Il 'mini summit' tra Cursoti Milanesi: vuoto di potere nel clan - Live Sicilia

Il ‘mini summit’ tra Cursoti Milanesi: vuoto di potere nel clan

L'arresto di Gurreri potrebbe nascondere strategie per riorganizzare la cosca fondata da Jimmy Miano.
MAFIA E ASSETTI
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CATANIA – Lo chiamano Zorro. Giovanni Gurreri è un personaggio storico del clan dei Cursoti Milanesi, cosca fondata dal defunto Jimmy Miano. Il suo nome, infatti, è finito anche nel famoso processo dell’autoparco di Milano, una delle basi operative della criminalità organizzata lombarda a cavallo tra gli anni 80 e 90. Alcuni giorni fa i Lupi dei Carabinieri  lo hanno pizzicato a San Berillo Nuovo mentre confabulava con tre persone già conosciute dalle forze dell’ordine per essere partecipi o almeno vicini al clan dei Cursoti Milanesi.

Gurreri, che è un sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno a Misterbianco, ha violato la misura per poter essere presente a quella che è sembra una ‘riunione mafiosa’. Anche se improvvisata. Il rendez-vous è avvenuto in un territorio tradizionalmente legato agli affari dei Milanesi. Il quartetto era in via Curtatone e Montanara, a pochi passi da dove alcuni anni fa è stato commesso il tentato omicidio di Giuseppe La Placa, ‘u sfregiatu. Quest’ultimo è migrato – da quello che emerge dagli atti del blitz Tricolore – come molti suoi ‘compagni di clan’ dai Cursoti-Milanesi ai Cappello-Carateddi. 

Perché Gurreri ha rischiato così tanto? L’esponente dei Cursoti Milanesi era consapevole che la ‘trasferta’ a San Berillo Nuovo poteva costargli le manette e un viaggio dritto in carcere (anche se è stato rimesso in libertà dopo la convalida con l’obbligo di firma).

Ma forse non avrebbe avuto scelta. Il clan sta vivendo un momento di forte crisi a livello verticistico. Le due anime dei Cursoti Milanesi hanno perso i loro capi.

Qualche tempo fa è morto Rosario Pitarà u Furasteri, che era finito ai domiciliari proprio per le sue condizioni di salute. Ad agosto è finito invece in manette Carmelo Di Stefano, fermato dopo il violento scontro a fuoco al viale Grimaldi a Librino. Lo storico boss, figlio di Gaetano (detto Tano Sventra, tra i fedelissimi di Jimmy Miano), aveva ripreso da poco le sorti della cosca. Era tornato in libertà da non molto. Ora è in carcere con l’accusa di omicidio. E a puntare il dito contro di lui è stato anche un nuovo pentito, Martino Sanfilippo. Insomma il clan è stato azzoppato da perdite, arresti e cambia casacca. Gurreri, da vecchio esponente, forse era uno degli uomini deputati a rimettere insieme i pezzi e riorganizzare la ‘cupola’ degli eredi di Jimmy Miano. Ora anche lui è finito in carcere. Ma le inchieste degli ultimi cinque anni hanno dimostrato che i Milanesi riescono a ‘risorgere’ anche dalle ceneri. Quindi guai ad abbassare la guardia. 

Intanto a San Berillo Nuovo si aspetta la scarcerazione del fratello di Carmelo Di Stefano, Francesco. “Ciccio pasta ‘ca sassa uscirà presto”, si mormora nel quartiere. Ma è più un desiderio che una certezza.

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