Beni confiscati, viaggio nell'immobile di piazza Machiavelli FOTO

Beni confiscati, viaggio nell’immobile di piazza Machiavelli FOTO

Entro l'1 febbraio le associazioni che vorranno prendere in gestione l'appartamento dovranno presentare la domanda.

Nell’appartamento al primo piano del civico 3 di piazza Machiavelli sono rimasti pochi mobili, una bici da bambina appesa nella veranda e la puzza di fogna che viene dal bagno. C’è un sottile strato di polvere che copre tutto il pavimento e in cucina la mummia di una lucertola denuncia che lì dentro non ci mette piede nessuno da un po’. Si presenta così la casa di 85 metri quadrati nel cortile Monaco, messa a bando dal Comune di Catania. Un bene confiscato che l’amministrazione comunale ha deciso di affidare alle associazioni cittadine: entro le 12 dell’1 febbraio le associazioni catanesi interessate dovranno presentare la domanda per prendere in gestione il piccolo immobile. Ma non è tanto la dimensione del posto, è il luogo in cui si trova a fare la differenza: è a San Cocimo, storico fortino della famiglia del boss Maurizio Zuccaro, dove ormai i beni confiscati non si contano più. Alcuni li ha presi in gestione il Comune di Catania (cinque, acquisiti al patrimonio con tanto di cerimonia con sindaco e prefetta), un altro – invece – è questo qui.

Già ieri alcune associazioni etnee avevano provato a fare un sopralluogo per verificare lo stato dell’appartamento. Ma un ufficio chiuso per sanificazione aveva costretto tutti a posticipare a oggi. E perfino oggi, in verità, le cose hanno rischiato di non andare bene. Hanno proprio rischiato di precipitare quando, passato il primo cancello, Gregorio Cubito, responsabile del bando per conto del Comune, ha scoperto che la serratura del portone era stata cambiata. “Un anno fa, non certo adesso”, garantisce una vicina di casa, che in un primo momento si rifiuta di aprire. “Dieci persone nel mio cortile, mentre c’è il Covid – continua – Io chiamo i carabinieri“. “I carabinieri li chiamiamo noi – rispondono gli attivisti – quello è un bene confiscato”.

La questione, al di là di ogni ironia, è piuttosto semplice: al momento della consegna dell’immobile al municipio, nel mazzo di chiavi non sarebbe stata inclusa quella del nuovo portone. “L’ufficiale giudiziario non ha voluto fare la copia“, prosegue la vicina. Così oggi associazioni e dipendenti comunali sono rimasti fuori dalla porta per il tempo necessario a convincere la donna ad aprire il portone e lasciare passare non solo le associazioni in sopralluogo ma anche il rup (responsabile unico del procedimento) del Comune, che ormai di quell’immobile è proprietario.

Nella casa sono rimasti i segni di un precedente affitto, forse a una famiglia di nazionalità filippina. Ci sono lettere attaccate a uno specchio e un invito a non accendere sigarette in cucina scritto in quella lingua. E sono rimasti anche alcuni messaggi d’affetto scritti sulle lampade di carta appese sulle cornici delle porte. Descrizioni di momenti di vita in un immobile che adesso dovrà essere restituito alla collettività.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI