"Così la mafia mi ha estromesso| dal bar al centro commerciale di Carini" - Live Sicilia

“Così la mafia mi ha estromesso| dal bar al centro commerciale di Carini”

La testimonianza di un imprenditore
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Gli avrebbero costruito attorno una trama per metterlo in trappola ed estrometterlo. Ma Rosario Lunetto, prima indagato, è ora divenuto parte lesa nel processo alla cosca di Partinico in corso di fronte la terza sezione penale del tribunale di Palermo. Oggi ha raccontato in aula la sua versione sulla vicenda riguardante il bar aperto al centro commerciale “Ferdico” di Carini in società con Salvatore Cataldo.

Un’esperienza che, dopo l’investimento, per Lunetto sarebbe durata solo dall’aprile all’agosto del 2006. Estromesso per volere di Salvatore Cataldo e del suo gruppo che gli avrebbero imposto la cessione del 50 per cento delle sue quote senza un equo corrispettivo.

Lunetto in aula continua a sostenere di essere stato intimidito, “ho avuto paura” continua a ripetere a riguardo. “Volevo allontanarmi da quell’ambiente, mi sono spaventato” dice, per questo per lui quei soldi erano persi e basta. “Purtroppo nella vita si può fare un passo indietro, ho avuto paura e tagliato i rapporti con queste persone”. Secondo il racconto di Lunetto a riaprire il capitolo sarebbe stato Gianfranco Brolo. “Era dispiaciuto – dice – ‘possiamo provare se conosco qualcuno a Carini, magari recuperi qualche cosa’ mi ha detto Brolo”. Il testimone spiega come l’interessamento di Brolo sarebbe stato dettato da una riconoscenza nei suoi confronti, per avergli in passato prestato dei soldi e anche battezzato il figlio.

“Io ti ringrazio, non vorrei creare problemi – continua Lunetto citando la sua risposta a Brolo – io non voglio più riaprire questo discorso perché mi spaventano”. Ma Brolo sarebbe andato dritto, per far recuperare qualcosa a Lunetto. E nella vicenda coinvolge Elviro Paradiso, suo vicino di casa e amico fidato. Brolo si sarebbe dato da fare per combinare un incontro con Cataldo e il suo gruppo. Che si concretizza nell’ottobre del 2009, in un negozio di mobili in via Dante. Lunetto si presenta con Brolo, Paradiso e Antonino Lu Vito, un archietto che Lunetta conosceva perché “gli ho venduto dei mobili”. Il perché della sua presenza lo spiega Lunetto: “Successivamente mi dicono che era per non dare punti di riferimento su Partinico, Lu Vito era persona fidata di Gaetano Fidanzati, persona di spicco a Palermo”.

Ma alla riunione non si combina nulla. “Stiamo perdendo tempo”, avrebbe detto Carmelo Culcasi in risposta al racconto di Lunetto. Questi era intervenuto per conto di Cataldo, insieme al figlio di Francesco Tagliavia, Girolamo Guzzo, Giuseppe Di Maria, e tale Ziino di Balestrate. Tutto era post-datato all’uscita dal carcere di Fiilippo Riccobono che, da dietro le sbarre, scriveva a Lunetto per dirgli di “rigare dritto”. In ogni caso le quote erano state cedute e nulla si poteva più fare. “Dopo tutta questa situazione mi sono spaventato ancora di più, ho capito il peso e il ruolo di queste persone. Io vantavo un credito da Riccobono mi diceva di stare fermo, quando esce lui sistemiamo la situazione – spiega Lunetta – perché ‘quando le persone sono in disgrazia non si devono fare discussioni”.


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