“Hanno minacciato di venirci a prendere a casa, di distruggere la telecamera. Sono sconvolto, volevamo soltanto intervistarli per conoscere le loro ragioni”. E’ il commento “a caldo” con Livesicilia del giornalista Salvo Cutuli, pochi minuti dopo l’aggressione subita da parte di un gruppo di persone che hanno preso le difese del sacerdote accusato di pedofilia e rimosso dopo l’inchiesta di “S”.
Puntuale e preciso, Salvo Cutuli è il punto di riferimento del mondo dell’informazione della provincia di Catania. I suoi servizi da anni raccontano fatti e misfatti della costa jonica, andando a fondo, verificando con scrupolo le notizie poi pubblicate su Rei tv: la prima rete per ascolti e programmazione alle falde dell’Etna. Instancabile, non conosce orari. Per intervistare i fedelissimi del prete sospeso, come spesso accade, Salvo ha rinunciato a cenare a casa e con il cameraman Rosario Nicolosi si sono recati sotto la sede della Diocesi di Acireale, a pochi metri dal Comune e piazza Duomo. Il suo è un volto noto, ma stavolta, quando Rosario Nicolosi ha acceso la telecamera, è scattata l’aggressione. In cinque circa li hanno circondati e la telecamera ha registrato tutto: “Devi astutari sta telecamera, viri ca ta staiu spaccannu nda testa, appena nesciunu i me fotu ti vegnu a ciccari”, si sente nel clip pubblicato da Rei tv, che Livesicilia ripropone. Si tratta della versione ridotta del filmato, che contiene soltanto alcuni momenti dell’aggressione, nella versione integrale le minacce sono preoccupanti e i giornalisti hanno deciso di denunciare gli aggressori consegnando il filmato. “Cu ti chiamau? -dice uno dei “fedeli” del prete pedofilo- attia cu ti chiamau? Vi nnata gghiri ri ca…”.
Scene che testimoniano quanto la tensione ad Acireale sia alta, svelando un substrato culturale fatto di omertà e probabilmente anche di complicità che ha consentito al prete pedofilo -sino alla pubblicazione del mensile “S”- di cantare messa nella principale chiesa locale, servito e riverito. Adesso l’importante chiesa continua ad essere gestita da un gruppo di fedelissimi del prete sospeso, che presidiano la sagrestia, e inventano acrobatiche argomentazioni sui reali motivi della rimozione del sacerdote.
Sul web non si contano i commenti anonimi a sostegno del prete e gli insulti ai giornalisti e ai due poveri abusati che dopo anni di sofferenze hanno trovato il coraggio di denunciare tutto. Il nome del molestatore non è stato svelato da “S”, in questo modo, gli acesi hanno un ultimo segreto di pulcinella: conoscere l’identità del pedofilo che tutti conoscono. Visto come stanno andando le cose, visti i segreti che sono stati coperti negli ultimi 20 anni, c’è da credere che in molti continueranno a fingere di non sapere.