Catania, Covid e scuola: il caos sulle misure anti-contagio - Live Sicilia

Catania, Covid e scuola: il caos sulle misure anti-contagio

Il genitore di una studentessa si è rivolto a un legale dopo la scoperta di un caso positivo nella classe della figlia

CATANIA – Alunni in una classe in cui c’è un caso positivo di coronavirus, senza Dad né misure di sicurezza in attesa di un tampone: è quanto successo in una classe di un liceo catanese, dove la diffida di un genitore denuncia il mancato rispetto della normativa di sicurezza Covid, secondo cui, in attesa del tampone negativo, i ragazzi devono restare fuori dalla classe.

Dal contagio al tampone

La notizia era già circolata tra i compagni di scuola ed era rimbalzata sulle chat dei genitori, ma a renderla ufficiale è stata la comunicazione della madre, il 16 dicembre: una studentessa di una classe prima è positiva, e dunque deve essere attivato il protocollo di sorveglianza che prevede un tampone, chiamato T-zero. In caso di tampone negativo i ragazzi possono tornare in aula, ma devono effettuare un altro controllo cinque giorni dopo il primo, il tampone T-cinque.

Ma cosa succede tra la scoperta del caso positivo e T-zero? In teoria i ragazzi dovrebbero rimanere a casa, lontani dalle strutture scolastiche. Ma è su questo lasso di tempo che si concentra il genitore di un’alunna della stessa classe in cui è avvenuto il contagio, che ha chiesto di non essere nominato per proteggere la privacy della figlia: “La madre novax della studentessa contagiata ha comunicato la positività alla scuola il 16, e il 17 pomeriggio noi abbiamo ricevuto dall’Asp una mail in cui ci dicevano che i tamponi sarebbero stati fatti il 18 pomeriggio, alle 16”.

Restano due mattine di scuola, il 17 e il 18, in cui però agli alunni non è stato detto di rimanere a casa: “Dalla scuola non ci è arrivata nessuna comunicazione – dice ancora il genitore – e dunque i nostri figli, dopo essere stati in contatto con un caso positivo, avrebbero in teoria dovuto riunirsi in aula per due giorni”. Proprio per questo il genitore decide di non mandare la figlia a scuola, in attesa del tampone zero, ma la scuola le assegna due assenze.

La diffida

Proprio le assenze sono il motivo che spinge il genitore alla diffida, firmata dall’avvocato Francesco Giuffrida. Nel documento l’avvocato riassume la dinamica del contagio e la normativa Covid, scrivendo che dopo la comunicazione di un caso positivo “i componenti della classe di appartenenza hanno il divieto di entrare in ambiente scolastico in attesa dell’effettuazione del test”. In più, si legge ancora, “il rientro a scuola è consentito solo davanti all’esito negativo del tampone T-zero”, e dunque l’istituto Mario Cutelli “avrebbe dovuto adottare le misure precauzionali volte a prevenire la diffusione dei contagi, disponendo il divieto d’ingresso a scuola per i soggetti interessati”.

Questo non è avvenuto, si legge ancora nella diffida, e gli alunni che sono rimasti a casa per prudenza “hanno subito l’illecita registrazione di due assenze per i giorni 17 e 18 dicembre”. Registrazione illecita perché, si legge ancora nella diffida, “i mancati ingressi sono pienamente giustificati dai protocolli anti-Covid in ambito scolastico”.

Le misure di sicurezza

A spingere il genitore a ricorrere a un avvocato, però, non sono le assenze in sé: “Non saprei neanche cosa scrivere nella giustificazione – dice – perché mia figlia è a casa per precauzione, dato che sarei stata un’irresponsabile a mandarla fuori. Il problema è il modo in cui sono gestite le misure anti Covid, perché ad esempio la stessa ragazza seduta accanto al caso positivo non è vaccinata e tecnicamente è stato possibile anche per lei rientrare a scuola il 17 e il 18, senza nessun controllo fino al tampone T-zero”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI