CATANIA – Sono scattate in questi giorni diverse sorveglianze speciali eseguite dalla polizia di Stato di Catania. Tra i nomi che spiccano c’è Giovanni Comis, esponente apicale del gruppo Picanello di Catania. È una delle cellule mafiose storiche della famiglia Santapaola-Ercolano. Il boss mafioso, il cui nome si trovava già nelle carte dello storico processo Orsa Maggiore, è stato arrestato l’ultima volta nel blitz Orfeo del 2017 proprio come reggente della roccaforte di Cosa nostra.
Ma chi ha preso il posto di Comis nel ruolo di capo? Le risposte si trovano nelle carte dell’inchiesta Picaneddu, scattata qualche mese fa e che vede coinvolto anche Comis ma non per il reato di associazione mafiosa. È il pentito Antonio D’arrigo, detto Gennarino, a rivelare ai magistrati la linea di successione dopo l’arresto del boss.
Le parole di D’Arrigo
Quando entrai nell’associazione nel 2006 il gruppo era retto da Saro TRIPOTO e Santo TUDISCO. Dopo l’arresto del TRIPOTO nel 2009, con l’operazione Summit, prese il suo posto Santo TUDISCO e dopo l’arresto di quest’ulti- mo, dal 2010 è divenuto responsabile di Picanello Lorenzo PAVONE che ha retto il gruppo sino al suo arresto nel 2013. Il posto di responsabile del gruppo è stato quindi preso da Giovanni COMIS dopo la sua scarcerazione nel 2013. Il COMIS ha mantenuto la reggenza sino al suo arresto con l’operazione Orfeo del gennaio 2017.
Per un breve periodo tra l’arresto del PAVONE e la scarcerazione di Giovanni COMIS prese la responsabilità del gruppo Nino ALECCI, mentre la cassa del gruppo e la carta delle entrate e delle uscite la teneva Marco BRISCHETTO. Nella carta sono segnati tutti i detenuti affiliati al gruppo di Picanello che percepiscono lo stipendio. Poi sono indicati gli affiliati liberi perché chi detiene la carta deve sapere chi sono gli affiliati su cui poter contare. Questa carta la teneva sempre Marco BRISCHETTO.
Poi c’è un’altra carta con l’indicazione delle entrate delle estorsioni che quando io ero fuori era detenuta da Armando PULVIRENTI e da Franco SANSONE, che sono due anziani del gruppo.
Poi c’è la carta degli stupefacenti, detenuta da Marco BRISCHETTO, dove venivano indicati i quantitativi di stupefacenti consegnati agli affiliati e i soldi derivanti dalla vendita dello stupefacente. L’incasso andava poi nella carta degli stipendi. Anche parte degli incassi delle rapine andava nella carta degli stipendi.
La casa da gioco clandestina
Poi c’erano gli incassi di una casa da gioco clandestina che si trova in una villetta in via GALATI a Picanello e che è stata gestita da Davide BATTIATO, da Nino ALECCI e da Franco SANSONE. La villetta si trova dove sono state scaricate le uova di Pasqua di cui al procedimento Orfeo. Si tratta di un posto vicino a dove fu arrestato Alexandro DI MAURO.
Nella casa si gioca a Chemin e alla Zecchinetta, e vengono giocatori da tutti i quartieri di Catania. Una parte delle vincite viene lasciata alla casa da gioco. Ora che il BRISCHETTO è detenuto penso che la carta sia custodita da qualcuno degli anziani.
Gli “stipendi”
In carcere io percepivo lo stipendio prima di 500 euro e ultimamente di 300 euro al mese. I soggetti di vertice prendono intorno a 1.000 euro mensili. Io stesso portavo a Giovanni COMIS mille euro al mese e li consegnavo al figlio Nunzio. Il CARDILLO ora prende 500 euro al mese perché il nuovo responsabile del gruppo ha dimezzato tutti gli stipendi perché è un momento difficile e perché Giovanni COMIS ha fatto sparire tutti i soldi.
Ultimamente in carcere ho incontrato Melo SCIUTO del nostro gruppo e mi ha detto che la carta degli stipendi la deteneva Franco SANSONE e lo SCIUTO non era inserito.
Dopo l’arresto di COMIS, per un breve periodo, hanno preso la reggenza del gruppo Giuseppe RUSSO, detto il giornalista o l’elegante perché è il genero di Giovanni PIACENTI detto “l’elegante”, e Enzo DATO, attualmente latitante. Dopo pochi mesi, la reggenza è stata affidata a Melo SALEMI, appena lo stesso è rientrato da Riposto dove scontava l’obbligo di soggiorno. Come ho già detto Melo SALEMI ha dimezzato gli stipendi di tutti perché non ha trovato soldi nella cassa.
Il COMIS in carcere diceva che aveva lasciato trentamila euro ma il DATO e il RUSSO hanno fatto sapere che non avevano trovato niente.