Il senatore Davide Faraone, quarantasei anni, siciliano forte di ‘Italia Viva’, è candidato a sindaco per Palermo 2022, data di approdo dell’Orlandismo. Matteo Renzi ha annunciato l’investitura dal palco della Lepolda: “Caro Davide, Palermo ha bisogno di te, e noi siamo convinti che la tua candidatura a sindaco di Palermo non sarà figlia di un accordicchio con qualche forza politica, ma sarà una candidatura che parla alla città di Palermo”. L‘interessato ha commentato: “La città ha bisogno di una svolta vera, per questo mi candido a sindaco. Alleanze? Io per ora guarderei ai cittadini, guarderei ai palermitani. Palermo ha bisogno di una svolta vera. I cittadini palermitani hanno bisogno di una guida solida, che pensi innanzitutto a loro e meno alle alchimie politiche”. Non è la prima volta che si parla di lui con vista su Palazzo delle Aquile. Nel 2012 fu sconfitto alle primarie che videro la vittoria di Fabrizio Ferrandelli su Rita Borsellino. Poi, come si sa, si candidò Leoluca Orlando. E vinse.
Gli inizi a San Lorenzo
Faraone nasce politicamente nel quartiere San Lorenzo, con la riapertura di una sezione del Pds immersa nell’oblio dai tempi del defunto Pci. Fu lui, con suo fratello Gianluca e il papà Rosario, venuto di recente a mancare, a organizzare quello spazio che divenne un centro di aggregazione di tanti giovani e non solo. Era un luogo di discussione all’interno di un partito che, a Palermo, come altrove, era dilaniato dalle consuete divisioni. Un modo per incontrarsi e organizzare un volantinaggio o un dibattito, una struttura impegnata nelle campagne elettorali: le più importanti, al battesimo delle urne, furono quelle del nascente Ulivo di Prodi. Nel Duemila Davide Faraone viene eletto segretario cittadino dei Ds. E comincia ad avere la sua ribalta.
Da consigliere a deputato
Un anno dopo, l’attuale candidato a sindaco diventa consigliere comunale. Da lì comincia la sua ascesa che lo porterà, qualche anno più in là, alle cariche di parlamentare regionale e successivamente nazionale, fino alla nomina a sottosegretario. Fondamentale è l’incontro con Matteo Renzi che è politicamente la sua stella polare, da cui non si staccherà più. Nel settembre del 2019, infatti, segue il suo mentore che ha fondato Italia Viva. Pesa anche lo scontro per la segreteria regionale del Pd, raggiunta, prima della decadenza sancita da Roma, in un mare di polemiche. Confesserà agli amici: “Mi sono tolto un peso e dormo meglio la notte”.
Chi è Davide Faraone
Ma, oltre l’essenziale dinamica degli eventi, riassunta succintamente, chi è Davide Faraone? Un ragazzo appassionato di politica, con un papà sindacalista, che inizia il suo percorso, negli anni Novanta, nel centrosinista non più comunista dopo la famosa svolta. Apre una sezione di cui è segretario e da lì comincia la sua corsa in un mondo ‘da grandi’, con annesso cinismo, dove i ragazzi, in fretta, si ritrovano adulti. E questo porta a delle naturali contraddizioni. Vicino ad Antonello Cracolici, suo amico personale e amico dell’indimenticata Maria Fasolo, Faraone cresce (come succede a tutti), sapendo che, nella trincea politica, i legami contano fino a un certo punto. Infatti, il legame con Cracolici viene spezzato. Del resto, gli scontri, nella sua biografia pubblica, non sono mai mancati. Memorabili quelli con l’ex governatore Rosario Crocetta, né sono mancate le baruffe con Leoluca Orlando alla cui successione si candida. Sostenitore di un dialogo tra i moderati in chiave anti-populista avrà possibilità di sperimentare le sue tesi sul campo.
La vita privata
‘Davide’ è papa di Sara, una ragazza autistica. Lui stesso ha reso nota la vicenda per sensibilizzare sul problema dell’autismo e sulle famiglie che affrontano la malattia. Una circostanza che è entrata nel discorso della candidatura di Renzi: “ Diciamo a Davide comprati un paio di scarpe belle alte, gira per i quartieri, gira per le periferie come sai fare. Fallo portando non solo la tua innegabile abilità tattico politica ma portando la passione di quello che sei stato e sarai guardando al futuro con gli occhi di Sara, con gli occhi di tua figlia”. Il dolore per la morte di Saro, il papà, è, come scritto, una ferita freschissima. Ma c’è già una sfida da affrontare. La politica, come la vita, non ammette fermate.