Un uomo di 53 anni, Salvatore Grasso, indicato dai carabinieri come organico alla frangia Cappello della cosca dei Cursoti, è stato ucciso poco dopo le 5 di questa mattina, all’interno di un bar di una zona centrale di Catania. A sparare diversi colpi con un rivoltella sarebbe stato un sicario entrato nell’esercizio mentre la vittima giocava con una slot machine.
Al delitto non ci sarebbero testimoni: a quell’ora nel bar Macrì di corso Indipendenza non c’erano altri clienti e il proprietario ha riferito di non essere presente perché intento a sistemare i pezzi per la colazione. Sul posto si sono recati carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Catania, che indagano coordinati dalla Dda della Procura etnea. Gli investigatori stanno svolgendo accertamenti anche per verificare se ci sono collegati tra questo omicidio e l’agguato in cui, ieri a Misterbianco, è rimasto ferito con tre colpi di pistola il boss storico dei Cursoti, Giuseppe Garozzo, noto come ‘Pippo u maritatu’ (Pippo lo sposato) e un suo amico. Un collegameno che, al momento, non avrebbe però ancora trovato riscontri.
L’agguato è scattato alle 5.25: il killer che conosceva benissimo le abitudini di Salvatore Grasso è entrato in azione nel bar di corso Indipendenza, nel quartiere di San Leone, sparando all’impazzata dalla porta d’ingresso. Cinque colpi di pistola hanno centrato alle spalle Grasso che stava giocando a una slot-machine posizionata subito dopo la porta del bar. La vittima non si è accorta di nulla, così come nessuno in tutto il quartiere ha detto di avere visto o avvertito movimenti strani. Grasso, non più giovanissimo, aveva fatto la gavetta nel clan dei Cursoti, quando era un alleato di ferro della cosca Cappello. Nel 1998 fu arrestato e poi condannato per associazione mafiosa e traffico di droga nell’ambito dell’operazione Titanic. Finito in carcere, ci restò per molti anni. Dopo la scarcerazione, l’unico conto con la giustizia era uno scippo che Grasso aveva compiuto ai danni di un’anziana prima di finire nella rete della polizia municipale. Per il resto l’uomo era un abitudinario: viveva nel quartiere di San Leone, si fermava spesso al bar dove quasi sempre giovava alle slot machine.
“E’ ancora troppo presto per parlare di una nuova guerra di mafia a Catania, certo c’è una tempistica da valutare, ma ancora ci sono pochi elementi per un’ipotesi privilegiata”. Lo ha affermato il procuratore capo di Catania sull’omicidio all’alba in un bar della città dove è stato ucciso Salvatore Grasso, di 53 anni, e nell’agguato di ieri a Misterbianco al boss Giuseppe Garozzo, 62 anni, e un 67enne incensurato del posto. Secondo fonti investigative, al momento non emergerebbero prove di collegamenti diretti tra i due episodi, se non la tempistica e l’appartenenza di Grasso e Garozzo al clan dei Cursoti.