"Noi insegnanti precari e la roulette russa del concorsone" - Live Sicilia

“Noi insegnanti precari e la roulette russa del concorsone”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un'insegnante precaria.
LA LETTERA
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3 min di lettura

Gentile Direttore,
Sono una dei 64000 insegnanti che, nei prossimi giorni, saranno chiamati a sostenere il concorso straordinario. Nel mio caso, da Palermo dovrò trasferirmi a Roma per la prova relativa alla mia classe di concorso.
Premetto che non userò toni supplichevoli o melodrammatici, la situazione nazionale è chiara a tutti, in primis al governo costretto in fretta e furia a modificare un decreto dopo appena due giorni, visto l’innalzamento esponenziale dei contagi. Ciò che chiedo è innanzitutto il rispetto della nostra dignità di insegnanti, precari rispetto al nostro futuro ma stabilissimi nel presente del sistema scolastico italiano del quale rappresentiamo oggi un pilastro fondamentale, senza il quale tante scuole non potrebbero neanche avviare la didattica.

Insegno ormai da 7 anni, vengo chiamata spesso su scuole diverse con orari che mi portano a girare da una sede all’altra, neanche fossi un corriere espresso, consapevole ogni anno che a giugno tornerò disoccupata. A settembre eccomi di nuovo a fare la gara con altri miei colleghi per l’ennesima avventura chissà dove. Nel frattempo gli anni passano e, con essi, la consapevolezza che all’anno di servizio reso allo Stato potrebbe non corrispondere lo stesso riconoscimento nel momento in cui arriverò a fine carriera in termini di stabilizzazione e quindi pensione.

Premetto che, nonostante tutto, fino ad oggi mi sono sentita fortunata a poter svolgere, se pure nelle condizioni che ho spiegato prima, il lavoro che amo e proprio per questo ho sperato per anni che arrivasse per tutti noi l’occasione per la stabilizzazione. Non metto in dubbio che la ministra Azzolina abbia incontrato gente lieta di vivere alla giornata come anche visitato scuole all’avanguardia, mi duole però informarla che in entrambi i casi si tratta di eccezioni: la realtà è che ho una figlia che non voglio sia costretta a camparmi quando non potrò più lavorare e le scuole in cui ho lavorato io erano già messe molto male prima del Covid.

Oggi l’occasione della vita diventa un calvario studiato a tavolino: lascerò la mia famiglia e il lavoro a scuola per tre giorni, prenderò aereo, autobus ecc. per raggiungere la mia sede concorsuale a Roma, pur avendo potuto indicare in sede di iscrizione una sede alternativa (ovviamente la mia regione) per svolgerlo in sicurezza qualora, come sta avvenendo a ritmo esponenziale, ci fosse stato un aumento dei contagi concomitante alle procedure; mi faranno sedere in aula con altri sconosciuti che avranno appena viaggiato per tutta Italia come me e mi daranno centocinquanta minuti per scordarmi del Covid, della mia famiglia e dei miei alunni, dai quale dovrò fare ritorno, della mia scuola, della mia salute e concentrarmi sulle domande che la Ministra ha deciso essere sufficienti a garantire quel merito che in tanti anni di insegnamento nelle scuole evidentemente non ho raggiunto.

E aggiungo che in questa follia sono pure fortunata, perché non sottoposta a isolamento fiduciario, perché in caso contrario sarei rimasta a casa dopo mesi di clausura e sacrifici per me e i miei familiari, magari pure con esami negativi, per vedere l’occasione della vita sfuggire via perchè “è così e basta”. Se io non dormo la notte per la paura, posso immaginare cosa provino i miei colleghi, fermo restando che, pur non essendo una giurista, mi chiedo come sia costituzionalmente possibile discriminare così una categoria essenziale per la crescita culturale, educativa e sociale del Paese.
Caro direttore, prima di partire per partecipare a una roulette russa che coinvolgerà automaticamente anche tutte le persone a me vicine, salvo ovviamente il momento in cui sarò dentro quell’aula sanificata e a norma, spensierata e pronta a ricevere il patentino di meritevole, ci tenevo a condividere con Lei queste riflessioni, certa che se da una parte la politica mostra di ignorare la realtà pur di appagare se stessa, dall’altro c’è chi quella realtà la racconta da anni con l’occhio dell’essere umano prima che del cronista.

Grazie infinite e in bocca al lupo a me e a tutti noi.
Daria Riggio

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