Sei persone, tra cui due imprenditori, sono state arrestate dalla Squadra Mobile di Enna nell’ambito di un’operazione antimafia denominata in codice ”Nerone 2”. L’inchiesta e’ coordinata dai magistrati della Dda di Caltanissetta che contestano agli indagati i reati di concorso esterno in associazione mafiosa e illecita concorrenza con minaccia e violenza. Gli imprenditori, uno di Ramacca (Catania) e l’altro di Isnello (Palermo), sono accusati di essere ”a disposizione” di Cosa Nostra.
I due sarebbero riusciti ad aggiudicarsi alcuni appalti per il rifacimento delle opere di urbanizzazione della zona artigianale di Aidone grazie alle pressioni e alle intimidazioni esercitate da esponenti delle cosche mafiose dell’ennese nei confronti di altre ditte locali. Due degli altri quattro arrestati sono gia’ stati condannati in primo grado per associazione mafiosa; tre sono attualmente detenuti.
I NOMI DEGLI ARRESTATI
Gli imprenditori arrestati sono Nicola Crapa, di Isnello (Pa), 45 anni; Antonino La Mastra, di Raddusa (Ct), 54; Luigi Gigliara, nato a Rivoli (To), ma residente ad Aidone, 48. Una nuova ordinanza di custodia è stata notificata a tre persone già detenute: Vincenzo Scivoli, 43, di Aidone; Elena Caruso, 42; Ivano Antonio Di Marco, 39, di Raddusa. ‘Nerone’ 2 è la seconda tranche dell’operazione denominata ‘Nerone’ che nel 2010 ha fatto luce sull’esistenza ad Aidone di un’articolazione della famiglia mafiosa di Enna, che aveva cominciato a ricattare sistematicamente le imprese aggiudicatarie dei lavori nel territorio comunale. Tra gli esponenti di spicco dell’operazione ‘Nerone 2’, Vincenzo Scivoli, Ivano Antonio Di Marco e Riccardo Abati, già condannati nel maggio 2011 dal gup di Caltanissetta, per il reato associativo e numerosi episodi estorsivi.
L’imprenditore di Isnello, Nicola Crapa, in un primo momento vittima di estorsioni, sarebbe diventato un punto di riferimento per i mafiosi. Dopo avere pagato la ‘messa a posto’, mentre eseguiva i lavori di demolizione e ricostruzione di un fabbricato nel quartiere San Giacomo, ad Aidone, e avere rifiutato qualsiasi forma di collaborazione con gli inquirenti, si sarebbe trasformato in un imprenditore di fiducia che “doveva prendere lavori”, perché “amico” disponibile al pagamento della tangente. Crapa, di sua iniziativa, avrebbe cercato di agganciare referenti mafiosi di particolare “peso” nell’Ennese, per facilitare i rapporti con l’organizzazione. Per l’altro imprenditore arrestato, Antonino La Mastra, il collaboratore di giustizia Di Fazio aveva già parlato dei legami con Cosa nostra, grazie al quale La Mastra poteva disimpegnare agevolmente la propria attività imprenditoriale.
Nel corso delle indagini è stato accertato che Vincenzo Scivoli, grazie alla disponibilità di Elena Caruso e Luigi Gigliara, detto ‘Gino’, aveva fatto collocare delle bottiglie incendiarie presso le abitazioni di due imprenditori della zona, che avevano avuto contatti con la Raicost, l’impresa palermitana aggiudicataria dei lavori per le opere di urbanizzazione della zona artigianale di Aidone, in modo da convincerli a non offrire forniture e la propria opera.