Inchiesta sui dati Covid 'falsi': prime conferme sul caos gestionale

Inchiesta sui dati Covid ‘falsi’: prime conferme sul caos dei numeri

Di Liberti e Cusimano si avvalgono della facoltà di non rispondere. Madonia ha chiarito alcuni passaggi importanti

TRAPANI- Maria Letizia Di Liberti e Salvatore Cusimano si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, mentre Emilio Madonia ha risposto. E di fatto ha confermato il caos gestionale sulla raccolta dei numeri del Covid in Sicilia e la trasmissione a Roma.

Si sono tenuti davanti al gip di Trapani Caterina Brignone gli interrogatori di garanzia dei tre indagati, finiti agli arresti domiciliari, nell’inchiesta sui “dati Covid falsi” comunicati dalla Sicilia all’Istituto superiore di Sanità.

Di Liberti, dirigente generale del Dasoe, il Dipartimento regionale per le attività sanitarie e osservatorio epidemiologico dell’assessorato regionale alla Sanità era accompagnata dagli avvocati Paolo Starvaggi del foro di Patti e Fabrizio Biondo del foro di Palermo. I legali hanno fatto sapere in una nota che Di Liberti “ha dichiarato di volere chiedere di essere quanto prima interrogata dai magistrati del Tribunale di Palermo, cui è stata già disposta la trasmissione degli atti, per competenza territoriale, riservandosi di rispondere al giudice naturale. Solo nella mattinata di oggi è stata rilasciata la documentazione posta a fondamento dell’ordinanza del Gip, per cui la dirigente nei prossimi giorni potrà chiarire e documentare l’assenza di qualsiasi ipotesi di reato. La dirigente Letizia Di Liberti resta fiduciosa nell’operato dei magistrati che potranno tenere conto di nuovi ed incontrovertibili elementi di valutazione”.

Anche Salvatore Cusimano, funzionario della Regione siciliana, difeso dall’avvocato Luigi Spinosa, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Emilio Madonia, dipendente di una società che si occupa della gestione informatica dei dati dell’assessorato, difeso dall’avvocato Enrico Sorgi, invece ha risposto alle domande del giudice Caterina Brignone.

Madonia avrebbe confermato la difficoltà nella raccolta dei dati. I numeri non arrivavano tutti i giorni dalle Asp e finivano per accumularsi. Da qui la scelta di spalmarli.

Non c’era, però, così ha detto Madonia, alcun intento di occultare il numero di morti e contagi, ma solo di mettere a posto le statistiche. Statistiche comunicate in maniera errata nel bollettino giornaliero, ma via via rettificate nei numeri generali. Madonia ha anche spiegato che non competevano a lui le scelte gestionali.

Di sicuro i dati arrivavano in maniera caotica. Di fatto da Madonia è arrivata una conferma sulla incapacità gestionale descritta dai pm e dai carabinieri del Nas, ma per rispondere alle specifiche contestazioni, non essendo in possesso della documentazione che gli è stata sequestrata, si è riservato di fornire ulteriori chiarimenti in futuro.

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