Antimafia, Morra e il sospetto della registrazione: seduta sospesa - Live Sicilia

Antimafia, Morra e il sospetto della registrazione: seduta sospesa

Inquietante fuori programma nel corso delle audizioni della commissione

Mattinata un po’ movimentata quella di oggi per la Commissione nazionale antimafia che da ieri è a Trapani per una serie di audizioni. Stamane ad essere stati convocati sono stati i vertici locali della massoneria locale, c’erano quelli del Grande Oriente e della Loggia Regolare, e già al loro arrivo alcuni dei gran maestri presenti non hanno mancato di mostrare della insofferenza perchè nel frattempo erano anche giunti i giornalisti. Ma a parte che solo qualcuno ha affrontato in malo modo i cronisti, la tensione grazie all’intervento dei funzionari parlamentari e della prefettura si è allentata. Per riaccendersi appena poco dopo quando il presidente della bicamerale, senatore Morra, uscendo dal salone dove erano cominciate le prime audizioni, dopo aver dovuto fare forza per riuscire ad aprire la porta per potere accedere nell’anticamera dove si trovavano altri rappersentanti delle logge, ha notato due persone ferme a ridosso della porta: una di queste teneva sul palmo della mano uno smartphone, ha spiegato Morra, “con lo schermo illuminato””, il telefonino non era insomma nella fase di sospensione durante la quale è notoriamente scuro.

Le parole di Morra

Il presidente Nicola Morra, dialogando con i cronisti, ha così spiegato: “Il sottoscritto si stava recando ai servizi – racconta Morra – e aprendo la porta del salone principale, ho trovato resistenza, perchè dietro la porta c’era una persona, la cui presenza impediva l’apertura della porta: aprendola ho trovato due persone, di cui una appoggiata alla porta, con il cellulare sul palmo della mano ed il display illuminato”. “Non so cosa stava facendo, ma acusticamente, era molto semplice ascoltare ciò che veniva detto all’interno del salone – ha concluso Morra – anche durante le audizioni dei rappresentanti delle associazioni massoniche, che tra l’altro erano state secretate, su richiesta degli auditi. A meno che non fosse sordo al 150%, si sentiva tutto”.

L’intervento della Digos

La circostanza ha indotto il presidente a rientrare e sospendere i lavori della Commissione, per chiedere l’intervento della Questura che sul posto ha mandato i poliziotti della Digos. Fino a questo momento è rimasto solo un sospetto il fatto che chi teneva il telefonino, stesse cercando di registrare l’audizione, Sospetto che ha indotto Morra per l’appunto a sospendere le audizioni, che sono ripresa dopo quasi un paio di ore. A tenere il telefonino in mano un medico, gran maestro della loggia Ferrer di Castelvetrano, che si è aggiunto alla delegazione dei gran maestri solo in mattinata, non era tra i convocati ma ha chiesto di potere essere sentito anche lui e quindi la prefettura lo aveva fatto entrare. Per quanto riguarda le audizioni si è saputo che gli auditi, hanno chiesto la secretazione dell’audizione. Paradossale quindi che mentre c’è stato chi ha chiesto il segreto, fuori dall’aula qualcuno avrebbe cercato di registrare ciò che dentro il salone si diceva. Tra gli argomenti richiesti ai massoni che erano in audizione, c’è anche una presunta connessione tra una struttura del Cnr e la latitanza di Matteo Messina Denaro. Ma i commissari hanno anche chiesto notizie sulle modalità di adesione alle logge, se vengono fatti controlli approfonditi sulle persone ammesse a partecipare ai riti massonici. La Digos sta eseguendo accertamenti su quanto accaduto sotto il coordinamento della Procura di Trapani.

Le audizioni

Le audizioni dei rappresentanti provinciali delle associazioni massoniche, vengono svolte nell’ambito di un comitato, diretto dalla senatrice Margherita Corrado, “che ha lo specifico mandato di lavorare su queste aderenze, su queste relazioni opache”, ha detto il presidente della commissione Antimafia. L’argomento ieri è stato al centro anche delle audizioni dei pm della Procura di Trapani, anche in merito all’indagine Artemisia, su una associazione segreta a Castelvetrano, per cui è tuttora in corso un processo al Tribunale di Trapani, per violazione della Legge Anselmi. Per il presidente della bicamerale Morra in provincia di Trapani «c’è un problema giustizia. Il presidente del Tribunale Andrea Genna ci ha rappresentato una situazione numericamente imbarazzante, perciò se la magistratura non riesce a stare dietro alla mole di lavoro è ovvio che la criminalità organizzata ne trae vantaggio». Riferendosi poi al boss Matteo Messina Denaro, da trent’anni latitante, il presidente della commissione antimafia ha osservato: “Dobbiamo domandarci se è stato fatto tutto, o se ci sia difetto di volontà o di intelligenza”. Secondo Morra tuttavia “dalle audizioni e dall’atteggiamento delle persone ascoltate sono emersi elementi nuovi”.

“Le dichiarazioni di Draghi? Giusta direzione”

A proposito poi delle odierne dichiarazioni del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel corso del convegno milanese dedicato al ruolo della finanza e dell’economia della lotta alla mafia, il presidente dell’Antimafia Morra lasciando la prefettura di Trapani al termine della due giorni di audizioni ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Fa piacere che il Presidente del consiglio prenda coscienza di questa emergenza criminal-mafiosa che affligge il Paese ormai da decenni. Quanto dichiarato dal Presidente Draghi – prosegue Morra – è nella giusta direzione di marcia. Sono convinto, a questo punto, che vada riformato il diritto economico nel suo complesso: il diritto fallimentare ed il diritto societario, partendo dall’intestazione fittizia di beni (512 bis del c.p.), ad esempio, per combattere la mafia s.p.a. che essendosi trasformata, come ha giustamente sottolineato Draghi, in una holding economico-finanziaria aggredisce il mercato e lo tradisce perché non rispetta minimamente le regole della leale concorrenza fra competitori”. La commissione sta raggiungendo adesso Castelvetrano per un incontro con Giuseppe Cimarosa, figlio del defunto imprenditore Lorenzo, che poco prima di morire ha reso dichiarazioni all’autorità giudiziaria sul conto dei Messina Denaro, con i quali era imparentato. “OPer loro ero il bancomat” raccontò Cimarosa, a proposito del fatto di essersi trovato ad essere imprenditore al servizio di Cosa nostra.

Come combattere le mafie

Il Presidente Morra spiega: “E’ proprio nell’interesse di chi vuole fare in maniera sana economia ed impresa, generando lavoro e producendo reddito, combattere le mafie non soltanto denunciando le richieste estorsive delle stesse, ma, ad esempio, operando le segnalazioni per operazioni sospette che continuano ad essere pochissime, o denunciando tutti i possibili casi di riciclaggio e autoriciclaggio che invece vengono consentiti da operatori finanziari che hanno interesse a nascondere o comunque a non vedere perché come insegnavano gli antichi pecunia non olet”. “Se effettivamente lo Stato dovesse promuovere questa battaglia – conclude Morra – finalmente, allora, potremmo intravedere uno spiraglio di luce, altrimenti così com’è accaduto negli ultimi decenni avremo tante celebrazioni e ricorrenze ma pochi fatti nella lotta alla mafia ed alla criminalità organizzata”.


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