"Mio padre e la storia di un successo": Giglio.com va in borsa - Live Sicilia

“Mio padre e la storia di un successo”: Giglio.com va in borsa

Giglio.com va in borsa. Ecco la storia di un successo tutto palermitano. Intervista a Giuseppe Giglio
L'INTERVISTA
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4 min di lettura

PALERMO – La quotazione in Borsa Italiana partendo dalla merceria di Palermo negli anni ’60. Dalle stoffe a metro ai ricavi da 24,5 milioni di euro grazie all’ecommerce della moda. Giglio, un cognome che è un punto di riferimento per gli acquisti dei palermitani e oggi con Giuseppe e Federico, figli del patron Michele, punta al mercato globale con la Giglio.com. Una delle pochissime imprese del Mezzogiorno ad essere quotate alla Borsa di Milano e l’unica di Palermo. Un’azienda siciliana che nel 1996 ha puntato sulle possibilità offerte dall’ecommerce, mentre in tanti ne rimarranno stritolati, e che oggi fattura all’estero i due terzi delle vendite. Il marchio palermitano ha fatto richiesta di ammissione a Borsa Italiana e il prossimo 23 luglio la campanella suonerà l’inizio delle negoziazioni del titolo. L’intervista a Giuseppe Giglio, 53 anni, amministratore delegato della società che dirige accanto al padre Michele, di 81 anni, e al fratello Federico, di 51 anni.

Giglio e moda, un connubio iniziato dal nonno Giuseppe e reso famoso da suo figlio Michele

“Papà Michele ha cominciato negli anni ’60 in via Ponticello, una traversa di via Maqueda a Palermo. Le signore compravano il tessuto a metro per confezionare da sé gli abiti. Negli anni ’70 arriva Giglio In, con i punti vendita nel centro storico. L’attività di famiglia è cresciuta con l’abilità di mio padre Michele e con i tempi dettati dallo sviluppo della stessa Palermo. Città che è stata culturalmente restia a sviluppare impresa privata. La domanda più frequente tra coetanei, in tema di lavoro, quando a 18 anni ho terminato il liceo era “faccio il concorso alla Regione o al Comune?”. La fortuna della azienda, e mia, è stata il continuo confronto che c’è stato in famiglia. Mio padre al divieto verso ciò che non accettava spontaneamente ha preferito instaurare con noi figli un rapporto di sana critica. Per esempio non capiva come si potesse riuscire a vendere scarpe attraverso Internet. Oggi dalla vendita online delle scarpe fatturiamo circa 10 milioni di euro”.

Laurea e gavetta?

“Certo che sì. Io e mio fratello Federico abbiamo cominciato a seguire papà, compatibilmente con gli studi universitari, in giro per le fiere e nei punti vendita. A 22 anni ho preso la laurea in Scienze Politiche e alla Bocconi il master in marketing, tra pochi giorni la società farà il suo debutto in Borsa. L’Università è un valore aggiunto nel quale abbiamo creduto e sul quale puntiamo. Vogliamo attirare talenti giovani e per questo abbiamo accordi con varie Università, riceviamo stage da Bocconi, Lumsa e dallo storico Istituto di moda Marangoni.In azienda lavora un centinaio di persone, di queste l’85% non ha compiuto i 40 anni e il 55% sono donne”.

Giglio.com, che cosa vi ha spinto puntare sull’ecommerce?

“Finiti gli studi universitari avevo molta voglia di crescere e lavorare e molto poca di stare dietro un registratore di cassa. Mio padre aveva creato una straordinaria locomotiva e io dovevo trovare la mia strada. Mi diverte pensare che Giglio.com nasca come atto di legittima difesa.

Quando Giglio.com nasce nel 1996, Internet è ancora qualcosa di oscuro ai più. Al punto che il nome è “Giglio.com” perché a quel tempo il .it non esisteva. Per dieci anni, perché Giglio.com nasce come entità giuridca nel 2007, papà mi ha fatto la battuta “vieni a lavorare”. Aveva qualche ritrosia dettata da antiche prudenze.

Il successo è stato un alchimia tra passaggio generazionale e innovazione digitale. Il negozio di prossimità è stravolto, non puoi fermare l’onda digitale. Il desiderio all’acquisto si forma in un momento diverso e con modalità diverse, è cambiata l’intera catena di valore. La situazione creata dal Covid ha certamente favorito l’ecommerce, ma quando finirà non si tornerà agli anni ’80”.

Perché la quotazione in Borsa?

“Ci consente di rafforzare il processo di internazionalizzazione. Il 76% del nostro fatturato è all’estero, il sito è in otto lingue e a breve saranno dieci. Abbiamo più di 20 sistemi di pagamento diversi e alcuni tipizzati come quelli cinesi. Abbiamo una costumer care che parla 5 lingue, lavoriamo 365 giorni all’anno, h24. In questo mondo su cui il Sole non tramonta mai, serve una continua azione di sviluppo.

La nostra quotazione in Borsa sarà tutta in aumento di capitale, nessuno dei soci vende azioni. Sia la famiglia che il socio di minoranza, un fondo finanziario, credono in una crescita solida, da qui la decisione di non vendere nulla. Siamo una delle poche decine di aziende che da Napoli in giù sono a Piazza Affari. La quotazione è un processo lungo e complesso che una volta portato a termine va consolidato con altro lavoro. Il 23 luglio mio padre, mio fratello ed io saremo a Milano per l’apertura delle contrattazioni, un momento che sarà di grande emozione”.


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