"Un colpo in testa per uccidere il pusher": condannato a 22 anni

“Un colpo in testa per uccidere il pusher”: condannato a 22 anni

I pm avevano chiesto l'ergastolo per il pizzaiolo Pietro Seggio, accusato dell'omicidio di Francesco Manzella

PALERMO – Ventuno anni di carcere. È questa la condanna che la Corte di Assise ha inflitto a Pietro Seggio, imputato per l’omicidio di Francesco Manzella. I pubblici ministeri Giovanni Antoci e Guilia Beux avevano chiesto l’ergastolo. Il collegio presieduto da Vincenzo Terranova ha escluso la premeditazione.

Era il 18 marzo 2019 quando Manzella fu assassinato con un colpo di pistola alla testa in via Gaetano Costa a poche centinaia di metri dal carcere Pagliarelli.

Manzella era il fornitore di droga di Seggio, che gestiva una pizzeria con i familiari a Borgo Molara. Dietro il delitto ci sarebbe stato un debito di 700 euro. Per mettere a tacere le pretese di Manzella l’imputato lo avrebbe ucciso. Vittima e presunto assassino si conoscevano da tempo.

I legali della difesa, gli avvocati Giovanni Castronovo e Simona La Verde, hanno cercato di minare la ricostruzione del movente. Il debito di 700 euro di cui si parla non era legati alla droga (che Seggio pagava puntualmente), ma la cifra che l’imputato doveva a Manzella per sdebitarsi di un favore. La vittima lo aveva aiutato a incassare l’indennizzo di un’assicurazione simulando un finto incidente. Gli aveva già restituito 1.300 euro dei duemila pattuiti.

Altro tema: dalle immagini di alcune telecamere piazzate lungo la strada gli investigatori ritennero di avere immortalato Seggio al volante di una Fiat Panda di colore bronzo mentre raggiungeva il luogo dove fu commesso l’omicidio.I legali hanno sostenuto che nel quartiere circolavano altre macchine di uguale modello e colore.

La sorella di Seggio ha poi raccontato che la Panda, di cui lei è intestataria, aveva un problema alla frizione che ne impediva l’utilizzo.

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