Senza cedere il credito d’imposta maturato con i lavori svolti con il Superbonus, e non solo, le imprese dell’edilizia rischiano di fallire, bruciando migliaia di posti di lavoro che sono stati creati proprio grazie a questa misura. A lanciare l’allarme gli imprenditori, tecnici e fornitori scesi in piazza a Roma per protestare contro il blocco della cessione del credito prevista dall’articolo 28 del decreto Sostegni ter. ”Siamo venuti ieri sera da Bari – dice il titolare di un’impresa – ho quasi 1 milione di credito che non posso più scontare dalle banche che hanno messo un fermo. Non si può cambiare le carte in tavola quando abbiamo fatto milioni di investimenti e assunto oltre 25 operai. Attualmente abbiamo 15 cantieri avviati tra i bonus al 90% e 110%, per un fatturato totale di circa 5-6 milioni. Il rischio è il fallimento. Ho ancora autonomia uno o due mesi con i miei soldi personali”.
“Non siamo dei truffatori”
Le imprese e i tecnici lamentano l’applicazione retroattiva della norma e il blocco in pratica dei lavori già avviati. E si sentono offesi da chi indica la categoria con chi truffa le casse dello Stato. Per manifestare sono arrivati anche dalla Sicilia: ”Non siamo tutti truffatori – dicono – il 99,9% siamo imprenditori che ci alziamo alle 5 del mattino e ci andiamo a sporcare le mani con il cemento. Spero che il governo ampli il numero di cessioni almeno a tre, così io impresa posso vederlo al mio fornitore, e il mio fornitore può venderlo alla banca”. CONTINUA A LEGGERE SU LIVESICILIA