CATANIA – Il Tribunale Civile di Catania non avrebbe ancora sciolto la riserva sulla questione di merito dell’applicabilità della legge Severino nel caso del sindaco Salvo Pogliese. Un nodo da dirimere dopo l’udienza dello scorso 20 gennaio. Un’udienza che di fatto ha segnato la decadenza del congelamento della sospensione prefettizia del luglio 2020. Che quindi si è riattivata in automatico. Ed è qui che è intervenuta la Prefettura di Catania notificando a Palazzo degli Elefanti un foglio A4 su cui è messo nero su bianco che i 18 mesi di sospensione non erano stati completati. In quanto risultava, a conti fatti, che ne avesse ‘scontato’ solo quattro mesi e tredici giorni.
Per la Prefettura, che ha chiesto un parere all’avvocatura dello Stato, l’attesa della decisione della Corte Costituzionale così come voluto dal Tribunale Civile, ha fermato il conteggio. Che ora riprende. Una interpretazione per il collegio difensivo di Salvo Pogliese, composto dall’avvocato Claudio Milazzo ed Eugenio Marano, assolutamente errata. I giuristi reputano ‘la sospensione’ della Legge Severino un istituto cautelare e non una sanzione. E come tale, quindi, è giuridicamente e sostanzialmente collegata temporalmente alla sentenza di condanna di primo grado del luglio 2020 del Tribunale di Palermo. Con un processo d’appello pendente ancora da fissare.
Lo scopo della Legge Severino – secondo il parere degli avvocati del sindaco (sospeso) di Catania – non è di ‘punire’ il condannato ma di ‘preservare’ l’ente amministrato. E i 18 mesi sono considerati un tempo congruo per ‘tutelare’ l’amministrazione pubblica. Per i legali la risposta interpretativa è nella decisione della Consulta stessa, che stabilisce l’assenza di profili di incostituzionalità della Legge Severino ancorandola allo natura cautelare e non sanzionatoria della norma. E quindi la ‘misura cautelare’ sarebbe scaduta proprio ieri, 24 gennaio 2022.
I rimedi giuridici per un nuovo ricorso alla (ri)sospensione ci sarebbero. Anche se sono assai complessi. In attesa di conoscere il giudizio di merito del Tribunale civile, la prima azione da parte degli avvocati sarà quella di chiedere alla Prefettura un’accesso agli atti di tutto il procedimento che ha portato alla riattivazione della sospensione dalla carica di sindaco. L’atto più interessante da consultare sarà quello del parere dell’avvocatura di Stato. I legali vogliono comprendere quale è stata la valutazione interpretativa della norma. A quel punto, gli avvocati potrebbero decidere di imbastire un’altra causa. Anche questa volta la giurisdizione è del Tribunale civile perché si discute di un diritto soggettivo: il diritto di elettorato passivo del sindaco.
Una strada per impugnare, quindi, pare esserci. Ma che Salvo Pogliese decida di intraprenderla non è davvero scontato. Chi ha parlato con lui lo ha visto scoraggiato, deluso e soprattutto stanco. A quel punto, potrebbe decidere di mettersi in panchina e rientrare tra tredici mesi giusto in tempo per organizzare la nuova campagna elettorale per le amministrative 2023. Oppure, addirittura, dimettersi.