Turismo, Filcams Cgil: "A Catania settore ancora in ginocchio" - Live Sicilia

Turismo, Filcams Cgil: “A Catania settore ancora in ginocchio”

"Un numero troppo esteso lavoratori non riesce a sottrarsi al tunnel di precarietà e illegalità contrattuale". 

 CATANIA – “Il settore turistico catanese non ha ripreso quota dopo lo stop imposto dalla pandemia. I circa 2.000 operatori che, a vario titolo, si occupano di ricezione tradizionale e digitale e di agenzie di viaggio fanno i conti con lavoro nero, contratti fantasma o part time solo sulla carta. I cassaintegrati sono circa 500”. Lo afferma il segretario della Filcams Cgil, Davide Foti, sottolineando che “e’ difficile persino fare la conta degli addetti ai lavori, tanto il lavoro nero e’ diventato endemico: lo era gia’ prima della fase pandemica e lo e’ di piu’ adesso”.

Secondo il sindacato “molto si potrebbe fare attraverso i ‘tavoli di lavoro’ dai quali le istituzioni locali che hanno dimostrato ‘palese inefficienza’ nel sostenere il comparto potrebbero guadagnare suggerimenti direttamente dalla base” e “tra gli obiettivi immediati potrebbero esserci le opportunita’ offerte dal Pnrr”.

“A Catania un numero troppo esteso di lavoratrici e lavoratori – dice Davide Foti – non riesce a sottrarsi al tunnel di precarietà e illegalità contrattuale”. Catania non vede lustro, e non soltanto perche’ la pandemia ha massacrato un settore strategico per tutto il territorio, ma anche e soprattutto perche’ le istituzioni non hanno studiato strumenti e soluzioni idonei. Il settore turistico, alberghiero e ristorativo, che a differenza di molti altri settori ha vissuto in totale emergenza lavorativa, con stipendi decurtati e piu’ poveri della media, e’ costituito da tantissimi operatori costretti a lavorare in nero o con contratti part time, ma con prestazioni effettive di oltre 12 ore lavorative che poi non vengono pagate in toto. Ad evitare il tracollo totale sino ad oggi e’ stato il blocco dei licenziamenti ma – chiosa Foti – da qui in avanti difficilmente potremo arginare una deriva sociale e di disoccupazione che prevediamo essere catastrofica”.


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