Azzolina: "A scuola contagi bassi, meno focolai" - Live Sicilia

Azzolina: “A scuola contagi bassi, meno focolai”

E gli scienziati spiegano perché numeri alla mano non c'entra la scuola con la ripresa della pandemia.

ROMA – “Il monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità dice che la trasmissione del virus dentro le scuole è ancora limitata: i focolai a scuola nella settimana dal 12 al 18 ottobre sono solo il 3,5% di tutti i nuovi focolai che si registrano nel Paese. Ma il dato più sorprendente è un altro: la settimana precedente (5-11 ottobre) erano il 3,8%. Quindi il numero di focolai dentro le scuole è addirittura sceso, in proporzione al totale”. Lo scrive la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina sui social. “L’ISS conferma che dentro le scuole il rischio di trasmissione del virus continua ad essere molto molto basso”, aggiunge la ministra.

Scienziati: non c’è ragione di chiudere scuole

Le scuole non rappresentano un “moltiplicatore di infezioni” ma “non sono più protette del resto della comunità e il tasso di infezione scolastica appare seguire quello della comunità circostante”. Pertanto, “la probabilità di infezione in una scuola non è significativamente diversa da quella della società nel suo complesso”. E’ questa la conclusione di un’analisi condotta da Enrico Bucci e Antonella Viola del Patto Trasversale per la scienza. “Al momento non esistono motivi per evocare la chiusura delle scuole più di quanto non ve ne siano per un lockdown dell’intera società” ma è “urgente intervenire su regole e procedure”. 

I dati – spiegano Bucci, docente in Systemdìs Biology alla Temple University, e Viola, ordinaria di Patologia generale all’Uni9versità di Padova – suggeriscono che “al momento non esistano motivi per evocare la chiusura delle scuole più di quanto non ve ne siano per un lockdown dell’intera società, poiché non sembra ascrivibile alla scuola l’aumento dei contagi. Al contrario, la scuola è fondamentale per la formazione, la socialità, lo sviluppo e il benessere dei bambini e dei ragazzi e la sua chiusura causerebbe danni gravissimi alle future generazioni e al Paese”. Al fine di proteggere la scuola dal diffondersi del contagio, è però “urgente – avvertono – intervenire sulle regole e sulle procedure per la tracciatura ed il contenimento di eventuali focolai scolastici”. I ricercatori sottolineano quindi come “al momento in Italia vi è un’inaccettabile disparità di indicazioni da regione a regione; questa deve essere abbandonata, in favore di una procedura unica”.

L’analisi rileva inoltre come, in sostanza, “la crescita più o meno veloce della curva epidemica è indipendente dalla data di riapertura delle scuole”. Così, la Campania che ha riaperto il 24 settembre, per esempio, cresce altrettanto velocemente delle regioni più veloci tra quelle che hanno riaperto il 14, come la Lombardia; viceversa il Veneto, che ha aperto il 14 settembre, non cresce più velocemente dell’Abruzzo, che ha riaperto il 24 settembre. Tuttavia, “effetti esponenziali – concludono – potrebbero manifestarsi su periodi più lunghi, ed essere invisibili nella finestra di tempo considerata”. (ANSA).

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