PALERMO – Dopo più di trent’anni nel limbo, per oltre ottomila operai forestali si avvicina una svolta: la Regione siciliana è nel mirino della Commissione europea per violazione delle norme sul precariato, e potrebbe andare incontro alla loro assunzione definitiva. Si tratta dei risvolti di una petizione firmata da circa mille persone, presentata nel 2018 dallo studio legale Fasano e accolta quest’anno. I firmatari contestavano alla Regione di aver continuato a usufruire dei loro contratti a tempo determinato oltre i 36 mesi di tempo, limite previsto da una direttiva europea, sostenendo l’idea di un abuso da parte dell’amministrazione regionale.
“Limite superato da decine di anni”
“Il contratto a termine non può superare i 36 mesi – ribadisce lo studio legale – a meno che non vi siano ragioni giustificatrici, che però non possono essere di carattere pecuniario come per esempio l’assenza di fondi. Limite superato abbondantemente da decine di anni, atteso che parliamo dei precari più vetusti d’Europa. In sostanza la Regione ha commesso un illecito comunitario perché oggi, in assenza di ragionevole e giuridica giustificazione, continua ad applicare il precariato in danno dei forestali siciliani”.
La petizione e i risvolti
Da qui la petizione depositata circa due anni fa, di cui si era già occupato il nostro giornale. Nel gennaio 2020 la Commissione europea ha accolto la petizione e ha avviato la procedura di infrazione comunitaria contro l’Italia e la Regione siciliana. “La Regione è stata più volte invitata a fornire delle giustificazioni che dessero forza al pugno duro applicato in danno dei forestali – continuano gli avvocati Stefania e Angela Maria Fasano – ma non ha reso nessuna risposta giuridica”. La Commissione europea ci ha riprovato a luglio del 2020, come si evince da alcuni aggiornamenti della Segreteria petizioni dell’organo, ma anche in quel caso la Regione non avrebbe dato seguito alle richieste nei modi auspicati.
L’amministrazione siciliana aveva addotto motivazioni legate alla stagionalità dei lavoratori, “ma nei certificati di servizio, nelle certificazioni uniche e nelle buste paga di ogni ricorrente si legge la dicitura ‘Otd’ ovvero ‘operaio a tempo determinato’ – spiegano i legali –. Secondo noi quindi la stagionalità non regge perché i documenti emessi dalla Regione vanno a contestare ciò che la stessa Regione dichiara”.
Così le autorità comunitarie sono passate a una nuova fase di messa in mora. Il suo avvio è stato annunciato il 7 settembre, ancora una volta dalla Segreteria petizioni, ma se ne ha notizia solo adesso. “Dopo anni di massacro, anche mediatico, i forestali sono stati riabilitati e hanno abbracciato un provvedimento che di fatto rende loro giustizia – sostengono dallo studio legale –. Non solo giuridica ma anche morale. La Regione siciliana è in piena infrazione comunitaria e sta rendendo un danno ai nostri clienti. Alla fine avevano ragione, occorreva solo trovare il filo conduttore corretto”.
Le potenziali conseguenze
Il provvedimento potrebbe avere conseguenze particolarmente rilevanti: se la Regione non rispondesse all’azione legale del parlamento europeo interverrebbe la Corte di giustizia, applicando una sanzione pecuniaria con l’obbligo di eliminare la posizione di precariato per tutti i lavoratori del comparto. In sostanza gli oltre ottomila operai forestali a tempo determinato dovrebbero essere assunti a tempo indeterminato, senza contare l’eventualità di un risarcimento danni.