Vive dentro il bene confiscato, a rischio 847mila euro

Vive dentro il bene confiscato, a rischio 847mila euro

Gli immobili sono stati tolti nel 2018 a Luciano Salanitro, poiché ritenuto vicino alla famiglia Santapaola-Ercolano.

CATANIA. Ci sono 847mila euro ballerini. Nel senso: il Comune di Catania, in teoria, se li è aggiudicati. Ma c’è più di una possibilità che non riesca a spenderli e che, almeno in parte, vadano perduti. E tutto perché ci sono di mezzo i soliti beni confiscati alle mafie. Confiscati, appunto, destinati all’amministrazione municipale etnea ma ancora non consegnati, perché occupati e da sgomberare. È il caso degli immobili confiscati al 54enne Luciano Salanitro, poiché indicato dagli inquirenti vicino alla famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano (LA REPLICA): ad aprile 2018 passano al patrimonio dello Stato beni per 1,3 milioni di euro. Erano case, l’attività di un bar all’incrocio tra via Vittorio Emanuele e via Plebiscito, auto, moto e conti correnti, intestati a lui o a familiari.

La storia della casa di Salanitro

Soltanto che, in una delle case che gli sono state tolte dallo Stato ormai tre anni fa, Salanitro continua a viverci. Un fatto degno di nota di per sé, a cui però va aggiunto un altro elemento: quella casa di via Bastione San Giovanni è stata usata da Palazzo degli elefanti per ottenere quasi 850mila euro di fondi europei per la riqualificazione di immobili da usare per “alloggi a canone sostenibile”. Cioè case per i cittadini con difficoltà economiche. Al di là del finanziamento aggiudicato, però, c’è da fare il resto del lavoro: le gare d’appalto, l’aggiudicazione, il completamento. E tutto entro il 31 dicembre 2023. I tempi sono stretti già adesso.

A guardare il prospetto dei beni confiscati destinati alle cure del municipio spuntano diversi immobili da ristrutturare con la stessa linea di finanziamento. Tra questi ci sono tre particelle catastali in via Palermo e quattro in via Bastione di San Giovanni. Sebbene in zone della città completamente diverse, in tutti i casi il proprietario è Luciano Salanitro, arrestato nel 2012 con l’accusa di associazione finalizzata alla produzione, al traffico e alla detenzione illecita di sostanze stupefacenti a San Cristoforo.

Otto anni dopo, a marzo del 2020, l’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati comunica al municipio che gli sono stati destinati i beni dell’uomo. E coglie altresì l’occasione per comunicare anche che, almeno dal 2019, Salanitro “risulta di fatto domiciliato – si legge nel documento dell’Anbsc – in via Bastione di San Giovanni”, a due passi da piazza Machiavelli. Indirizzo diverso rispetto alla residenza in via Plebiscito.

La replica della consulente dell’Agenzia

Da qualche settimana l’amministrazione comunale tenta di entrare in quella casa, un palazzetto su due livelli sorvegliato da telecamere. Senza riuscirci. “Non è che io non ho fatto niente – risponde a LiveSicilia l’avvocata Francesca Massimino, coadiutrice dell’Agenzia per i beni confiscati – Abbiamo lavorato tutti su questo immobile, ma la situazione è delicata“. Nella vicenda di questa casa si sarebbero incrociati vari problemi di salute di Salanitro e la presenza di minori, questi ultimi non solo in via Bastione di San Giovanni ma anche in via Palermo.

“Come possiamo consegnare gli altri beni se Salanitro non può darci le chiavi? Senza contare che io non sono la prefettura, non posso fare io lo sgombero”. E neanche il Comune, a cui il bene è destinato ma a cui non è stato consegnato. “Tra qualche giorno la situazione dovrebbe sbloccarsi“, garantisce l’avvocata.


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