Rifiuti e tangenti a Bellolampo, due imprenditori condannati - Live Sicilia

Rifiuti e tangenti a Bellolampo, due imprenditori condannati

I due imprenditori avrebbero pagato mazzette a un dipendente della Rap. Condannati a quattro anni ciascuno.

PALERMO – Quattro anni ciascuno di carcere per corruzione. È questa la pena inflitta ad Emanuele Gaetano Caruso, 53 anni, originario di Paternò, imprenditore nel settore dei rifiuti, e alla compagna Daniela Pisasale, 45 anni di Siracusa, rappresentante della Realizzazioni e Montaggi srl ed amministratore unico della Ecoambiente Italia srl entrambe con sede a Siracusa.

La sentenza è del giudice per l’udienza preliminare Marco Gaeta che ha condannato le due società a sborsare 80.000 euro ciascuno. Al processo la Rap, società danneggiata dal reato, non si era costituita parte civile. I due imprenditori furono sorpresi la scorsa estate dagli agenti della Dia mentre, così sostiene l’accusa, pagavano tangenti a Vincenzo Bonanno, coordinatore dell’area discarica di Bellolampo. Bonanno viene giudicato in un processo a parte celebrato con il rito ordinario. L’ufficio Legale della Rap fa sapere che l’azienda si costituirà parte civile all’udienza del prossimo 4 ottobre.

Gli agenti, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Gianluca De Leo e Claudia Ferrari, pedinavano gli indagati da giorni. Li sorpresero con cinque mila euro in una busta e altri 13.250 euro in macchina.
Una serie di conversazioni aveva l’appuntamento per la tangente. I pubblici ministeri non hanno dubbi: c’era un patto corruttivo fra Bonanno e gli imprenditori. Il coordinatore avrebbe messo a disposizione “i propri poteri per monitorare e caldeggiare le procedure che interessavano alla Eco Ambiente di Caruso”.

Bonanno aveva un ruolo chiave nella discarica di Bellolampo: gestiva gli ingressi e le uscite dei rifiuti da trasferire ad Alcamo. Nella città trapanese c’era un “sito di trasferenza” della D’Angelo srl dove la Eco Ambiente aveva piazzato un impianto mobile per il trattamento dei rifiuti indifferenziati prima che venissero conferiti in discarica. Si trattava di uno degli impianti dove finiva anche la mondezza di Palermo nei periodi di emergenza dietro autorizzazione del Dipartimento regionale Acqua e rifiuti.

Il 17 marzo Bonanno telefonava a Pisasale: “Mi puoi mandare un po’ di mezzi tu? Tutti quelli che hai perché non posso andare appresso a mortacci di fame…”. Fin qui potrebbero apparire come normali interlocuzioni fra pubblico e privato.

Il 25 maggio Bonanno iniziava a informare la donna sulla tempistica dei pagamenti di Rap in favore di Eco Ambiente: “… giovedì dovrebbero essere approvate posso mandare quella da 27”.

Due giorni dopo aggiungeva: “Seguimi in tutto questo procedimento perché quella da 44 andrà al prossimo consiglio… ho trovato… perché sono ancora qua in presidenza… invece quella che a me interessava era quella da un milione e quattro che deve andare in consiglio domani, ora tu mi devi dare uno specchietto, ma gradirei averlo per le cinque, le sei… allora tu attualmente mi hai emesso tre fatture per un totale di 580 che fanno riferimento tutto allo smaltimento di Alcamo”.

Bonanno, dunque, si mostrava molto interessato ai conti della Eco Ambiente. Il suo compito sarebbe andato ben oltre i doveri di ufficio. Era sempre lui a suggerire alla donna di non superare il milione quattro cento mila euro di fatture da mettere all’incasso: “… io non posso superare uno e quattro… siccome ogni volta c’è questo, c’è quello, c’è quell’altro stamattina sono risceso io, ma è sceso pure Fradella (Pasquale Fradella era il direttore della discarica, non lo è più per via della rotazione voluta dal Comune all’indomani degli arresti ndr)… ti devi immaginare, perché hanno impugnato solo le nostre delibere, perché gli altri debiti non ne fanno… non potete superare uno e quattro perché non c’è possibilità di poterlo pagare”.

Il 12 giugno Bonanno informava Pisasale di avere fatto pressione affinché venissero emessi i mandati di pagamento: “… posso essere più preciso fra due ore perché non ho capito perché alcuni li hanno pagati altri no… per me è più importante per ora che mi si aprano le porte a Eco Ambiente, gliel’ho spiegato, ora mi devono dare delle spiegazioni…”.

Il 24 giugno le diceva che “hanno pronti due mandati, uno da 260 e l’altro quello da 116… io penso che già venerdì mattina possono essere firmati”. E si comincia a fare riferimento ad una compensazione, un argomento che sarà chiarito da qui a qualche giorno.

L’8 luglio, gli investigatori della Dia intercettarono Bonanno mentre parlabq con il funzionario della Rap Massimo Collesano. Collesano ha molti dubbi: “Enzo scusami, ma quella cavolaccio di compensazione con Eco Ambiente perché questa delibera non viene fatta che io ho 350 mila euro bloccati? Sei venuto quattro milioni di volte a mettere firme a chiedere firme, ma questa delibera non c’è io continuo a pagare centinaia di migliaia di euro, mi devo compensare i 350, che devo fare?”.

Eco Ambiente doveva dare a Rap 350 mila euro e Collesano chiedeva chiarimenti. Bonanno gli rispondeva che la delibera era tornata indietro per un errore di ortografia. Collesano non si dà pace: “… però questa cosa, la cosa che mi stranizza è che tu ti ho visto piombare qua dentro da un anno che chiedevi sigle…”. “Loro mi hanno fatto la testa tanta”, si giustifica Bonanno, riferendosi agli amministratori di Eco Ambiente.

Collesano restava perplesso: “… è una cosa a favore nostro non può essere un problema… ti prego fammi questa cortesia di questa delibera, sono 350 mila euro che io mi vado a levare dal partitario e mi vado a compensare… quelli sopra mi domandano i soldi a Eco Ambiente, io ho cose da pagare e mi metto a pagare gente che deve dare i soldi a me? Dico, per carità: poi loro ne avanzano altri, lo capisco, però almeno questi me li porto a casa”. Ed ecco cristallizzata, secondo l’accusa, la corsia preferenziale di cui godeva Eco Ambiente.

Già nel maggio precedente agli arresti i tre si sarebbero incontrati per scambiarsi del denaro nel bagno di un bar. Non c’è certezza però perché dalle immagini estrapolate dagli impianti di video sorveglianza si vedevw la busta, ma non il contenuto. A differenza del 6 agosto quando in piazza Sant’Erasmo Bonanno è stato sorpreso con cinque mila euro in contanti. Altri tredici mila euro erano nella macchina di Caruso.


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