Palermo, Trapani, Milano, Verona: le modelle e le trasferte del sesso

Palermo, Trapani, Milano: le modelle e le trasferte del sesso

L'inchiesta sul giro di prostituzione. Tanti clienti individuati, altrettanti da identificare

PALERMO – La prima ad accorgersi di tutto è stata la madre di una giovane modella. Era stata messa in allarme dal fidanzato della figlia. Si è iniziato a indagare e alla fine si è scoperto che nella casa a Monreale e nella sede dell’agenzia al civico 73 di via Catania, a Palermo, erano diventate le basi operative di un grosso giro di prostituzione. Sono sei le ragazze che sono state identificate dagli agenti della squadra mobile. Sarebbero diventate le “modelle sesso in trasferta”.

Una ragazzina quindicenne, che era stata assoldata con il miraggio di diventare famosa, dalla “Vanity Models Management” (l’agenzia le era suggerita da una compagna di scuola), si è confidata con la mamma. Avvenne una sera drammatica in un locale palermitano dove si era rifugiata per stare da sola.

La figlia piangeva, ha raccontato la donna, e le disse che “negli ultimi due anni mentre ero ancora minorenne, ho avuto rapporti sessuali con Francesco e Max…”. La mamma le chiese: “Solo con loro?”. La risposta fu un pugno nello stomaco: “… non soltanto con loro… anche con altre persone… non conosco i loro nomi, ma so che erano pieni di soldi… mi hanno fatto una specie di lavaggio del cervello… per ogni rapporto sessuale percepivo dai cento ai cento cinquanta euro sempre in contanti”.

Francesco e Max sono Francesco Pampa e Massimiliano Vicari, i due arrestati di oggi, su richiesta del procuratore aggiunto di Palermo Annamaria Picozzi e del sostituto Sergio Mistritta. Il terzo arrestato, Filippo Guardi, si trova ai domiciliari. L’ordinanza di custodia cautelare è del giudice per le indagini preliminari Fabio Pilato.

Inizialmente sarebbe stato Pampa ad avere un rapporto sessuale con la quindicenne in un parcheggio a Capaci. Al termine del rapporto l’uomo le disse: “… vedi? Non è successo niente! Sei viva, non è successo niente”.

Negli anni le cose sarebbero cambiate. I due manager reclutavano le giovani modelle per fiere, sfilate di moda, eventi mondani. Non solo in Sicilia, a Palermo e Trapani, ma anche a Verona, in occasione delle Fiera dei Cavalli, a Milano o Sanremo.

Alle ragazze veniva chiesto di intrattenersi con facoltosi clienti in grandi alberghi. Come quella sera a Milano dove, racconta una ragazza, ogni modella era riservata a un uomo diverso: “Uno che si faceva chiamare ‘Woodi’, uno di nome Claudio destinato e uno di nome Franco, che dicevano essere il cuoco di Briatore e che aveva un ristorante a Milano dive siamo andate a cena. Quando siamo partite da Palermo, Fra’ aveva detto che se fossimo state con qualcuno, avremmo guadagnato altri soldi. Il nostro guadagno per l’agenzia era circa 200 euro, ma se fossimo state con qualcuno avremmo guadagnato tanto”.

I milanesi sono stati identificati dai poliziotti, mentre altri non lo sono ancora. Come gli uomini che le ragazze incontravano “in questa casa di campagna, nei pressi di Monreale, difficilmente raggiungibile, a cui arrivavano salendo da Corso Calatafimi… sulla sinistra, anziché girare verso Monreale, casa dove c’era molto freddo e in cui avevamo una stufetta”. La casa esiste davvero.

Dell’uomo con cui la quindicenne ebbe un rapporto sessuale nella casa fredda la ragazza ricorda che aveva “una certa età, con una pancia gigante, troppi peli, una voce rauca, alto, gli occhi scuri e piccoli, naso grande, denti bruttissimi, sporchi”.

I racconti delle ragazze sono ritenuti attendibili dagli investigatori che hanno trovato una serie di riscontri. Combaciano le descrizione dei luoghi, le date, le registrazioni negli hotel, gli incroci telefonici ricostruiti attraverso i tabulati. Due di loro, intercettate, avevano pure concordato di restare in silenzio.

Ma ci sono pure le intercettazioni dei protagonisti. Ce ne sono tante, basta citarne una esemplificativa. “Qua sta andando a finire che… io pago e gli altri ti trombano… minchia qua c’è qualcosa che non va… ora non ti pago più così poi vediamo…”, diceva Pampa a una delle modelle sua agenzia.


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