Patto Palermo-Catania, summit, omicidi: la lunga stagione del boss

Palermo-Catania, patto fra boss: stagione ‘benedetta dall’alto’

Summit, omicidi e affari. Chi è Freddy Gallina, il capomafia per cui è arrivato il via libera all'estradizione dagli Stati Uniti

PALERMO – Fine 2017. Un uomo cammina per strada a New York. L’Fbi gli sta alle calcagna da giorni. Un carabiniere del Nucleo investigativo è partito da Palermo per confermarne l’identità. Sono stati i militari siciliani a localizzarlo per primi a Manhattan.

Quell’uomo è Ferdinando Gallina, in fuga dall’Italia e dall’accusa di avere ammazzato tre persone. Negli States lavora in un’impresa di demolizioni edili. L’arresto avviene per violazione della legge sull’immigrazione. Adesso è arrivato il via libera per l’estradizione.

Chi è il quarantenne boss di Carini? Gallina aveva 30 anni quando nel marzo del 2008 i carabinieri lo scovarono in una villetta a Villagrazia di Carini. Vi aveva trascorso alcuni mesi di latitanza. Il giovane boss si era dato alla macchia subito dopo l’arresto dei suoi capi, Salvatore e Sandro Lo Piccolo, bloccati a Gardinello il 5 novembre 2007.

Quando i carabinieri fecero irruzione nella casa di via Oceania Gallina stava dormendo nella stanza insieme ai figli della coppia che gli dava ospitalità. Ai militari disse che non c’entrava nulla con le accuse. Fece persino riferimento al film che aveva visto la sera prima: “Codice: Swordfish”, una storia di spie e furti telematici in cui niente è come sembra. Come dire, Gallina sembrava un mafioso ma non lo era.

Ed invece lo era, eccome. Rampollo di mafia, Freddy ha seguito l’esempio del padre Salvatore che per anni è stato il capo della famiglia mafiosa di Carini. Quindi ha acquisito la parentela con il cognato, Giovanni Battista Giacalone, che fino al 2008 è stato coreggente della famiglia di San Lorenzo con Massimo Giuseppe Troia.

Del giovane Gallina si parlava ormai da anni. Nel luglio del 2003 due mafiosi lo tirarono in ballo quando ci fu da sancire la pace con il boss Antonino Di Maggio. Una pace disposta “dall’alto dei cieli” e cioè da Bernardo Provenzano.

Poi arrivarono i pizzini di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, in cui il nome Freddy ricorreva spesso. A lui i boss di San Lorenzo affidavano le estorsioni più delicate. E nel frattempo Gallina scalava le posizioni di potere. Quando si pentì Franco Franzese, “Franco di Partanna”, fedelissimo dei Lo Piccolo, si capì che stava per succedere un terremoto nel mandamento. Fu davvero così.

Franzese raccontò che c’era pure Gallina ad un delicatissimo summit di mafia alla presenza dei boss palermitani di Cruillas, Malaspina, San Lorenzo, Carini Partanna Mondello e Brancaccio, ma anche tre catanesi, fra cui il nipote di Nitto Santapaola, due dei quali sarebbero poi stati ammazzati a Ramacca.

Fu l’occasione per sancire il patto di ferro, basato sugli affari, fra Lo Piccolo e Santapaola. Rifiuti, grande distribuzione, agenzie di scommesse: soldi a palate, insomma. Al summit arrivarono dentro un’ambulanza Angelo Santapaola, cugino ed erede di Nitto Santapaola, e il suo fidato braccio destro Nicola Sedici.

Gaspare Pulizzi, altro pezzo grosso e pentito, disse che i catanesi avevano portato un kalashnikov in regalo per Sandro Lo Piccolo. Franzese aggiunse che ad Angelo Santapaola fu riservato il massimo degli onori. Gli concessero di sedersi a capotavola: “Lui non voleva, ma Salvatore Lo Piccolo gli disse che era giusto così perché in quel momento rappresentava tutta Catania e doveva essere rappresentato con gli onori di questa”.

I catanesi erano pronti a ricambiare l’ospitalità. In quella riunione Santapaola mise a disposizione delle lussuose ville per gli incontri futuri. Non fecero in tempo a organizzarli.

Dieci mesi dopo, il 26 settembre 2007, i corpi di Santapaola e Sedici furono trovati carbonizzati in un ex macello nell’hinterland catanese. Un duplice omicidio per cui è stato condannato all’ergastolo il boss Vincenzo Aiello.

L’anno scorso il delitto è stato contestato anche Vincenzo Salvatore Santapaola, Orazio Magrì Natale Ivan Filloramo. Vincenzo Salvatore, figlio di Nitto, in quel periodo a capo della famiglia mafiosa, era preoccupato dall’ingombrante presenza di Angelo Santapaola.

L’arresto di Salvatore Lo Piccolo a Giardinello

Non gradiva la sua autonomia e soprattutto i suoi rapporti diretti e privilegiati con Cosa Nostra palermitana, sanciti in quell’incontro con i Lo Piccolo. Lo Piccolo che aveva già in mente un piano per vendicare gli amici catanesi. Un mese e mezzo dopo lo arrestarono a Giardinello.

Di quella stagione Gallina è stato un protagonista autorevole. E fu la stagione in cui i Lo Piccolo avevano in mente, e c’erano quasi riusciti, di controllare l’intera mafia di Palermo e provincia. Basti pensare che Gallian stava accompagnando in macchina, il giorno dell’arresto, Franco Luppino, uomo di Matteo Messina Denaro, ad un incontro con Lo Piccolo. Erano in macchina, una Fiat Panda, che fece improvvisamente retromarcia quando si accorsero che in cielo c’erano gli elicotteri della polizia.

Il barone di San Lorenzo aveva dato il via libera al ritorno degli Inzerillo e dei Gambini, ‘scappati’ della guerra di mafia degli anni Ottanta, voluta dai corleonesi. Una stagione di cui sono ancora tanti i punti oscuri. Di certo un altro Lo Piccolo, Calogero, figlio di Salvatore e fratello di Sandro, prima che lo arrestassero, nel maggio del 2018 ha partecipato alla nuova cupola di Cosa Nostra palermitana.


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