Palermo: l'ergastolano, il figlio e i nuovi boss tutti condannati

Palermo: l’ex ergastolano, il figlio e i nuovi boss tutti condannati

Processo a capi e gregari del mandamento di San Mauro Castelverde

PALERMO – I boss sono stati tutti condannati. A cominciare dallo storico capomafia di San Mauro Castelverde, Domenico “Mico” Farinella, e del figlio Giuseppe.

Gli imputati e le pene

Il processo si è svolto con il rito abbreviato davanti al giudice per l’udienza preliminare Ermelinda Marfia. L’acccusa era rappresentata dai sostituti procuratori Bruno Brucoli e Gaspare Spedale. Ecco gli imputati, tutti coinvolti nell’inchiesta “Alastra”, e le rispettive pene per la maggior parte in continuazione con precedenti condanne, ridotte di un terzo come previsto nel rito abbreviato: Giuseppe Farinella (12 anni) Domenico Farinella (6 anni), Giuseppe Scialabba (16 anni), Antonio Alberti (10 anni), Francesco Rizzuto (10 anni), Gioacchino Spinnato (4 anni), Mario Venturella (8 anni e 10 mesi).

Assolti Rosario Anzalone, Vincenzo Cintura e Arianna Forestieri.

Le parti civili

Nel processo si erano costituiti parte civile Solidaria, assistita dall’avvocato Maria Luisa Martorana, Sos Impresa (avvocato Fausto Amato), Centro Pio La Torre (avvocato Francesco Cutraro), Addiopizzo (avvocato Maurizio Gemelli), Comuni di Castelbuono, Pollina (avvocato Ettore Barcellona) e Castel di Lucio (avvocati Cutraro), Federazione antiracket, associazione Antonino Caponnetto, Confcommercio, Confesercenti e Sicindustria (avvocato Barcellona). Parte civile anche in titolari di un ristorante con l’assistenza dell’avvocato Salvatore Caradonna e un altro imprenditore, Michelangelo Mammana, assistito dagli avvocati Fausto Amato e Maria Luisa Martorana, impegnato nel settore edile e delle energie alternative, originario di Castel di Lucio.

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Il fedelissimo dei corleonesi

Mico Farinella, fedelissimo dei corleonesi di Totò Riina, tornò in carcere nel blitz del giugno 2020, appena un anno dopo la sua inaspettata liberazione. Nell’aprile 2019 un ricalcolo della pena aveva consentito al boss di evitare l’ergastolo che gli era stato inflitto per la somma di alcune condanne e di tornare in libertà dopo quasi 27 anni di carcere. In cella c’era finito nel 1994.

Ergastolo evitato

Aveva goduto dell’indulto per un periodo di tre anni, detratto da una delle pene. La Procura generale aveva fatto ricorso contro la scarcerazione decisa dai giudici della Corte d’assise. Il principio del “cumulo” prevede, nel nostro ordinamento, una pena massima di 30 anni; tranne quando s’incorre in due condanne a 24 anni. In questo caso la pena viene commutata nell’ergastolo. La difesa aveva dimostrato che in una condanna del 2002 era stato applicato l’indulto, grazie al quale l’imputato aveva ottenuto uno sconto di pena di tre anni, facendola scendere sotto il limite di 24.

Dalle indagini della Direzione distrettuale antimafia verrebbe fuori che nonostante fosse detenuto nel carcere di Voghera (leggi qui: carcere colabrodo) in regime di alta sicurezza Mico Farinella sarebbe riuscito ad impartire gli ordini al figlio attraverso i pizzini.

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