Trapani, 18 anni al re delle scommesse: confiscati lingotti e soldi

Trapani, 18 anni al re delle scommesse: confiscati lingotti d’oro e soldi

Era imputato per mafia ed estorsione. Ci sono quattro assolti

PALERMO – Calogero John Luppino, imprenditore di Campobello di Mazara leader nel settore delle scommesse on line, è stato condannato a 18 anni di carcere per mafia, estorsione e intestazione fittizia.

Il Tribunale di Marsala ha assolto gli altri quattro imputati: il padre di Calogero John Luppino, Giorgio Gaspare Luppino, (imputato per ricettazione), Paola Maggio e Gaudenzia Zito (familiari dei Luppino accusate di intestazione fittizia e Vito Balsamo (difeso dall’avvocato Giovanni Mannino rispondeva di intestazione fittizia, ma con l’aggravante di avere favorito la mafia).

Balsamo è stato assolto con formula piena. Gli altri imputati erano difesi dagli avvocati Giovanni Caronia, Valentina Castellucci, Antonio Maltese e Giovani De Caro.

Il processo è uno stralcio dell’inchiesta “Mafia Bet” della Dda di Palermo, dei carabinieri del comando provinciale di Trapani e del Ros, che nel 2019 portò all’arresto di 14 persone.

Luppino fu arrestato nel 2019 per mafia ed estorsione. Secondo l’accusa, la sua rapidissima ascesa imprenditoriale nel settore delle scommesse e dei giochi on line è stata spinta dai boss dei mandamenti mafiosi di Castelvetrano e Mazara del Vallo, che obbligavano i vari esercizi commerciali a installare le macchinette di Luppino con pesanti minacce e ritorsioni.

Chi invece si piegava otteneva protezione. Come avvenne per il titolare di un bar della provincia che aveva subito il furto delle macchinette gestite da società legate all’imprenditore mafioso. Cosa Nostra aveva individuato il responsabile del furto e lo aveva punito.

Luppino incassava il denaro e si occupava delle esigenze economiche di chi era finito in carcere. A cominciare da Franco Luppino, braccio destro di Matteo Messina Denaro, e Rosario Allegra, cognato del latitante.

A casa di Luppino furono trovati lingotti in oro da tre chili e 370 mila auro in contanti. Era tutto conservato in una cassaforte nascosta dietro un quadro nell’abitazione di Campobello di Mazara.

Il tribunale ne ha ordinato la confisca assieme a 10 società, 6 terreni, 14 rapporti bancari, 1 motoveicolo, 1 cavallo da corsa. Alla base del sequestro c’è la sproporzione fra redditi leciti e investimenti.


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