Berlusconi, Miccichè, La Russa: i telefoni caldi del centrodestra

Berlusconi, Miccichè, La Russa: i telefoni caldi del centrodestra

Nelle prossime ore, in un modo o nell'altro, i nodi saranno sciolti. Il leader di Forza Italia in campo.
PALERMO 2022
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Non piange ancora, ma squilla il telefono tra le anime irrequiete del centrodestra impegnate a ricucire la tela di Palermo e del candidato sindaco. Non è, come sappiamo, una storia semplice, anche se ieri c’è stato qualche passettino in avanti. Poco prima della presentazione di Francesco Ciccio Cascio, in una sessione notturna, si erano sentiti Gianfranco Micciché e Ignazio La Russa che conducono la trattativa per Forza Italia e Fratelli d’Italia. Poi, ognuno è andato a ruota libera con le sue dichiarazioni ‘a petto in fuori’. E’ noto che la mancata intesa per Palazzo delle Aquile creerebbe uno scenario assai negativo per Palazzo d’Orleans. Ed è quella la partita che interessa più delle altre.

L’apertura di Miccichè

Le parole di Micciché, ieri, complice la telefonata, sono apparse come una timida apertura sulla vicenda delle regionali che, in un quadro complessivo, congelano l’intesa della coalizione su Palermo: “Non abbiamo mai preteso di avere il candidato presidente delle Regione. Non ho preclusione su Musumeci. Sia candidato presidente della Regione a patto che lo sia della coalizione. Cinque anni fa abbiamo presentato il candidato a settembre. Non possiamo legare Palermo a ciò che accadrà nei prossimi mesi”. Appunto, un passettino in avanti – un grande passo rispetto alle sciabolate di qualche tempo fa – che lascia irrisolto un problema sollevato dallo stesso La Russa poco prima: “Le condizioni non sono mutate e non vedo colpi di reni dei leader del centrodestra come Berlusconi o Salvini. A mio avviso è una follia separare il discorso delle elezioni comunali da quelle regionali. Chi dice ne parliamo dopo è in malafede”. Sono le rette parallele di chi vuole togliere Palermo dal mazzo e di chi, invece, chiede una sintesi totale per andare avanti.

Berlusconi fa da mediatore

Ma in queste ore decisive – quante volte lo abbiamo scritto, tuttavia il tempo depone a favore di una soluzione – pure a Roma e dintorni i telefoni sono caldi. Silvio Berlusconi è sceso in campo per convincere Giorgia Meloni. Gli argomenti sono sempre gli stessi: ‘Non possiamo andare divisi, abbiamo aperto con Miccichè alla possibilità di un ragionamento su Musumeci o comunque su un vostro candidato. I toni non sono più bellicosi…’. Ieri sera, il fondatore di Forza Italia è intervenuto, nero su bianco, con una nota-appello: “Sono stato da più parti chiamato ad intervenire sulle candidature alle elezioni siciliane. Mi sembra che la cosa fondamentale sia essere uniti, perché uniti si vince, divisi si perde. Credo quindi che ci debba essere al più presto un incontro tra noi, Fratelli d’Italia, la Lega e le altre forze politiche del centrodestra per individuare e decidere delle candidature condivise”. Solo se la mediazione berlusconiana andasse a buon fine, si riaprirebbero davvero tutte le opzioni con esiti da riscrivere.

Appuntamento al ballottaggio?

Tutti, nel frattempo, stanno telefonando a tutti e se ne sentono di ogni colore, tra proposte e provocazioni: Lagalla candidato sindaco, Cascio vicepresidente dell’Ars, Cascio candidato sindaco, Varchi candidata alla Regione… Le ipotesi verosimili, al momento, non sembrano cambiate: con Cascio e la Lega oppure divisi, con il solo Lagalla in campo per il sostegno dei meloniani, o con Lagalla e Varchi. Parallelamente si va diffondendo, in misura più o meno robusta, una corrente di pensiero che rimanderebbe ogni discorso al presumibile ballottaggio di Palermo. Il secondo turno, infatti, potrebbe essere un’opzione per riannodare i fili in precedenza spezzati.


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