"Un falso alibi per l'omicidio": Enzo Santapaola ancora nei guai - Live Sicilia

“Un falso alibi per l’omicidio”: Enzo Santapaola ancora nei guai

Il figlio di Nitto avrebbe prodotto certificazioni alterate per smentire la sua presenza nel luogo dove hanno ammazzato Angelo Santapaola e Nicola Sedici nel 2007.
IL RETROSCENA
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CATANIA – Portare il cognome Santapaola forse lo faceva sentire intoccabile. Ma non è bastato a salvargli la vita. Angelo Santapaola è stato freddato in un giorno di settembre di tredici anni fa, insieme al suo ‘guardaspalle’ Nicola Sedici.

Uccidere un Santapaola

Un omicidio che, leggendo i verbali di alcuni pentiti, sembra aver sorpreso anche uomini d’onore del calibro di Daniele Nizza. Una parziale verità giudiziaria è arrivata con la condanna definitiva di Enzo Aiello, ma alcuni mesi fa è arrivato il blitz Thor che ha portato alla sbarra anche Vincenzo Santapaola, figlio prediletto di Nitto, come mandante dell’assassinio.

L’alibi (quasi) perfetto di Santapaola jr

L’udienza preliminare, per un vizio di notifica, è stata rinviata al prossimo 15 dicembre, ma intanto se n’è svolta un altra che vede imputato Santapaola jr e la moglie Vincenza Nauta.

Il processo abbreviato, che si celebra davanti al gip Stefano Montoneri, è collegato al caso di lupara bianca: il figlio del padrino è accusato di aver prodotto un certificato falso per crearsi un alibi il giorno in cui è avvenuto il duplice omicidio nel macello delle campagne di Ramacca.

Le accuse sono, a vario titolo, induzione in falso e favoreggiamento. La prossima settimana si svolgerà un’udienza interlocutoria e poi ci sarà un rinvio per la discussione del pm Rocco Liguori e della difesa. 

La certificazione medica

Come si è arrivati alle contestazioni al figlio del “capo dei capi” di Catania è ben argomentato nelle pagine dell’ordinanza Thor, negli stralci in cui si riassume la vicenda giudiziaria legata al duplice omicidio di Angelo Santapaola e Nicola Sedici. Quello che i magistrati bollano come “falsa certificazione medica” è emersa nel corso del processo a carico di Enzo Aiello.

Alcuni collaboratori di giustizia, tra cui Santo La Causa, hanno raccontato che tra le persone presenti alla riunione organizzata a Ramacca per incontrare Angelo Santapaola, in quel giorno d’autunno del 2007, fosse presente anche il primogenito del capomafia Nitto. 

La versione per smentire i pentiti

 “Sempre nell’accertamento svolto nel processo di primo grado, occorre ricordare che – riassume la gip Simona Ragazzi nell’ordinanza Thor – Vincenzo Santapaola, ancorché non imputato, in quella sede aveva prodotto, ad apparente smentita delle dichiarazioni dei collaboratori che gli attribuivano la presenza nel luogo di consumazione del delitto, documentazione medica, rilasciata dal Pronto Soccorso dell’Ospedale “Vittorio Emanuele” di Catania (con data 3.12.2015) in cui si dava atto che il 26 settembre 2007, egli si era presentato presso quella struttura poiché affetto da colica addominale”.

Le alterazioni nel certificato medico

A quel punto sono scattati una serie di accertamenti. La gip annota: “La pg delegata, nel 2016, segnalava che i registri del Pronto soccorso presentavano evidenti alterazioni”. Quali? “Nello specifico – si legge negli atti – si rilevava che il cognome Santapaola era stato sovrascritto ad altro cognome, relativo ad altro paziente, che a nome Vincenzo, ma era residente” in una cittadina etnea. “Le alterazioni – scrive ancora la giudice – riguardavano anche la data di nascita, nel senso che a quella del paziente era stata sovrascritta quella di Santapaola”. 

Interrogato il “vero” malato

A quel punto sono arrivati i riscontri. “Pertanto, si procedeva all’escussione dei coniugi che confermavano il ricovero del paziente il 26 settembre 2007. Si è perciò accertato che Vincenzo Salvatore Santapaola – conclude la gip – aveva prodotto una certificazione falsa al fine di crearsi un alibi il giorno del duplice omicidio”. 

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