Chiamatelo pure spirito di autoconservazione. Quella che doveva essere una decisione senza precedenti, la votazione dell’Ars sull’incompatibilità di un suo deputato, ha assunto oggi i toni dell’inverosimile: in pochi istanti l’Assemblea regionale ha sconfessato non solo la sentenza di un tribunale, ma anche se stessa, andando contro la linea indicata dalla commissione Verifica poteri. La lezione è di quelle che fanno allontanare la gente dalla politica: non importa cosa preveda la legge, non importa che uno dei novanta deputati chiamati a parlare per conto del popolo siciliano abbia patteggiato una condanna per abuso d’ufficio, quel che conta è preservare gli eletti ad ogni costo.
Forse non leggeremo di uno scontro politica-magistratura, oggi. Eppure è di questo che dovremmo parlare: i deputati, ancora una volta, hanno scelto di collocarsi al di sopra delle sentenze, al di sopra di quel giudice della prima sezione civile del tribunale di Palermo che ha deciso, in nome del popolo italiano, che Catalano all’Ars non ci doveva stare. È lo spirito dei tempi, se volete: la politica, comunque sia, va oltre le leggi.
Non ce ne voglia il pubblico dell’Aula, che ha risposto con un applauso all’“assoluzione” parlamentare di Catalano, ma oggi ha vinto la Casta. Non uno schieramento o l’altro: il parlamentare messinese, infatti, è uno dei transform-Ars di cui Salvo Toscano parla nel numero di S in edicola da sabato, un deputato cioè che milita adesso in un gruppo diverso da quello nel quale è stato eletto. Non è una mera formalità: se infatti oggi Catalano fosse decaduto, la maggioranza, e in particolare il Movimento per l’Autonomia, avrebbe guadagnato un seggio, mentre il Pid, all’opposizione, ne avrebbe perso uno.
Eppure l’Ars ha votato trasversalmente. Complice lo scrutinio segreto, a esprimersi a favore di Catalano non sono stati solo gli esponenti dell’opposizione: i voti contro l’incompatibilità sono stati 38, ben più dei 30 sui quali possono contare Pid, Pdl e Fds a ranghi compatti. Non sarebbe neanche bastato un no dei tre deputati del gruppo misto, che pure per almeno due terzi sono collocabili in maggioranza: segno, questo, che lo schieramento Mpa-Pd-Udc-Fli-Aps deve fare i conti con più di un franco tiratore. Qualcuno disposto a rinunciare a un voto in più per la maggioranza pur di salvaguardare Catalano. Di stabilire, in definitiva, un privilegio che ha dell’inaccettabile: tutti i cittadini sono uguali, è vero, ma alcuni sono più uguali degli altri.