PALERMO – “Sarò sicuramente in prima linea per dare una mano a Palermo: io ci sarò anche alle regionali”. Ester Bonafede, ex assessore regionale e membro della direzione nazionale dell’Udc, si mette a disposizione della coalizione. L’obiettivo è lavorare all’unità. Bonafede, da sempre vicinissima al leader nazionale Lorenzo Cesa, si dice felice per il ritrovato dialogo tra Musumeci e i partiti della coalizione. Anche in vista dell’appuntamento con le amministrative di Palermo. Da qui, cinque anni fa partì infatti la “reconquista” dell’Udc che usciva a pezzi dall’esperienza Crocetta.
Bonafede, rompiamo il ghiaccio: parliamo del governo regionale. Stamattina Musumeci ha detto che non c’è nessuna crisi. Le sembra credibile?
Che non ci sia crisi è un dato di fatto perché la crisi è quella di una coalizione e nessun partito della coalizione ha mai manifestato in nessuna occasione un allontanamento dal progetto inziale. Il governo Musumeci è stato uno dei governi più stabili dal punto di vista politico. Il fatto che questo sia avvenuto è probabilmente anche frutto del buonsenso che i partiti della coalizione hanno esercitato in un momento di grande incertezza per la collettività. Avendo ricoperto il ruolo di assessore regionale, mi rendo conto di quanto sia delicato esercitare un ruolo istituzionale, bisogna rimanere molto saldi e molto stabili: il messaggio da mandare alla collettività, in un momento di grande preoccupazione, è quello di rigore e fermezza.
Però è stato il presidente a parlare di un azzeramento.
Infatti dico che sono contenta che il presidente sia ritornato sui suoi passi. Ma sono contenta sia come siciliana sia come politico. Sottolineo che chi si candida a governare, anche se eletto da una coalizione, ha tra i suoi compiti assegnati, quello di essere uno strumento che porta alla collettività un messaggio di stabilità e serenità.
Le parole di Musumeci agevolano probabilmente l’incontro che oggi pomeriggio il presidente avrà con il segretario del suo partito. E’ più semplice trovare una quadra?
Lo ripeto a costo di diventare ridondante. Nessun partito della coalizione in questo governo in carica, non parlo dello scenario che si profilerà per le prossime elezioni regionali, nessun partito di questo governo ha mai manifestato forme di distanziamento da un’unità complessiva e i rappresentanti del governo, che sono gli assessori indicati dai partiti, ne sono stati in qualche modo lo strumento ma anche la verifica. Semmai in aula è accaduto un episodio che aveva dato luogo pubblicamente all’apertura di una crisi in un momento in cui per altro i siciliani sono occupatati ad affrontare una quotidianità segnata dal Covid. Per cui non mi stupisco che il presidente dica che la crisi non c’è. Non c’è la crisi, non c’è mai stata in cinque anni. Forse se guardo indietro e penso anche al governo precedente del quale ho fatto parte e di altre esperienze del passato hanno avuto sicuramente momenti di grande fibrillazione. Questo presidente sicuramente non può lamentarsi dei partiti che hanno contribuito a eleggerlo, di cui noi facciamo parte in maniera anche significativa. E’ bene che il presidente, in questo frangente, abbia finalmente deciso di colloquiare con i partiti. Tante volte parlando con il presidente gli ho suggerito che sono i partiti ad averlo voluto, che è sano parlare con i partiti soprattutto perché non gli hanno creato nessun problema di governo.
Si parlava di elezioni regionali, lei che quadro immagina?
Immagino che ci sia di nuovo una grande unità, che è il presupposto per presentare ai siciliani un candidato. Visto il momento storico, sarebbe sbagliato da parte mia prefigurare un orizzonte, dobbiamo aspettare alcune cose che immagina. Ma posso dirle che una delle caratteristiche del centrodestra siciliano di questi anni è stata l’idea di convergere. Poi ci tengo a dire una cosa.
Prego.
Non amo attribuire al mio modo di intendere la politica, piuttosto che la vita, la parola “moderato” perché non mi piace. La moderazione, che è un sentimento di misura, cozza un po’ con la politica che è contrassegnata dalla passione.
La possiamo definire una centrista?
Assolutamente sì. Aggiungo che oggi il centro è un luogo congeniale, un ottimo osservatorio per capire come andare incontro alle esigenze dei cittadini che sono anche persone.
L’occasione del voto del Quirinale sarà un banco di prova anche per il centrodestra in termini di unità. Non pensa?
Sicuramente sì. E’ un momento particolare per l’Italia e per la Sicilia, serve un messaggio di speranza in un momento così difficile. Io che vivo tra la gente con la gente, penso si debba parlare all’anima delle persone. Sono tutti così spaventati per quello che stiamo vivendo che abbiamo l’obbligo di essere rassicuranti. La politica deve vestire un linguaggio di sincerità perché le persone non hanno più voglia di leggere di diatribe, artifizi e strategia.
Le amministrative saranno un antipasto delle regionali. A proposito di sincerità, c’è sincerità all’interno del centrodestra palermitano che non sembra esattamente coeso nell’individuazione di un unico candidato?
Io ho partecipato a qualche tavolo. Alle scorse amministrative ho voluto fortemente, per qualcuno incomprensibilmente visto che ero stata estromessa dalla giunta Crocetta perché avevo seguito Lorenzo Cesa che aveva deciso di ritornare nel centrodestra. Siamo arrivati alle comunali senza avere neanche un deputato regionale, un assessore o un consigliere comunale perché nel frattempo era nato un altro gruppo che aveva assorbito quello che rimaneva nell’Udc. Io ho voluto fortemente una lista con il simbolo e il segretario nazionale Cesa ha creduto in questa proposta. Quel risultato (il 3,06%) anche se non ha portato un consigliere comunale ha dimostrato che il nostro simbolo aveva ancora una tenuta e da quel momento è partita la crescita che ci ha portati alle regionali a ottenere il 6,9%.
E adesso?
Credo che questo simbolo ha sempre una storia illustre, ma dobbiamo pensare che conquistare la fiducia dei nostri giovani e una nuova classe dirigente bisogna riempire di contenuti anche nuovi e attuali quello che la storia ci consegna di positivo. Sono sicura che faremo un lavoro importante e di unificazione di questo centrodestra che ha troppi spiragli di individualismo e che invece deve dare a Palermo un’anima rinnovata.
Andate avanti sul nome di Lagalla?
Il professore ha sempre goduto di stima, anche prima di aderire all’Udc. Lo consideriamo
un candidato che porterebbe alla vittoria un centrodestra unito. Ma per carattere politico non siamo abituati a pretendere i ruoli, crediamo che Lagalla abbia tutte le caratteristiche giuste per vincere. È una candidatura che da sola è eloquente. Anche prima della sua adesione all’Udc avremmo detto lo stesso.