PALERMO – “Il consiglio comunale di Palermo deve diventare un laboratorio politico, il luogo dei ’costruttori’ del futuro, in cui far emergere idee e programmi che siano alternativi a quelli della giunta e che quindi preparino le elezioni del 2022. Io ricandidato? Non come sindaco, ma sono pronto a mettermi a disposizione”. Mentre infuria la crisi nella maggioranza di Leoluca Orlando, Ugo Forello (ex grillino candidato sindaco nel 2017 con il M5s) lancia la sua proposta: una coalizione che vada da Leu a Italia Viva passando per il Movimento cinque stelle, alternativa alla destra e senza Giusto Catania. “Non ci sono preclusioni – dice a Livesicilia – ma va segnata la discontinuità con Leoluca Orlando”.
C’è chi dice che sia nato un nuovo partito trasversale in consiglio comunale…
“Non c’è alcun partito trasversale in consiglio comunale, questa è un’allusione falsa e offensiva. In Aula, sul bilancio di previsione 2020, si è semplicemente trovata una linea condivisa sulla condizione in cui versa questa città. Sarebbe stato inaccettabile mettere in secondo piano i problemi di Palermo. Ma dal consiglio arriva anche un altro messaggio: il sistema del tram va rivisto, senza preclusioni o preconcetti, ma per capire come mai un progetto da 190 milioni abbia avuto una lievitazione dei costi così grande, con 43 milioni a carico delle casse comunali”.
Pensa che le linee del tram siano a rischio?
“No, non sono a rischio, ma è necessario valutare e visionare attentamente quanto sinora fatto e il consiglio deve indicare delle priorità. Per fare qualche esempio, la linea C che collega la circonvallazione con la stazione Orleans, e quindi con il cimitero di Sant’Orsola e gli ospedali Civico e Policlinico, è prioritaria rispetto alla A che passa da via Roma e via Libertà. Inoltre nel progetto vincitore vi sono molte opere accessorie o di completamento che fanno lievitare i costi, bisogna chiedersi il perché e trovare possibili soluzioni alternative”.
Sinistra Comune sostiene che gli emendamenti al bilancio non abbiano efficacia…
“No, non è assolutamente vero. Gli emendamenti obbligano la giunta a predisporre il bilancio 2021 con la ripartizione dell’avanzo di amministrazione stabilita dal consiglio: 10 milioni di euro per la manutenzione delle strade, oltre cinque milioni di euro per l’edilizia scolastica e i beni comunali, 3,5 milioni per i cimiteri e uno per le progettazioni. Sono emendamenti pienamente efficaci e sono stati pensati basandosi anche sugli indirizzi della Ragioneria generale, tanto da aver ricevuto il parere favorevole”.
La giunta dice che nel 2021 la Tari non aumenterà…
“A dire il vero, prima hanno detto questo e poi che faranno di tutto per non aumentarla. Insomma, tutto e il contrario di tutto. Ma è inverosimile pensare che la Tari quest’anno non aumenti: la gara per la settima vasca di Bellolampo è stata appena pubblicata, nel 2021 dovremo ancora sostenere gli extra-costi che qualcuno dovrà pur pagare”.
Il comune di Palermo di che salute gode?
“Il Comune si trova in una grossa crisi finanziaria con un’anticipazione di cassa molto elevata e divenuta strutturale, obblighi di accantonamento per il fondo debiti di dubbia esigibilità e il riaccertamento dei residui attivi per oltre 30 milioni di euro all’anno per i prossimi 15 anni e poche entrate. La vera sfida è evitare il dissesto, per questo bisogna rapidamente voltare pagina”.
In che modo?
“In questi ultimi 15 o 16 mesi che ci separano dal voto, il consiglio comunale dovrebbe diventare un laboratorio politico, il luogo in cui nasca e si concretizzi un percorso comune che dia all’Aula una posizione autonoma rispetto a una giunta che appare allo sbando. Attenzione, una posizione autonoma e distinta, non aprioristicamente contraria. Noi vogliamo il tram, ma al tempo stesso non vogliamo sperperare i soldi dei palermitani in un momento in cui il Comune rischia il dissesto”.
A cosa dovrebbe servire questo laboratorio politico?
“A far emergere un’intelligenza collettiva che costruisca una strada condivisa di progetti e idee per la città. La giunta e il sindaco brancolano nel buio ma, se saremo capaci di intraprendere questa via collettiva e autonoma, allora avremo gettato le basi per nuove alleanze in vista delle prossime elezioni. Bisogna segnare già ora una strada che rappresenti il dopo-Orlando. Del resto il presidente Mattarella, nel suo bellissimo discorso di fine anno, ha affermato che ‘ora è il tempo per pensare al futuro’ e che ‘è tempo dei costruttori per porre le basi per una nuova stagione’. Immagino un consiglio comunale di costruttori capaci di ascoltare i bisogni dei cittadini e di creare un futuro migliore”.
Alleanze con chi?
“Noi andiamo verso due poli: da un lato il centrodestra con Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, dall’altra una posizione variegata che comprende il Pd, il M5s, +Europa, le liste civiche, Italia Viva e anche Leu. Bisogna partire da qui, senza preclusioni”.
E Sinistra Comune?
“Il loro problema ha un nome e un cognome: Giusto Catania. Hanno assunto delle posizioni aprioristiche di chiusura che non hanno guardato ai reali bisogni della città e la figura di Catania è fortemente divisiva e connessa a quella di Orlando. Ad oggi non vedo margini di discussione, ma la capacità di creare un percorso nuovo significa anche spogliarsi dei pregiudizi”.
Il problema, quindi, sono Catania e Orlando?
“Qui dobbiamo sdoganare la pesante eredità di Orlando e l’unico modo per mettere insieme forze che in questi anni lo hanno appoggiato o lo hanno osteggiato è un nuovo e indipendente percorso del consiglio, che ponga rimedio al vero tallone di Achille dell’amministrazione attiva: l’assoluta mancanza di un’adeguata azione di pianificazione e programmazione. In occasione del bilancio l’Aula ha assunto una decisione autonoma e nei prossimi mesi, in più occasioni, potremo affermare una posizione differente rispetto a una giunta che appare debole e disorientata, che si regge solo sulla figura del sindaco. In questi mesi dobbiamo andare oltre, creando sinergie nell’interesse della città e gettando le basi per il 2022; un ruolo fondamentale lo avranno la società civile, le realtà associative che lavorano dal basso, le forze economiche sane che non sono di nessuno ma che vanno rese partecipi e protagoniste di una nuova fase di progettualità, nel medio e lungo periodo, della nostra città”.
Lei insieme alla consigliera Argiroffi ha creato il gruppo Oso: sarà presente alle prossime elezioni?
“Oso sta lavorando per la formazione di una lista insieme con tante realtà civiche esistenti e il cui contributo sarà determinante; certamente non immaginiamo alcun accordo con partiti di destra come la Lega. Anche un’alleanza con il centrosinistra la vedo difficile, a meno che, come ho già detto, non si segni una discontinuità con un’amministrazione di cui siamo convinti oppositori. Una cosa è certa: io e Giulia Argiroffi siamo tecnici e professionisti prestati alla politica, disponibili a un accordo su temi condivisi ma che va costruito con una capacità critica del consiglio, cioè capace di discutere senza preclusioni di sorta. Ripudiamo, invece, la logica degli accordi sottobanco”.
Insomma, a Palazzo delle Aquile potrebbe nascere una nuova maggioranza…
“E’ l’unico modo per rendere il consiglio un laboratorio politico, ma è anche l’unico modo per non consegnare Palermo al centrodestra. Serve un’operazione ambiziosa. E del resto ho sentito le dichiarazioni di voto sul bilancio di alcune forze di maggioranza, per esempio il Pd: sembravano quelle di forze di opposizione e non di maggioranza e non è neanche la prima volta”.
Lei si ricandiderà nel 2022?
“Non da candidato sindaco, questo posso escluderlo con certezza. In questi anni ho acquisito tanta esperienza che vorrei mettere a disposizione di chi domani vorrà governare questa città. La mia disponibilità c’è, nell’interesse di Palermo”.
E chi vedrebbe come candidato sindaco?
“Questo lo vedremo alla fine di un percorso collettivo, l’ultimo mandato di Orlando ha fallito perché ha puntato tutto sulla persona, senza creare un progetto condiviso e reale. Non servono uomini forti al comando, ma una nuova classe dirigente, formata soprattutto da giovani capaci e preparati, bisogna puntare su un gruppo forte e coeso. Oggi c’è un uomo al comando con una giunta debole, il vero salto di qualità sarà una giunta competente, dotata di esperienza e capacità politica, in cui il direttore o la direttrice d’orchestra sia capace di coordinare la squadra”.