Finanziaria: maggioranza a pezzi, ma alla fine è passato il sì - Live Sicilia

Finanziaria: maggioranza a pezzi, ma alla fine è passato il sì

Barbagallo: "Polverizzati gli articoli di Armao da parte dei suoi alleati". Micciché: "E' saltato il banco".
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Dopo una giornata al cardiopalma l’aula dà il via libera alla finanziaria regionale. Ma il centrodestra esce a pezzi da questo voto, col governo che è andato due volte sotto (articolo 53 e 114). Complice il voto segreto, gli alleati di Musumeci picconano la maggioranza a colpi di bocciature. La crisi si materializza in aula quando il presidente Miccichè dice senza mezzi termini che “c’è un problema nella maggioranza”. Parole come  pietre. Come quelle asciutte ma acuminate pronunciate subito dopo da un Musumeci visibilmente contrito. “Ascari”. Così il presidente bolla i franchi tiratori che dietro le quinte assestano un colpo ferale alla tenuta dell’esecutivo. Alla fine la finanziaria viene approvata dall’aula. Un testo monco alla luce degli stralci di una decina di articoli (decisione presa da Miccichè vista l’impossibilità di contare sul voto compatto della coalizione).  

Ecco la cronaca della giornata.

Il governo sotto

Finanziaria ultimo atto: il governo va sotto due volte. Fatale il voto segreto dei franchi tiratori interni alla maggioranza. Una seduta al cardiopalma vissuta in un clima surreale dopo il terremoto giudiziario che nei giorni scorsi ha scosso le fondamenta dell’esecutivo. Quattordici gli articoli al vaglio dell’aula: due subito bocciati con voto a scrutinio segreto. Si tratta degli articoli 53 (riguardante l’Irfis) e 114 (relativo alla pubblicazione dei bilanci della regione e degli enti regionali sulle testate giornalistiche). Un fatto politico molto rilevante che ha costretto il presidente Miccichè (che in mattinata aveva deciso di stralciare gli emendamenti aggiuntivi) a sospendere per un’ora i lavori. “Ho sempre sostenuto che per le norme finanziarie non si dovrebbe utilizzare il voto segreto, così come succede in diversi parlamenti nel mondo. È evidente che in questo caso c’è un problema anche nella maggioranza non ha senso andare avanti per fare bocciare tutto. Parlerò con il governo e con i capigruppo per decidere cosa fare, forse è meglio fermarsi qui”, si è sfogato Miccichè. Serpeggia infatti la consapevolezza che “tutti gli articoli saranno bocciati e che c’è un problema nella maggioranza”. L’occasione, del resto, è ghiotta e non solo per i deputati di opposizione.  “Al di là dei numeri c’è un dato politico evidentissimo: tutti gli articoli proposti dall’assessore all’economia, in piena finanziaria, anche quelli più significativi come il 9 ed il 53, vengono polverizzati dalla sua maggioranza. Ma qualcuno vuole continuare a far finta di nulla”, commenta a caldo il segretario del Pd siciliano, Anthony Barbagallo.

 Il Movimento Cinquestelle cogli la palla al balzo e incalza il governo. “Non è certo un bel periodo per il presidente della Regione. Dopo aver dovuto rinunciare, giocoforza, a Razza, uno dei suoi assessori di punta, nonché suo braccio destro, Musumeci deve ora prendere atto che il suo governo è alla frutta e non può più contare su una maggioranza a sala d’Ercole, come dimostrano le numerose volte che l’esecutivo è andato sotto”, afferma il capogruppo Giovanni Di Caro.

Di Caro

“Alla luce dei voti d’aula – dice Di Caro – comprendiamo ogni giorno di più l’insistenza del presidente ad attaccare l’istituto del voto segreto, ma non può definirlo, come ha fatto ieri in aula, a voce alta, un voto mafioso. Questo non lo accettiamo. Il voto segreto è una prerogativa del parlamentare d’opposizione che in questa sessione ci ha permesso di bocciare norme inaccettabili, come quella che consentiva di mettere le mani in tasca ai pensionati della Regione”.

“Per il resto – aggiunge Di Caro – il nostro giudizio su questa finanziaria non cambia: la legge è addirittura peggiore di quella dello scorso anno, che era sì di cartone, ma che conteneva il chiaro messaggio di voler correre incontro ai siciliani. Qui l’unico messaggio che si coglie è la volontà dei deputati di portare a casa un contentino per il proprio territorio”.

“Aspettiamo ancora –conclude Di Caro – di vedere il famoso ordine del giorno sui ristori alle categorie commerciali penalizzate dal Covid. Questo odg ci sembra un po’ come la moglie del famoso tenente Colombo: ne parlano tutti, ma nessuno l’ha mai vista”.

“Quest’Aula non risponde più al governo”

Riprendono i lavori. Bagarre in aula. La seduta riprende in mezzo alle polemiche (la deputata azzurra Caronia lamenta il mancato impegno per la città di Palermo con lo stralcio di una norma a sua firma sul museo di villa Deliella). Deciso l’orientamento del presidente Miccichè: stralciare gli articoli rimanenti perchè “sarebbero di certo bocciati dall’aula”. Senza mezzi termini dice che “sta saltando il banco della maggioranza”. “Quest’aula non risponde più al governo, parlo della maggioranza. Non siamo più in condizione di votare, è saltato il banco. Qualsiasi norma che metto al voto viene bocciata. Ne dobbiamo prendere atto e dovremo interrogarci sul perché siamo arrivati a questo punto: se dipende dalla classe dirigente, dagli errori fatti. Sono il primo che si deve interrogare”, ammette il presidente Miccichè. La reazione del governatore non può farsi attendere e infatti arriva puntuale.

Lupo: “La Waterloo di Musumeci”

Il Presidente Musumeci interviene per assumere il solenne impegno attraverso un atto amministrativo per sanare il vulnus evidenziato dalla deputata Caronia. Ma fa un passo avanti sottolinenando “l’ascarismo” di certi pezzi della maggioranza. Una ferita ormai aperta, dunque. Certificata dalle parole del segretario del Pd intervenuto subito dopo: “La maggioranza si è dissolta”. Dello stesso tenore il commento del capogruppo dem Giuseppe Lupo (vedi video). “È saltata la maggioranza, Musumeci alza bandiera bianca: rinuncia agli ultimi articoli della finanziaria per paura di affondare ancora in aula, e se la prende con gli ‘ascari’ della sua stessa coalizione. Il governo regionale è al capolinea per ammissione del suo presidente, questa finanziaria è la Waterloo di Musumeci”, dice in una nota stampa. L’aula si avvia a votare le tabelle. Sul fronte delle opposizioni, Pd e M5s assicurano il voto alle tabelle, per non fare crollare l’intera manovra.

Claudio Fava: “Maggioranza non esiste più, Musumeci tragga conseguenze” “La maggioranza non esiste più. All’incredibile somma di strafalcioni e menzogne sull’emergenza Covid si aggiunge adesso un dato politico incontestabile: la finanziaria è stata affondata dal voto contrario di molti parlamentari del centrodestra. Ragioni morali e sostanziali dovrebbero indurre il presidente Musumeci a prenderne atto e a chiudere la sua esperienza di governo adesso. Nell’interesse di tutti”

Alla fine la manovra passa

Alla fine di un a lunghissima giornata di tensioni l’Ars ha approvato la finanziaria: 35 voti favorevoli e 24 contrari. E’ stata dura. L’Ars ha anche approvato il bilancio e l’allegato col piano di rientro concordato dalla Regione con lo Stato nell’ambito della spalmatura in dieci anni del disavanzo di 1,7 miliardi di euro: 32 voti favorevoli e 23 contrari.

La nota del centrodestra

La maggioranza, dopo le tensioni, partorisce una nota unitaria sulla manovra: “Abbiamo fatto un lavoro imponente consegnando alla Sicilia una legge di stabilità che affronta tante emergenze e risolve problematiche quali la stabilizzazione dei precari Asu. L’iter è stato farraginoso a tratti perché il ddl originario del governo conteneva solo 60 articoli che, nell’esame delle commissioni e dell’aula, sono lievitati a 135. Era evidente che su alcuni di questi si potessero registrare divergenze tra le forze parlamentari al punto di stralciarli o bocciarli. Nel complesso la legge di stabilità dà risposte significative a tante categorie che le attendevano, mette in sicurezza i bilanci degli Enti locali, dà copertura alle norme a favore dei disabili e chiude la fase della riscossione autonoma in Sicilia facendo transitare le funzioni all’Agenzia delle Entrate con la salvaguardia dei posti di lavoro per il personale della partecipata regionale. Si conclude un lavoro, anche faticoso, assolto in presenza con tutti i rischi dell’attuale pandemia. Ai siciliani, a chi produce ed a chi investe, abbiamo assicurato l’attenzione del parlamento anche con misure di ristoro che contiamo di implementare nel più breve tempo possibile. Ancora una volta la maggioranza che sostiene il governo Musumeci dimostra senso di responsabilità e civismo nell’interesse di tutti i corregionali”. Lo affermano i capigruppo di maggioranza a Palazzo dei Normanni, Tommaso Calderone, Eleonora Lo Curto, Totò Lentini, Antonio Catalfamo, Elvira Amata e Alessandro Aricò.

Figuccia critico

Ma le voci critiche si levano anche dal centrodestra. “Ciò che è mancato è un coordinamento complessivo tra i lavori d’aula e l’attività del governo – a dirlo in una nota è il parlamentare della Lega all’Ars Vincenzo Figuccia che prosegue – e se la Sicilia in questo momento difficile chiedeva interventi straordinari a sostegno dell’economia, alcuni hanno ritenuto di procedere attraverso marchette a sostegno di pezzi di territorio. Non è stata certo la soluzione migliore e alla fine è saltato il banco insieme ai nervi di tanti deputati. Come Lega avevamo chiesto a più riprese una finanziaria diversa, di visione per lo sviluppo e di rilancio per la Sicilia. Risultato? La maggioranza oggi paga il prezzo di un mancato coordinamento e l’assenza di una prospettiva complessiva per il futuro dei siciliani. Non si può lavorare con governo e parlamento da separati in casa’.

“Musumeci si dimetta”

“La disastrosa Finanziaria di oggi, falcidiata da voti contrari di parte della maggioranza, arrivata alla fine per il rotto della cuffia e nemmeno completa, è la plastica rappresentazione della fine del governo Musumeci, la pietra tombale su un esecutivo disastroso che non è riuscito a portar in porto nemmeno una riforma degna di questo nome. Se a ciò si aggiunge la pessima gestione dell’emergenza sanitaria, caratterizzata, per usare le parole degli inquirenti, da ‘atteggiamenti criminali’, non possiamo che chiedere a Musumeci di dimettersi. Sarebbe, forse, la prima cosa degna di nota del suo mandato”. Lo afferma il capogruppo del M5S all’Ars, Giovanni Di Caro.

Aricò: norme importanti nonostante ascari

“Nonostante il ricorso strumentale al voto segreto da parte delle opposizioni e, come giustamente ha fatto notare il presidente Nello Musumeci, l’ascarismo di alcuni deputati della maggioranza di governo, la Finanziaria approvata dall’Ars contiene importanti norme». Lo afferma Alessandro Aricò, capogruppo all’Ars di DiventeràBellissima, aggiungendo: «Ad esempio, è stato dato il via libera alla stabilizzazione di migliaia di lavoratori Asu, sono stati stanziati fondi per porti, aeroporti, Irfis ed assistenza ai disabili. Significative pure le norme, da noi fortemente volute, che prevedono l’installazione d’impianti di videosorveglianza all’interno di case di riposo e asili nido e il potenziamento della Commissione Via Vas, così come quelle che garantiranno ai siciliani un migliore accesso alle cure e il turnover nei Consorzi di bonifica. Gli articoli stralciati saranno riproposti dal 15 aprile e soprattutto è fondamentale l’ordine del giorno che impegna il governo regionale a garantire almeno 200 milioni di euro per il sostegno delle categorie produttive e delle famiglie siciliane colpite dall’emergenza Coronavirus. Per l’ennesima volta il presidente Musumeci ha dimostrato grande senso delle istituzioni, annunciando immediata disponibilità a un confronto in aula sulla vicenda relativa alla Sanità”.

FdI storce il naso

“Questa non è una finanziaria di sviluppo perché non dobbiamo dimenticare che c’è un accordo Stato- Regione che limita in modo fortissimo il nostro lavoro e quindi questa finanziaria è come se fosse bloccata da alcuni paletti”. Lo dice Elvira Amata, capo gruppo di Fratelli d’Italia dopo il via libera in serata della finanziaria regionale. “Avevo già detto all’assessore Armao, all’inizio della discussione in Aula, che questo accordo dovrà essere rivisto – spiega Amata – perché così non abbiamo alcuna possibilità di sviluppare niente. Si parla tanto di rigenerazione, ma come si fa a parlare di rigenerazione se non si parla di nuove assunzioni di forze nuove e fresche? Parlo di assunzione di giovani che abbiano la capacità di comprendere il sistema della digitalizzazione di cui tanto si parla, che snellisce l’apparato burocratico. Non potendo fare questo – sottolinea Amata – restiamo inevitabilmente molto indietro. Il Governo e il Parlamento hanno cercato assieme di migliorare il testo per ottenere il possibile, viste le condizioni dettate dallo Stato. Penso al sostegno alle imprese, così come alle assunzioni di professionisti a tempo determinato che devono andare a supportare anche i comuni che soffrono della mancanza di tecnici per la progettazione e quindi ottenere i finanziamenti. Anche se è stata una norma a metà – precisa Amata – perché l’Aula ha bocciato un emendamento presentato dalla maggioranza che chiedeva l’inquadramento da dirigenti che hanno potere di firma degli atti. Sarebbe stato molto più utile per gli enti locali”. Tornando alle imprese, Elvira Amata osserva che “nessuna regione ha abbastanza liquidità per intervenire in modo massiccio come dovrebbe farsi. L’aiuto concreto è quello di dare protocolli certi e sicuri per permettere a tutte le nostre aziende di riaprire e tornare a lavorare. Ci dobbiamo abituare a convivere con questo virus, quindi, la soluzione sono le vaccinazioni di massa e i protocolli varati dal governo nazionale”, conclude.

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