Una diverbio con un compagno. La punizione dei genitori. E il gesto estremo. Gli investigatori provano a ricostruire la tragedia di ieri sera a Palermo. La vita di una donna è appesa a un filo. E’ in coma al Civico, in condizioni disperate. Il figlio, anche lui ricoverato, dovrebbe essere fuori pericolo. Ma come sono andati i fatti? La famiglia è riunita a cena. Il bimbo di 12 anni reagisce: “Allora scappo dal balcone”. Si è lanciato dal terzo piano di un palazzo di via Crispi perché i genitori gli avrebbero impedito di partecipare ad una gita scolastica. La madre, 46 anni, probabilmente presa dal panico si è lanciata pure lei nel vuoto. Un vicino di casa ha raccontato di averle visto scavalcare la ringhiera.
Caso chiuso? Il padre è stato sentito dagli uomini della sezione omicidi della Squadra mobile. Su di lui, in un primo momento, erano ricaduti i sospetti della polizia: la prima ipotesi era che fosse stato lui a scaraventare i familiari dal balcone. Invece l’uomo, un meccanico di 41 anni, ha raccontato e la sua versione ha convinto gli investigatori che dopo l’ennesimo rimprovero il figlio ha urlato: scappo da casa, anzi mi butto dal balcone. Non riuscendo a fermarlo l’uomo avrebbe sceso di corsa le scale per soccorrerlo e giù, sulla strada, avrebbe trovato il figlio e la moglie che, nel frattempo, si era buttata.
Ci sono, però, le parole del dodicenne ad alimentare un dubbio. Il ragazzino, ricoverato all’ospedale dei Bambini – è in prognosi riservata ma vigile – ha accusato il genitore. Sarebbe stato lui, ha detto, a scaraventarlo dalla finestra. Perché? “Perché è pazzo”. Una frase buttata lì, magari per ripicca nei confronti del genitore?