Dentro un sacco. Lucrezia Di Prima è stata uccisa e poi portata in un bosco di Tarderia, frazione di Pedara al confine con la suggestiva Nicolosi. Il suo corpo è perforato da molti fendenti. Chi ha visto il cadavere parla di un “omicidio violento ed efferato”. Il fratello Giovanni ha deciso di seppellirla lì alle falde del vulcano. Ancora non è chiaro dove è avvenuto il delitto. Se a San Giovanni La Punta o in un altro posto. Quasi sicuramente non dove l’ha abbandonata ieri.
I Carabinieri della Sezione investigazioni scientifiche del nucleo investigativo del comando provinciale di Catania, infatti, stanno eseguendo un sopralluogo nella casa di San Giovanni La Punta in cui abitava Lucrezia. Gli investigatori stanno cercando eventuali tracce di sangue per verificare se l’omicidio è avvenuto nell’abitazione.
I carabinieri che stavano indagando per un caso di persona scomparsa hanno fiutato che qualcosa non quadrava nei racconti e così hanno messo sotto torchio il fratello. Alla fine Giovanni Francesco Di Prima ha confessato. “L’ho uccisa io, non è scomparsa”. I carabinieri sono arrivati nel luogo indicato dal 22enne che però non ha spiegato il movente.
Fino a ieri sera il giovane ha recitato una parte. È andato con i genitori e il fidanzato di Lucrezia a denunciare la scomparsa della sorella. Lo foto della 37enne è iniziata a girare sui social, con il sindaco Nino Bellia che aveva lanciato un appello per ritrovarla. Poi, poche ore fa, l’annuncio della tragedia.
Il magistrato sta sentendo il fratello di Lucrezia, alla presenza del suo legale, nella caserma dei carabinieri di San Giovanni La Punta. Il 22enne è reo confesso. A conclusione dell’interrogatorio sarà adottata la decisione sul fermo del giovane.
Tra quei boschi è arrivato il medico legale per una prima ispezione cadaverica, i militari della Sezione Investigazioni Scientifica e il pm di turno. Le indagini, coordinate dal procuratore Carmelo Zuccaro, sono state appena avviate dai carabinieri. E in queste ore sentiranno testimoni e parenti per comprendere cosa si nasconda dietro l’ennesimo femminicidio a Catania.
Un’altra vittima innocente. Un’altra donna uccisa. Un’emorragia di sangue che pare non arrestarsi.