti ricoverati, una ventina, se ne dovrebbero aggiungere quasi altrettanto. La situazione, come scritto, è in divenire e non si stanno lesinando gli sforzi per evitare il peggio. Rispetto al passato c’è una capacità di cura migliore, l’organizzazione è rapida, funzionale: sono elementi fondamentali. Ma – viene fatto osservare – con questi ritmi anche Partinico rischia di riempiersi in una settimana.

Medici, infermieri, operatori in trincea

Chi lavora negli ospedali è, ovviamente, preoccupato. Sono persone salde che affrontano, per missione e per mestiere, momenti di fortissimo stress. Ma sono sempre persone. In queste ore, chi si racconta, protetto dalla privacy, esprime uno stato d’animo di forza e di fragilità al tempo stesso. C’è stato un momento in cui abbiamo qualificato medici, infermieri e operatori con la definizione scomoda di eroi. Potremmo considerarli semplicemente amici della nostra vita da difendere con i comportamenti giusti?


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